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mercoledì, giugno 26, 2013

ITALIA & ANGOLA 2013 | Nuovo mercato per le imprese del legno arredo: Confindustria punta all'Angola

Pesaro (PU) - L’Angola come nuovo mercato di sbocco per le imprese pesaresi del settore del legno-arredo. E’ quanto emerso nel corso della visita a Pesaro del presidente dell’Anima, l’associazione angolana dell’industria del legno, Josè Verissimo, promossa da Amos Benevelli, che da anni opera con successo in quel Paese.
Nel corso del 2012, le imprese pesaresi hanno esportato complessivamente prodotti per 1,4 milioni di euro (+2% rispetto all’anno precedente), dei quali 383 mila euro provenienti dal legno-arredo, che è il settore che ha registrato l’exploit più significativo (+20%).
“In valore assoluto, si tratta di cifre ancora piccole – ha spiegato Filippo Antonelli, presidente del Gruppo Mobile di Confindustria Pesaro Urbino –, ma quel che salta agli occhi è il trend positivo: l’Angola, infatti, al contrario di quanto si possa immaginare, viaggia a una crescita del Pil che sfiora il 10% e ha un mercato immobiliare galoppante: significa spazio utile per le nostre aziende”.
Non a caso, la visita di Verissimo, che guidava una delegazione di imprenditori angolani, era mirata alla conoscenze diretta del nostro distretto industriale e a valutare concretamente la possibilità di collaborare con il tessuto imprenditoriale locale. E i primi risultati non si sono fatti attendere: gli imprenditori angolani hanno proposto lo sviluppo congiunto di progetti con il distretto pesarese, due dei quali – con il Gruppo Biesse e con Iterby – sono stati definiti e siglati in occasione della visita; altri sono da avviare, visto che il governo angolano sta cofinanziando lo sviluppo del settore legno-arredamento, anche attraverso la creazione di industrie di produzione di porte e finestre, parquet, di mobili, ed altri prodotti connessi, oltre che di falegnamerie e scuole di formazione.
“Le opportunità che si presentano per le imprese pesaresi – ha spiegato Benevelli - riguardano sia la vendita di macchinari e tecnologie, che di semilavorati e componenti da montare in loco, ma anche di prodotti finiti che, per la fascia alta di mercato, hanno già iniziato ad essere presenti in Angola”. A Palazzo Ciacchi, il presidente Verissimo ha firmato, per conto di Anima, un protocollo di intesa con Confindustria Pesaro Urbino, che – come ha spiegato Filippo Antonelli – “prevede collaborazioni reciproche, da parte nostra sul fronte delle tecnologie, da parte loro come supporto alla commercializzazione dei nostri prodotti finiti, semilavorati e componentistica sul territorio angolano”.

Via|fanoinforma.it

martedì, giugno 25, 2013

ITALIA & ANGOLA | Micaela Biancofiore, italiani potrebbero trovarci l'America in Angola

LUANDA, 25 giu. - Afferma che in Angola ci potrebbe essere una strada per far si' che le aziende italiane ricomincino a crescere, il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione, Micaela Biancofiore, in visita a Luanda dove nei giorni scorsi ha partecipato alla Conferenza internazionale di cooperazione per il bacino atlantico. "Credo che gli italiani potrebbero trovare l'America in Angola e viceversa gli angolani potrebbero trovare l'America in Italia - ha detto all'Agi Biancofiore - dove potrebbero incontrare un parterre di relazioni inusuali perche' l'Italia e' veramente un paese che ama donarsi agli altri"."Gli angolani sono molto simili agli italiani - ha proseguito il sottosegretario - sono solari, gioviali, ma hanno a differenza degli italiani e degli europei, la fame di voler crescere e quindi hanno forse anche loro qualcosa da dare a noi. Papa Francesco dice di non farci rubare la speranza. Ecco, gli angolani possono ridarci la speranza di poter ancora crescere e dare ancora il meglio di noi perche' non dimentichiamo che l'Italia e' l'eccellenza nel mondo".
  Riguardo alle possibilita' per gli imprenditori italiani di portare avanti investimenti in questo paese Biancofiore ha aggiunto: "l'ambasciata italiana e' impegnata da anni ad aprire loro la strada e lo fa attraverso l'ambasciatore Mistretta che e' uno dei nostri migliori ambasciatori. Non e' un caso che gia' 4 anni fa e' stata aperta questa strada dal ministro Frattini e non e' un caso che il mese prossimo torni per battere questa strada importantissima per gli imprenditori anche il ministro Bonino". L'Angola, secondo produttore di petrolio in Africa, ha subito 27 anni di guerra civile, terminata nel 2002. Negli ultimi dieci anni ha avuto crescite economiche annuali attorno al 7%. (AGI) .

INVESTIR IN ANGOLA 2013 | Eni vende al Brasile il gas prodotto in Angola

Eni & C hanno iniziato a vendere il gas prodotto in Angola dalla joint venture Angola Lng, partnership che vede il Cane a sei zampe tra gli azionisti col 13,6% assieme ai padroni di casa di Sonangol (22,8%), Chevron (36,4%), Bp (13,6%) e Total (13,6%). Il primo cargo, con un carico di 160 mila metri cubi di gas, è partito in questi giorni alla volta del Brasile, diretto agli impianti di Petrobras. Secondo il ceo di Angola Lng, Artur Pereira, il debutto della jv è avvenuto in un momento in cui il mercato del gas naturale liquefatto offre buone prospettive.

La partnership, secondo fonti di mercato, ha un orizzonte temporale garantito di almeno 30 anni, con una media di 5,2 milioni di tonnellate annue di gas. L'Angola è uno dei Paesi di riferimento per Eni ed è tra i maggiori produttori di petrolio dell'Africa. Nel corso dell'anno gli avvii e l'entrata a regime dei giacimenti angolani (assieme a quelli russi ed egiziani) hanno compensato i declini di produzioni mature. In particolare, nel blocco offshore 15/06 (Eni 35%) il gruppo sta sviluppando il giacimento di Vandumbu con un potenziale produttivo di oltre 5 mila di barili di petrolio al giorno.

Via|IO

venerdì, giugno 14, 2013

ECONOMIA ANGOLANA | Luanda ospita conferenza internazionale diamanti

I diamanti nel mondo

LUANDA - Si terrà il 20 e 21 giugno a Luanda la Conferenza internazionale sull'industria diamantifera del 2013 che celebrerà i cento anni dalla scoperta della prima pietra preziosa in Angola avvenuta nel 1913 grazie a un esploratore belga. All'incontro parteciperanno il presidente del Consiglio mondiale dei diamanti e dell'Associazione internazionale delle industrie diamantifere, oltre ai presidenti delle borse di diamanti di Dubai, Bombay e Shangai.
L'Angola nei mesi scorsi ha annunciato l'avvio delle esplorazioni in varie miniere di diamanti anche nell'ottica della diversificazione economica che punta a creare altri settori produttivi oltre a quello petrolifero. La produzione diamantifera dell'Angola fra il 2008 e il 2009 ha sofferto la crisi internazionale che ha colpito tutti i mercati. Tuttavia gli scambi hanno ripreso fiato l'anno scorso quando la produzione di queste pietre è stata di 8,3 milioni di carati, pari ad un valore di 1,3 miliardi di dollari. Secondo le stime del governo la produzione per il 2013 potrebbe salire fino a 9 milioni di carati che corrisponderebbero a incassi pari a 1,5 miliardi di dollari.

giovedì, giugno 13, 2013

POLITICA & BUSINESS | «Berlusconi chiese la morte di Gheddafi», denuncia il Fatto Quotidiano

Berlusconi e Gheddafi insieme a Roma nel 2009 (Ansa)

Nella sua ultima conferenza stampa di fine anno da premier in carica, il 23 dicembre del 2010, Silvio Berlusconi non ebbe problemi a dichiararsi apertamente «amico» di Gheddafi, Mubarak e Ben Ali. Pochi mesi dopo sarebbero però esplose le diverse primavere arabe e l'Italia si sarebbe schierata al fianco della Nato nell'intervento militare in Libia. In quell'occasione, denuncia il Fatto Quotidiano nella sua prima pagina di oggi, il Cavaliere avrebbe avanzato ai servizi segreti italiani allora guidati da Gianni De Gennaro la richiesta di «far fuori» Gheddafi. Una rivelazione che il giornale di Padellaro e Travaglio attribuisce «una fonte diplomatica autorevole vicina agli ambienti della sicurezza». Ma che subito dagli ambienti del Pdl viene bollata come un'«infamia» non credibile. Gheddafi fu giustiziato sommariamente nell'ottobre 2011 dopo essere stato scovato nel nascondiglio nei pressi di Sirte dove si nascondeva. Non è la prima volta che si parla di un coinvolgimento dell'Occidente nella morte del Rais e in particolare era stata avanzata una pista francese secondo cui a sparare il colpo di grazia sarebbe stato proprio uno 007 di Parigi. Mai si era però parlato di un ruolo di Palazzo Chigi.

AMICIZIA IMBARAZZANTE - Ma perché Berlusconi avrebbe voluto la morte del suo «amico», di cui fu più volte ospite in Libia e che a sua volta ospitò in pompa magna a Roma concedendogli pure di insediare un vero e proprio accampamento con tenda berbera nel parco di Villa Pamphili? Secondo il quotidiano l'obiettivo del leader del pdl, in una fase in cui vacillava la sua autorevolezza sul piano internazionale, era sganciarsi in ogni modo netto dall'amicizia con il Colonnello. E il modo più drastico poteva essere appunto l'eliminazione del Rais. Per avvalorare la tesi vengono citate alcune inchieste giornalistiche - tra cui pezzi di Le Monde, del Giornale e del Corriere - che ipotizzavano un ruolo dell'intelligence dei Paesi della coalizione occidentale nella scelta di uccidere Gheddafi appena catturato, anziché consegnarlo alla giustizia internazionale e sottoporlo a processo. Si parla anche di un ruolo dell'allora presidente francese Nicolas Sarkozy, a sua volta definito come desideroso di recidere i legami con il leader libico.

LA SMENTITA DI BONAIUTI - «La pretesa ricostruzione del Fatto Quotidiano è totalmente falsa, incredibile, assurda, inaccettabile - tuona il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti -. Ma come si può sostenere che il Presidente Berlusconi abbia soltanto pensato a un'infamia del genere?».

Via|CDS/13.06.13

giovedì, giugno 06, 2013

INVITO | AFRICA, POPOLI E CULTURE; Per i 50′anni dell’Unione Africana

AFRICA, POPOLI E CULTURE I 50′anni dell’Unione Africana

INVITO | CONVITE {Passa a palavra}

Sabato 8 giugno 2013, dalle 9:30, presso il Collegio San Pietro, la Comunità Angolana organizza una tavola rotonda, denominata AFRICA, POPOLI & CULTURE. L’evento rientra nell’ambito delle celebrazioni dei 50′anni di fondazione dell’Unione Africana.

Ecco, dunque, il programma dell’evento:

09:30 – Messa di Ringraziamento (Missa de Acção de Graças) – Celebra il Don Katchilinguitchimue Obs: Si farà una preghiera speciale per gli 11 anni di pace in Angola.

11:00 – Tavola Rotonda – Oratori: Dott. Habte (Sociologo, Eritrea); Don Costantino (Studioso dell’inculturazione, Camerun); Dott. Moisés Malunbo (Studioso delle culture tradizionali africane, Angola)
- Moderatore: Francisco Pacavira Bernardo (Giornalista)

13:30 – Rinfresco, con piatti tipici dell’Angola

15:30 – Chiusura

Pela Comunità Angolana

ORRORI DELLA LEGGE | Erri de Luca risponde a Giovanardi sulla morte di Stefano Cucchi

stefano_cucchi[1]

Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro.

Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l´aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita. I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato. Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato.

Stefano Cucchi, dopo la tortura in carcere-small

Quale pensiero filosofico per il futuro dell’Africa? - di Habtè Weldemariam

Alcuni anni fa, in occasione di un incontro che si svolgeva a Frascati, promosso dall’associazione “Nessun luogo è lontano” ho avuto la fortuna di incontrare e discorrere a lungo con il compianto  professor Joseph Ki-Zerbo.
Ero reduce dalla presentazione del discusso documento NEPAD (Nuovo partenariato per l’Africa) presso il Ministero degli affari Esteri di Roma e chiesi a  Ki-Zerbo cosa ne pensasse…

