Cerca nel blog

venerdì, novembre 07, 2008

Obama, dalla speranza ai fatti, Di Michele Boldrin e Aldo Rustichini*

Obama, dalla speranza ai fatti

Barack Obama è il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti. Cominciamo dalle certezze, ossia dai fatti. E dalle cose che possiamo imparare in Italia dalla sua elezione.

I FATTI

È una vittoria che, seppure scontata da un mese a questa parte, era ancora in dubbio due mesi fa e appariva impossibile l'anno scorso. Da questo punto di vista, che si provi o meno simpatia per Barack Obama, la sua vittoria è la vittoria dell'under-dog, dello sconfitto di sempre, dell'escluso e dell'illuso rispetto agli insiders, ai saggi con i piedi di piombo, a quelli che "comunque appartengono" e che, da sempre, contano. Per questo la presidenza di Obama è un fatto storico eccezionale. Ed è dovuto anche a meccanismi di competizione politica ben funzionanti, regole chiare e libera circolazione delle idee. Una vittoria del metodo democratico e di istituzioni fondamentalmente solide che resistono e vincono, alla fine, su tentazioni bonapartiste, o peroniste che dir si voglia.

Crediamo sia il caso di tenerne conto, specialmente in quei paesi dove queste cose non ci sono e, quindi, vincono sempre e comunque quelli che appartengono al giro giusto.

Tenere conto, soprattutto, che nonostante i diffusi giudizi sulla decadenza americana e sulla fine del ruolo degli Stati Uniti come nazione "guida" del mondo democratico e capitalista, questo paese riesce a sparigliare il gioco di tutti. La sostanza è che gli Usa sono ancora una nazione innovatrice. Hanno stupito il mondo per la loro disponibilità ad assumersi un rischio che molti scettici avevano escluso. Potrà andar bene o male, questo lo vedremo, ma in questo momento il segnale di cambiamento è forte ed è quello dominante nelle piazze di questo paese, a quest'ora.

FONDAMENTALI LE PRIMARIE

A novembre dell'anno scorso era chiaro che un democratico avrebbe vinto, era molto meno chiaro che avrebbe vinto Obama. La vera sorpresa quindi è venuta dalle primarie. Un candidato istituzionale dei democratici c'era ed è stato sconfitto. Ecco la prima lezione: le primarie sono un meccanismo efficiente di selezione di un leader solo se la base elettorale dei partiti le prende sul serio e se esiste nei media una competizione sufficiente a permettere anche all'under-dog di parlare ed essere sentito, e poi ascoltato. Questa reputazione va guadagnata, questa libertà nella circolazione delle idee va costruita. In Italia sarebbe il caso di cominciare a pensarci sul serio, invece di litigare sulle preferenze.

Le campagne future saranno finanziate in larga parte attraverso internet, con una partecipazione attiva degli elettori. Il finanziamento pubblico dei partiti negli Stati Uniti è morto e non tornerà mai più. Obama ha annientato McCain sul piano dei contributi. I repubblicani hanno visto, studiato e promettono vendetta con un piano da un miliardo di dollari nel 2012.

http://www.affaritaliani.it/economia/obama-speranza-fatti071108.html

Nessun commento: