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lunedì, gennaio 24, 2005


Crisi internazionali
Europa: se ci sei batti un colpo
di Ludovico Incisa di Camerana

Europa, se ci sei batti un colpo. Ma è inutile l’Europa non c’è. Non c’è in Africa: decimata dall’Aids, dilaniata dalle guerre etniche , rispettosamente nella parte occidentale ad una Francia, che, come dimostrano gli ultimi eventi in Costa d’Avorio, non sa più cosa farne, abbandonata nella valle del Nilo e nella regione dei Laghi a stermini di massa, l’Africa non esiste più nella mappa europea, se si eccettua una cooperazione ad uno sviluppo senza traguardi che si trascina stancamente, sempre più lontano da tappe risolutive. Non c’è nell’Estremo Oriente, dove la Cina cresce di botto: diventa una superpotenza che abbina un enorme potere finanziario ad un’enorme potenza industriale, ma è trattata a Bruxelles come se fosse un paese emergente, un paese arretrato, che occorre incoraggiare aprendo le porte alle sue calzature e ai suoi tessuti e tra non molto ai suoi motorini e alle sue auto, ripetendo in grande ciò che ha fatto il Giappone vent’anni fa. Non c’è nell’Asia del Sud Est, dove migliaia di cittadini europei sono dati ancora per dispersi , mentre ogni membro dell’Ue si muove per conto proprio per salvare i suoi o ricuperane le spoglie, senza che nessuno a Bruxelles si scomodi a proporre un minimo di coordinamento. Non si è nemmeno pensato di affidare la regia dei soccorsi ad uno statista europeo di prestigio.

Lo scenario europeo non è stato turbato a eventi gravissimi. Gli uomini in grigio della Banca centrale europea, continuano, indifferenti alle sciagure esterne e ai malanni interni, a bearsi del sinistro trionfo dell’euro sul dollaro, occultandone il risvolto rovinoso: la liquidazione dello Stato sociale europeo, lo smantellamento dei distretti industriali europei, la delocalizzazione frettolosa delle piccole e medie imprese, incalzate dalla concorrenza delle nuove potenze industriali. E in un mondo in cui due giganti, gli Stati Uniti e la Cina hanno cominciato il grande gioco della supremazia, in Europa si discute sull’ingresso dell’Ucraina e della Turchia, ma non si parla dell’unico paese la cui adesione può aprire all’Ue prospettive stupefacenti di qualità e quantità: la Federazione russa. La tragedia del Su Est asiatico ha messo a nudo tutte le debolezze dell’Europa e le sue reazioni sempre misere e tardive. Si poteva supporre che almeno sul piano dell’assistenza e della solidarietà l’Europa di Bruxelles, ricca di un’esperienza umanitaria storica, si dimostrasse rapida e concreta . Invece l’Unione Europea si è mossa confusamente e fuori tempo massimo e comunque il suo intervento è ancora sommerso dall’onda gigante.

E’ triste constatare la paurosa mediocrità operativa di una Commissione nuova di zecca, ma priva di immaginazione e fondamentalmente pigra. Triste ma anche preoccupante se si tiene presente che la presidenza del Consiglio europeo, l’organo decisivo dell’Unione, è passata al primo ministro di un paese, il Lussemburgo, certamente di alto livello sociale e culturale, ma geopoliticamente confinato e compresso tra Francia, Germania e Belgio, tre paesi che hanno in passato contribuito in modo decisivo ad accelerare il processo d’integrazione europea, ma oggi divenuti, con l’ossessione della preponderanza americana, sospettosi e poco efficienti. In questo clima di penombra e di disattenzione c’è davvero da tremare sulla sorte di una Carta costituzionale, il cui spirito (o quello che dovrebbe essere il suo spirito) implica azioni e reazioni comuni e solidali agli eventi esterni, ma nei fatti è costantemente tradito o pigramente eluso. Certamente non esiste il pericolo che la nuova Costituzione europea diventi un pezzo di carta, facile da stracciare, trattandosi di un volume ponderoso, ma esiste il rischio che, anziché far da motore ad una fase di rilancio, diventi un feticcio da adorare periodicamente ma in sostanza un impaccio, un peso morto.

Francis*PAC

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