Il professore elogiò la buona intenzione dei redattori del documento ma secondo lui non era stata tenuta nel debito conto la vera essenza del continente africano. «Vede», disse Ki-Zerbo, «lo sviluppo economico e sociale è sempre legato ad una cultura. Ho l’impressione che il documento risponda ad un pensiero di progresso economico di tipo Occidentale… Non si possono sprecare così tante energie per proporre un modello tipo Nepad senza prendere in considerazione la struttura sociale di un popolo nel suo insieme».
Credo di aver compreso le perplessità di Joseph Ki-Zerbo nell’ottobre scorso,  dopo aver seguito il convegno promosso dalla Pontificia Università Urbaniana e dall’Università “Roma Tre” intitolato La philosophie africane: l’antropologie. Un convegno peraltro ricco di spunti, idee e vivacità di pensiero, come spesso capita con gli intellettuali francofoni e lusofoni.
La filosofia non è il mio campo di specializzazione ma, occupandomi di studi e ricerche di antropologia culturale e di narrativa africana, mi sono sempre imbattuto in questioni legate alla cosmologia, alla mitologia, alla saggezza della vita o all’immortalità nelle religioni tradizionali africane; così, tornando a casa dopo il bel convegno dedicato alla filosofia africana non ho potuto fare a meno di porre a me stesso una serie di quesiti: esiste una filosofia africana? Il fatto che la tradizione orale abbia carattere testuale e storico è sufficiente perché si possa parlare di una filosofia? Qual è il ruolo del “pensiero universale” della tradizione africana?  E lo sviluppo del pensiero filosofico africano oggi?

Ridefinire la storia del pensiero africano per reclamarne un riconoscimento

Una giornata di relazioni e di dibattiti per un argomento così vasto certamente non basta per giungere a delle conclusioni, ma il convegno ha comunque rivelato che siamo in una fase di confronto. Non è chiaro se vi è una specifica “filosofia africana” o se nella visione del mondo dell’uomo africano esistono principi costanti e ricorrenti, comuni ed irriducibili, che fanno sì che egli sia guidato nella sua soggettività. Insomma, possiamo parlare di un’alba della “filosofia africana”?
L’immagine “storta” dell’Africa e la sua marginalizzazione nella storia ha le sue radici nella concezione etnocentrica ed evoluzionistica europea; basti pensare alle testimonianze di Erodoto, Plinio il Vecchio, Diodoro Siculo, alla teoria del Buon Selvaggio di Jean Jacques Rousseau e alla concezione hegeliana della storia. Secondo tale concezione l’Africa era una terra abitata da popolazioni primitive, astoriche e prive di razionalità; un pregiudizio che ha fortemente viziato l’immagine del Continente fino ad “inventare” un’altra Africa, che doveva essere salvata dalla sua condizione di barbarie dal progetto coloniale.
Ecco perché, mentre la “castrazione coloniale” non è ancora finita, diversi pensatori africani vedono nella riflessione filosofica una via verso la rinascita africana e per ricrearne l’identità, liberandola il più possibile dagli orpelli di un pensiero altro, che l’ha violentata e resa schiava.
Inizialmente tale pensiero è nato come forma di reazione e resistenza rivolto nel contempo all’Africa e all’Occidente; un tentativo di proporre a sé e agli altri un’immagine positiva in cui potersi riconoscere ed essere riconosciuti. Oggi vuole impegnarsi anche in un confronto in campo internazionale per ridefinire la storia, la cultura, l’esistenza degli africani e reclamare il riconoscimento della propria umanità. Così è iniziata la riscoperta del pensiero filosofico nel Continente, a cominciare almeno dall’Egitto antico di cinquemila anni fa per poi arrivare, via via, fino allo sviluppo filosofico dell’Africa settentrionale con Sant’Agostino, e ai filosofi razionalisti etiopici del ‘500-600, come Weldehiwet e Zera-yaqob.
Su Zera-yaqob è necessario spendere qualche riga, in quanto i suoi scritti stanno suscitando un grande interesse a livello mondiale, ma soprattutto tra gli intellettuali africani. Tra il 1500 e il 1600 in Etiopia vi fu una grande fioritura di pensatori, ma anche incredibili persecuzioni con roghi di pergamene con i quali la Chiesa copta attuò una forte censura contro varie correnti di pensiero filosofico. Tutto ciò che non risultava essere coerente con la teologia e il mito della monarchia salomonide etiopica doveva essere eliminato, con un atteggiamento che oggi potremmo definire anticulturale. In questo contesto la figura di Zera-yaqob è emblematica, essendo uno dei grandi pensatori perseguitati, che viveva esiliato nelle caverne dell’Ambe nell’acrocoro abissino. Dopo 500 anni, finalmente, sono stati scoperti i suoi manoscritti; un tesoro di testi, soprattutto di filosofia, enorme, che richiederà parecchi anni per la sola traduzione, in quanto si tratta dei discorsi scritti in lingua ge’ez , spesso in forma di Qene, con doppiezze semantiche e metafore con cui opporsi ai Neghestat e ai teologi copti, i quali facevano ampio uso di parole e concetti “a doppio taglio”.

La filosofia del riscatto

L’ambito in cui la filosofia africana ha tentato - e tenta - di svilupparsi come scienza moderna è quella incerta zona di confine che separa e congiunge spazi socioculturali, politici, mentali, disciplinari come il dominio coloniale e lotte di liberazione, diaspora, saperi locali e linguaggi disciplinari occidentali. Si tratta di uno spazio ambiguo, lacerato e mal definito che ha reso urgente la domanda sulla identità, personale e collettiva, e che appunto cerca nella filosofia una possibile chiave di risposta, oscillando tra la rivendicazione di una propria irriducibile diversità e l’affermazione della rilevanza universale del proprio pensiero e della propria cultura.
La filosofia africana in senso stretto, intesa cioè come produzione di testi filosofici che si inserisce in un ambito disciplinare istituzionalmente definito, nasce come risposta ai discorsi discriminatori che l’Occidente ha sviluppato sull’Africa, negando agli africani una pari dignità culturale e capacità di pensiero razionale. A partire dagli anni ’20 del XX secolo gli intellettuali africani, spinti da un forte desiderio di libertà, hanno dato nuovi impulsi a dibattiti politici, culturali, sociali e filosofici riguardanti la loro situazione storica, sviluppando in seno alla “filosofia africana”, diverse correnti di pensiero: il Panafricanismo (W. E. B. Dubois), il Conscientismo (Kwame Nkrumah), la Corrente Nazional-Ideologica in cui troviamo la Negritude (Sedar Senghor, Aimè Cesaire); il Socialismo africano (Jomo Kenyatta, Julius Nyerere); la Sage Philosophy, secondo la quale la filosofia in Africa è molto antica e nasce dagli insegnamenti dei saggi, degli anziani; la Filosofia Professionale, che spinge il dibattito in campo internazionale presso alcune università occidentali dove lavorano molti filosofi del Continente nero, detti per questo intellettuali della diaspora; la Corrente Etnofilosofica; la Corrente Critica che nasce in opposizione a quella Etnofilosofica e che attribuisce alla filosofia un ruolo di primo piano nella ricerca dell’identità africana; e infine, la Corrente Ermeneutica. L’approccio di quest’ultima, nel tentativo di oltrepassarne la contrapposizione, tra i due estremi dell’atavismo essenzialista - la etnofilosofia e la critica - e dell’universalismo occidentalizzante, tenta di rielaborare l’esperienza africana alla luce del passato, del presente e del futuro.

Il futuro della filosofia in Africa

Ora le tante considerazioni errate sul “pensiero filosofico africano” sono in via di smascheramento costringendo, soprattutto il mondo occidentale, a rivedere i suoi giudizi e pregiudizi. Molti intellettuali africani, senza fermarsi a banali battibecchi, continuano a percorrere strade nuove per ritrovare la loro identità sostenendo l’idea che la filosofia è un processo essenzialmente aperto, una ricerca inquieta e incompiuta. In questo processo di mutazione decisivo del pensiero filosofico africano c’è un grosso dilemma da superare: la coesistenza tra le norme che regolano il pensiero accademico e il dialogo pacifico del modo tipicamente africano di pensare. Anche perché, parafrasando il pensiero del professor Ki-Zerbo riguardo il documento Nepad, anche una filosofia è sempre legata ad una determinata cultura e si è sviluppata seguendo la cultura che l’ha generata nella sua evoluzione. Dobbiamo inoltre ricordare che «l'Africa di ieri è ancora un dato contemporaneo!».
Mi rendo conto che, in un mondo globalizzato, esprimere l’ “Africa di ieri” come potenza visionaria su se stessa e sul proprio destino è alquanto difficile. Eppure, non solo nel campo del pensiero ma anche all'interno di un linguaggio, la tradizione orale africana conserva tuttora un'importanza sacrale. Ancora sopravvivono le corti dei capi africani tradizionali, dove si ripetono gli stessi riti di cento o di cinquecento anni or sono; la tradizione, la mitologia, le cosmologie vengono ancora assunte come filosofie comunitarie, indipendenti, complementari o alternative rispetto alla filosofia occidentale. La sapienza accumulata nella tradizione orale costituita da miti, proverbi e racconti, riti, nomi, proibizioni e da tutte le manifestazioni della parola e del pensiero sono ciò che si può chiamare pensiero filosofico della tradizione orale africana. Il termine “filosofia” diventa dunque un sinonimo di concezione collettiva del mondo e della vita, una sorta di antropologia spontanea sedimentata nelle categorie della lingua, nelle rappresentazioni sociali e nei costumi. Qui non emerge il nome di qualche particolare personalità, ma il soggetto è la tradizione, la comunità, il popolo.
Tale “spirito” o “stile”, per convenzione tale “filosofia”, mentre in Occidente avrebbe il proprio carattere distintivo in un atteggiamento analitico che conduce alla dominazione della natura e all’atomismo sociale, in Africa troverebbe la propria peculiarità in una visione sintetica del mondo e del sapere che favorirebbe la coesistenza con la natura e la convivenza comunitaria fra gli uomini.
E' giunto il momento di elaborare, comunque, un pensiero africano, teorizzando i valori e la saggezza in esso presenti, dando così un contributo efficace per diffondere nel mondo la ricchezza della spiritualità africana. Si tratta di un richiamo, di una sollecitudine provenienti da ogni angolo della terra dove l’africano è presente  che intende indurre gli intellettuali africani a riflettere sulla propria identità, sul proprio passato e sul presente, a  porre le basi per una salda conoscenza della propria cultura e questo può rivelarsi molto fruttuoso anche nelle scuole africane di filosofia.
Roma, novembre 2006

martedì, giugno 04, 2013

LAVORO FRANCIA 2013 | Hollande, Bruxelles non ci deve dire che cosa dobbiamo fare

«La Commissione Ue non deve dettarci ciò che dobbiamo fare»: lo ha detto il presidente francese Francois Hollande, commentando l'invito di Bruxelles ad avviare da quest'anno la riforma delle pensioni.

Proprio oggi la Commissione europea ha adottato raccomandazioni al Consiglio per prorogare i termini per la correzione del disavanzo eccessivo in sei paesi, tra cui la Francia (assieme a Spagna, Olanda, Polonia, Portogallo e Slovenia).

RAZZISMO ITALICO 2013 | Parlamento europeo, il gruppo degli euroscettici di Nigel Farage espelle Borghezio

Lega-Nord-Mario-Borghezio-condivide-opinione-Breivik[1]

Milano - Il gruppo parlamentare degli euroscettici Efd ha ufficializzato l'espulsione «da oggi» di Mario Borghezio. Fonti del gruppo hanno reso noto che «una maggioranza superiore ai due terzi» si è espresso favorevolmente alla proposta fatta venerdì scorso dal co-presidente Nigel Farage. A quanto si apprende, la decisione è già stata comunicata al presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, con una lettera di Farage in cui si informa che «da oggi» il leghista non fa più parte del gruppo Efd. Nella lettera non vengono indicati motivi specifici.

L'eurodeputato leghista Fiorello Provera, vicepresidente della Commissione Affari Esteri, ha intanto «preso le distanze» proprio da Borghezio per le dichiarazioni a sfondo razzista fatte in una intervista pubblicata sul numero in edicola di Panorama. «Non mi risulta che queste posizioni coincidano con quelle della Lega Nord - ha scritto Provera in una nota - Sicuramente non coincidono con le mie. Credo che queste generalizzazioni o categorie etniche diluiscano il principio di responsabilità del singolo individuo. Principio in cui credo fermamente».

Sul caso Borghezio si è espresso anche Matteo Salvini, eurodeputato leghista e segretario della Lega lombarda, intervistato a La Zanzara su Radio 24. «Non cacceremo Borghezio dalla Lega, non c'è questa possibilità. Lui resta nella Lega, almeno dal mio punto di vista». Certe cose - dice Salvini - potrebbe risparmiarsele, «gli inglesi si sono rotti le balle. Io personalmente l'ho difeso fino alla morte, ma ha detto alcune cose fuori luogo. Si può fare battaglia sull'immigrazione senza parlare di Ku Klux Klan o di meticciato».

Su Panorama Borghezio ha attaccato tra l'altro il ministro dell'immigrazione. «Cécile Kyenge - ha detto - si è comportata in maniera incivile non stringendo la mano al capogruppo della Lega alla Regione Lombardia. Se l'avesse fatto un altro avrebbero detto che è uno stronzo. Invece non è successo nulla». Rispondendo alle domande di Giuseppe Cruciani, Borghezio ha poi aggiunto: «I meticci sono un obbrobrio perché inquinano la differenza tra le etnie, gli antirazzisti italiani sono ignoranti e raccontano idiozie». Citato, infine, Joseph Arthur de Goubineau, diplomatico francese che a metà Ottocento pubblicò un saggio sull'ineguglianza delle razze umane.

Via|Agenzie

lunedì, giugno 03, 2013

ANGELINA JOLIE SEXY | Senza seno, dopo la mastectomia, ecco il quadro provocazione

Angelina Jolie senza seno: il quadro provocazione

Il gesto dell'attrice Angelina Jolie, che ha deciso di farsi asportare entrambi i seni per prevenire il cancro, ha ispirato l'artista svedese Johan Andersson che ha deciso di dedicarle un dipinto che la ritrae nuda, senza seno. Celebre per aver dipinto il volto di Amy Winehouse dopo la sua scomparsa, Andersson è il più giovane artista esposto alla National Portrait Gallery di Londra. "Quando avevo 15 anni mia madre ha avuto una grave forma di cancro al seno", ha spiegato Andersson al New York Daily News, chiarendo tuttavia che "è stata abbastanza fortunata da non dover sottoporsi a mastectomia. "La recente notizia su Angelina ha generato in me un'ansia che mi ha spinto a dipingere questo ritratto", ha aggiunto. Il ricavato della vendita dell'opera, valutata circa 22.000 dollari, andrà a un'organizzazione benefica, la Falling Whistles, impegnata nel portare la pace in Congo

domenica, giugno 02, 2013

Gran Bretagna, le banche continuano a tagliare posti di lavoro

Per le più grandi banche inglesi le difficoltà della crisi sembrano tutt’altro che archiviate. Almeno a giudicare dai continui tagli al personale...
Per le più grandi banche inglesi le difficoltà della crisi sembrano tutt’altro che archiviate. Almeno a giudicare dai continui tagli al personale.
A dirlo è l’agenzia Bloomberg, che ha condotto un’analisi su Royal Bank of Scotland, HSBC, Lloyds e Barclays. Alla fine del 2013 – rivela l’agenzia di stampa americana – tali istituti impiegheranno complessivamente 606 mila persone in tutto il mondo. Si tratta di una sforbiciata pari al 24% (vale a dire a 189 mila persone) rispetto al picco raggiunto nel 2008, quando i dipendenti erano 795 mila. Un numero di occupati così basso non si toccava dal 2004, quando ammontava a 594 mila persone.
Dal 2008 al 2012, d’altronde, anche gli introiti delle banche sono scesi del 13%, arrivando lo scorso anno a 108 miliardi di sterline (164 miliardi di dollari). A pesare è soprattutto la crisi europea, che erode i profitti del ramo d’affari. E gli investitori fanno pressione affinché, per compensare il calo delle entrate, si taglino i costi fissi. Il che si traduce, nella maggior parte dei casi, in pesanti emorragie occupazionali.
Valentina Neri

ANGELINO ALFANO | l’"Elezione diretta del capo dello Stato? Ce la faremo"– Silvio for President

