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venerdì, settembre 24, 2010

Andrea Camilleri, Paolo Flores d'Arcais, don Andrea Gallo, Margherita Hack: "Con la Fiom contro Berlusconi"


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      24 settembre 2010

Dal 2 ottobre al 16 ottobre

Camilleri, Flores d'Arcais, don Gallo, Hack:
"In piazza con la Fiom contro Berlusconi"

Il segretario generale della Fiom, Landini, e i principali dirigenti regionali, hanno aderito all'appello con il quale invitavamo la società civile a scendere al più presto in piazza con queste "parole d'ordine":

FUORI BERLUSCONI | REALIZZIAMO LA COSTITUZIONE | VIA I CRIMINALI DAL POTERE | RESTITUIRE LE TELEVISIONI AL PLURALISMO | ELEZIONI DEMOCRATICHE

L'adesione dei dirigenti Fiom ci sembra di straordinaria importanza. Anche perché nel tempo trascorso dal nostro appello la situazione in Italia si è modificata e aggravata: il regime Berlusconi è diventato il regime Berlusconi-Marchionne. La pretesa di calpestare i diritti costituzionali nello stabilimento Fiat di Pomigliano è diventata la linea dell'intera Federmeccanica, con l'avvallo infine dell'intera Confindustria spalleggiata dal sostegno del governo. La volontà di assassinare la Costituzione, di cui parlavamo nel nostro appello, tracima oltre il berlusconismo tradizionale, appartiene ormai al regime Berlusconi-Marchionne.

Ecco perché sentiamo il dovere di rilanciare con convinzione ancora più forte il nostro appello, precisando però la data dell'appuntamento e – da un generico "al più presto" – facendola coincidere con la
giornata di lotta già indetta dai metalmeccanici Fiom per il 16 ottobre.
Del resto, quando arrivarono le prime adesioni, non pochi ci invitarono a non disperdere le energie in troppi appuntamenti successivi e ravvicinati. Si aggiunga il fallimento a cui il settarismo autoreferenziale di una "pagina nazionale viola" sta portando la possibile scadenza del 2 ottobre.

Quella del 16 ottobre, indetta dalla Fiom, è ovviamente una manifestazione sindacale. Che però esplicitamente fa riferimento ai diritti generali e costituzionali oggi messi a repentaglio. Non sarebbe la prima volta che ad una manifestazione sindacale si affianca in sinergia una autonoma e bene accolta presenza politica: il 1 maggio del 1968 un grande corteo del movimento studentesco partì dalla "Sapienza" per confluire a san Giovanni, e un rappresentante di quelle lotte fu invitato dalla Cgil a parlare dal palco. Nel 2002 movimenti civili e no-global parteciparono con appuntamenti autonomi alla giornata di lotta sindacale conclusasi al circo Massimo, e in tutti gli scorsi decenni analoghe virtuose "ibridazioni" furono realizzate più volte.

Rinnoviamo perciò il nostro appello alla società civile, associazioni, club, volontariato, gruppi viola, e a tutte le personalità che hanno il privilegio e la responsabilità della visibilità pubblica, perché si impegnino tutti, individualmente e direttamente, a fare del 16 ottobre una indimenticabile giornata di passione civile.

Andrea Camilleri
Paolo Flores d'Arcais
Don Andrea Gallo
Margherita Hack




Il testo di adesione della Fiom al primo appello di Camilleri, Flores d'Arcais, don Gallo e Hack:

"Condividiamo il vostro appello del 24 agosto. L'attacco alle libertà e ai diritti dei cittadini è espressione della regressione autoritaria in corso nel nostro Paese, che colpisce la democrazia dentro e fuori i luoghi di lavoro. Siamo convinti perciò che sia necessaria grande consapevolezza e mobilitazione in difesa della Carta Costituzionale".

Maurizio Landini – segretario generale Fiom-Cgil
Mirko Rota – segretario generale Fiom Bergamo
Bruno Papignani – segretario generale Fiom Bologna
Luciano Gallo – segretario generale Fiom Veneto
Maurizio Mascoli – segretario generale Fiom Campania
Giovanna Marano – segretario generale Fiom Sicilia


(24 settembre 2010)


venerdì, settembre 03, 2010

Cari amici di Mondadori preferisco la giustizia: “Io non intendo insegnare nulla a nessuno”. di VITO MANCUSO

Sono consapevole che ognuno si sceglie le battaglie ideali come meglio crede e io non intendo insegnare nulla a nessuno. Cerco solo di dare il mio contributo perché l'Italia possa un giorno non essere più il paese dei furbi

Giornali, radio, siti, tv, non vi è stato mezzo di comunicazione che non abbia ripreso e alimentato il dibattito sviluppatosi in seguito al mio articolo del 21 agosto "Io autore Mondadori e lo scandalo ad aziendam". Naturalmente ognuno ha detto la sua, sia in merito alla questione in sé sia a me che l'avevo sollevata, facendomi provare l'ebbrezza di un viaggio sulle montagne russe della psiche col passare da coscienza profetica a povero ingenuo, da eroe coraggioso a ipocrita opportunista. Su quest'ultimo aspetto non ho nulla da replicare, registro solo lo spettacolo di individui così incapaci di prescindere dall'ego e concentrarsi sulle cose in sé da risultare impossibilitati a concepire che qualcuno faccia qualcosa senza volerci guadagnare. Molto più interessante è la dimensione oggettiva della questione, che ritengo di poter riassumere come segue.
1. Esistenza del problema: il problema da me sollevato esiste, non è per nulla nuovo perché risale al 1993 cioè a quando il proprietario della Mondadori entrò in politica, e spesso riaffiora come i sintomi di una malattia non curata. Persino i giornali e le tv (Tg1) che ne hanno sostenuto l'inesistenza in realtà col loro zelo hanno confermato che esiste, perché non si dedicano pagine e minuti preziosi a un falso problema.
Si fa così solo con un problema vero di cui si vuole sostenere capziosamente la falsità.   
2. Essenza del problema: nella sua specificità il problema consiste in quell'immenso agglomerato di potere che (caso unico in occidente) fa capo all'attuale premier e che genera il nodo da tutti conosciuto come "conflitto di interessi". Se il Gruppo Mondadori non fosse "sua" proprietà, la discutibile legge ad aziendam voluta dal "suo" governo rientrerebbe al massimo nelle normali pressioni che le singole lobby esercitano in ogni democrazia di libero mercato. Purtroppo però la proprietà del Gruppo Mondadori e la guida del governo coincidono, il che conduce chi riflette in modo disinteressato a non poter evitare di associare la legge di cui ha beneficiato il "suo" gruppo editoriale (pagando solo 8,6 milioni invece di 350) alle altre leggi ad personam finora volute dal "suo" governo, compresa la legge-bavaglio contro la libertà di stampa e il progetto di legge sul processo breve.
3. Prospettive di soluzione del problema: Eugenio Scalfari (le cui parole affettuose ricambio con gratitudine) affermava in risposta al mio articolo che il problema "si combatte politicamente". È vero, ma mi permetto di replicare che la politica, come l'essere secondo Aristotele, "si dice in molti modi", non tutti riservati ai politici di professione. Uno di questi modi è la pubblicazione che, come dice la stessa parola, è un gesto pubblico, spesso non privo di risvolti politici e mai privo di risvolti economici, soprattutto per autori da primi posti della classifica vendite.
In questa prospettiva io chiedo due cose: A) l'autore ha il dovere di verificare la correttezza etica (e non solo giuridica) del proprio editore? B) l'autore ha il dovere di chiedersi quali investimenti sostiene con il profitto da lui generato?
A entrambe le domande si può rispondere di no, che un tale dovere dell'autore non c'è, sostenendo da un lato che l'autore si deve preoccupare solo della libertà di esprimere le proprie idee, del prestigio del catalogo, della professionalità dei funzionari editoriali e basta, e dall'altro lato che ciò che conta per lui è unicamente la capacità di promozione, distribuzione e vendita dell'editrice alla quale affida il suo testo. Molti degli autori del Gruppo Mondadori intervenuti a seguito del mio articolo hanno sostenuto in parte o per intero queste prospettive, compresi Eugenio Scalfari, Corrado Augias e Adriano Prosperi. Mentre nessuno si è posto la domanda B, nella risposta alla domanda A Scalfari ha distinto gli attuali dirigenti che guidano l'Einaudi dalla proprietà da cui i medesimi dirigenti dipendono, Augias ha dichiarato che il suo rapporto con la Mondadori "non è con una marca ma con uomini", Prosperi è stato il più duro giungendo a negare la stessa pertinenza del problema: "Mettersi ad aprire una discussione in termini moral-editoriali lascia il tempo che trova".
Io non sono d'accordo. Io penso che discutere pubblicamente delle pubblicazioni sia qualcosa di molto utile se non un dovere, e penso che alle due domande poste sopra si debba rispondere con un netto sì: l'autore ha il dovere di vagliare la correttezza etica della sua editrice (e del Gruppo al quale essa fa capo) e si deve chiedere a quali investimenti contribuisce con il profitto generato dalle vendite delle sue opere. Naturalmente mi posso sbagliare, posso essere ingenuo e mancare di realismo, ma questo è il mio pensiero. Il quale ritengo valga soprattutto per quegli autori che scrivono di etica, di politica, di filosofia e che sono giunti grazie al valore del proprio lavoro a vedersi riconosciuto il ruolo pubblico di "intellettuali", svolgendo così un compito abbastanza delicato verso la società.
Penso sarebbe auspicabile che tutti gli autori fossero attivi nel cercare di arginare l'immenso conflitto di interessi del quale da quasi un ventennio tutti noi italiani (di destra, di centro, di sinistra non importa) siamo prigionieri, ma so bene che non tutti possono sempre permettersi questa battaglia, perché esprimere pubblicamente il proprio pensiero è un privilegio abbastanza raro. Primum vivere deinde philosophari, questa antica massima di saggezza vale per tutti, nessuno è chiamato a fare l'eroe. Per quanto mi riguarda poter esprimere liberamente il mio pensiero coincide con la possibilità di "combattere la buona battaglia", per riprendere la celebre espressione di san Paolo. Naturalmente non condanno nessuno né chiamo nessuno a crociate, mi permetto solo di dire che provo ammirazione per tutti quegli intellettuali che, potendo permetterselo, evitano di contribuire con i proventi delle loro opere a finanziare quel conflitto di interessi che è "la madre di tutti i problemi".
Sono consapevole altresì che ognuno si sceglie le battaglie ideali come meglio crede e io non intendo insegnare nulla a nessuno, tanto meno alle insigni personalità che in questo articolo ho chiamato in causa, cerco solo di dare il mio contributo perché l'Italia possa un giorno non essere più il paese dei furbi. Quando avrò il concluso il volume per il quale ho un contratto in essere con la Mondadori tirerò le logiche conseguenze di tutto questo ragionamento, come lo stesso farò per un piccolo saggio che avrei dovuto consegnare entro dicembre all'Einaudi per un volume a più autori a cura di Gustavo Zagrebelsky. Ai cari amici che ho in Mondadori ai quali mi legano stima e affetti incancellabili ho scritto ieri: "... magis amica iustitia". 