Roma - L'elezione diretta del capo dello Stato? "Noi ci abbiamo provato l'anno scorso e purtroppo siamo riusciti solo al senato e non alla Camera. Adesso penso che potremo farcela perché anche da parte del Pd si stanno aprendo significativi spiragli". Lo ha detto il vicepremier e Ministro dell'Interno Angelino Alfano rispondendo ai giornalisti al termine della parata per la festa della Repubblica. "Questa - ha proseguito - sarà anche un'ottima scelta per aumentare l'affetto dei cittadini nei confronti delle istituzioni".
A chi gli chiedeva cosa ne pensasse dell'elezione diretta del capo dello Stato Alfano ha risposto: "Noi lo diciamo da tempo: siamo assolutamente d'accordo e nel 2012 abbiamo fatto una grande battaglia. La strada giusta - ha proseguito - e' quella secondo cui i cittadini devono poter eleggere il presidente della repubblica. Se viene eletto direttamente dal popolo i cittadini potranno partecipare ad una grande gara democratica come succede in Francia e in America". Alfano ha sottolineato che "gli italiani gia' guardano con favore a quelle gare democratiche, quando si sceglie il presidente degli Usa o della Francia. Perche' non consentirlo anche a loro?".
Zero tasse agli imprenditori che assumono disoccupati; via l'Imu e non aumento dell'Iva; semplificazioni per chi vuole investire: "Se queste azioni funzioneranno noi potremmo avere una bella speranza per la seconda meta' del 2013". Lo ha detto il vicepremier Angelino Alfano.
"Noi dobbiamo dare lavoro ai giovani - ha deto Alfano, parlando con i giornalisti al termine della parata per la festa della Republica e abbiamo una ricetta che puo' immediatamente offrire la possibilita' che questo lavoro si crei, e cioe' - ha spiegato - zero tasse per gli imprenditori che assumono giovani disoccupati. Chi assumera' questi ragazzi insomma non dovra' pagare quelle tasse che fin qui hanno rappresentato un disincentivo all'assunzione".
Inoltre, ha proseguito Alfano: "Attraverso le politiche fiscali di detassazione, come nel caso dell'eliminazione dell'Imu, o di non appesantimento fiscale, come il non aumento dell'Iva, si puo' ambire ad una ripresa dei consumi che e' capace a sua volta di generare nuova intrapresa". Infine, "terzo ambito su cui puntiamo molto - ha aggiunto il ministro dell'Interno - e' quello delle semplificazioni. Chi ha degli euro in tasca e vuole investire deve poterlo fare immediatamente senza incorrere nei lacci e nei lacciuoli della burocrazia". "la nostra previsione e' positiva", ha concluso il ministro: "Se queste azioni funzioneranno noi potremo avere una bela speranza per la seconda meta' del 2013".

TURCHIA 2013 | Manifestazioni ad oltranza–Oggi, calma precaria a Istanbul dopo guerra urbana - "Tayyip Istifa"

CALMA PRECARIA DOPO SCONTRI IERI - Una calma precaria è tornata questa mattina a Istanbul dopo i violenti scontri di ieri fra decine di migliaia di manifestanti anti-governativi e le forze antisommossa che secondo Amnesty International avrebbero fatto due morti e più di mille feriti. Il bilancio ufficiale del governo turco è invece di 79 feriti, 53 civili e 26 agenti. Nella notte ci sono stati ancora scontri a Istanbul e Ankara vicino agli uffici del capo del governo Recep Tayyip Erdogan. La polizia ha caricato, usando anche gas lacrimogeni, proiettili di gomma e cannoni ad acqua le migliaia di manifestanti che si avvicinavano gridando "Tayyip Istifa" ('Tayyip vattené, ndr). Il movimento di rivolta, partito lunedì scorso da una protesta contro la distruzione del parco di Gezi, nel cuore di Istanbul, si è esteso a tutto il Paese. Ci sono state ieri manifestazioni in 90 città turche, mille persone sono state arrestate.

E' ora secondo diversi analisti - alcuni dei quali parlano di una "primavera turca", dopo quelle arabe - il più importante contro il governo da quando è arrivato al potere nel 2002. Piazza Taksim, cuore della Istanbul europea riconquistato ieri pomeriggio dai manifestanti dopo che la polizia ha tolto l'assedio, è rimasta presidiata tutta notte da centinaia di persone. Nuove concentrazioni sono state autoconvocate dalle reti sociali per il pomeriggio. La tensione rimane alta. Dai siti arriva una valanga di denunce della estrema brutalità ieri della polizia turca, che ha coperto i manifestanti di gas lacrimogeni, sparandoli ad altezza d'uomo, e pallottole di gomma. Sui social network circolano migliaia di video e foto di feriti gravi, di scene di caccia all'uomo e di grande brutalità da parte delle forze dell'ordine. Quattro manifestanti, colpiti agli occhi, hanno perso la vista.