(03 settembre 2010)
di VITO MANCUSO/la Repubblica

La Repubblica: I vescovi alla Gelmini: "Troppe ombre nessuno speculi sulla pelle dei giovani"




 venerdì 03 settembre, 2010 www.repubblica.it 

I vescovi alla Gelmini: "Troppe ombre
nessuno speculi sulla pelle dei giovani"

Editoriale molto critico dell'Avvenire dopo le polemiche seguite agli annunci del ministro e alle sue parole sui precari: "Siete troppi bisogna tagliare". Il giornale cattolico parla "per il ministro e chiunque abbia responsabilitá nella scuola". E parla di un "avvio dell'anno scolastico confuso e pieno di incertezze"


Mafia, Napolitano su Dalla Chiesa
"Rafforzare cultura della legalitá"
Il capo dello Stato con le massime cariche nel 28esimo anniversario dell'uccisione del generale: "Istituzioni sostengano magistratura e forze dell'ordine". Fini: "Italiani combattano coesi i nemici della democrazia"

Papa ai giovani: il "posto fisso" non è tutto
"Cercate Dio, veri valori nel Vangelo"
'La domanda del lavoro e con ció quella di avere un terreno sicuro sotto i piedi è un problema grande e pressante", ha detto Ratzinger nel messaggio per la Giornata mondiale della Gioventù, ma i veri "punti fermi" risiedono nella fede / Commenta

Draghi: "L'Italia segua Berlino"
Dopo-Scajola, governo in affanno
Il governatore di Bankitalia: "Bisogna diventare competitivi come la Germania, la ripresa c'è ma resta debole". Ieri l'allarme di Napolitano (video) per l'economia e il sarcasmo per la sede vacante del ministero dello Sviluppo

Golfo del Messico, esplode un'altra piattaforma
"Ma non è una nuova Marea Nera"
L'incidente è avvenuto ieri al largo della Louisiana (mappa - video). La Guardia Costiera rileva una macchia di petrolio sul mare, poi rassicura tutti: "Non ci sono perdite". Appena quattro mesi fa il disastro della Bp dall'inviato ANGELO AQUARO

In piazza per Sakineh - foto - videointerviste
Verso le centomila firme all'appello
Il figlio della donna iraniana: "Tortura psicologica contro mia madre". Mobilitazione davanti all'ambasciata d'Iran. Le gigantografie della donna condannata alla lapidazione esposte a Roma (video-foto)

Pasta, sugo e mozzarella a tavola - Video
60 miliardi "mangiati" dal finto made in Italy
Inchiesta italiana. Gli imprenditori comprano all'estero i semilavorati. Dopo aver "lavato" l'etichetta, li vendono come locali. E risparmiano il 40%. Il consumatore deve conoscere l'origine dei prodotti. Ma in Parlamento manca il sì al ddl di PAOLO BERIZZI

GALLERIE FOTOGRAFICHE
Papà Cameron: il premier "presenta" la figlia

Il Maracanà chiude per lavori, riaprirà tra due anni

Montana, la disavventura delle giovani capre

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FESTIVAL DELLA MENTE
"Aiuto, in Italia
muore la creativitá
Mancano gli stimoli"


L'ALLARME
Il mare si alzerá
la geoingegneria
non puó fermarlo


MUSICA
Cohen incanta,
avventuriero
dell'anima




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