Milano, 31 mag. - "Non diciamo compari, perché è un termine dispregiativo, ma definiamoli sodali e complici". Così il pm Antonio Sangermano definisce, nella requisitoria al processo 'Ruby bis', il legame tra i due imputati Emilio Fede e Lele Mora. Secondo il pm, i due seguivano sempre lo stesso schema nell'individuare le ragazze da portare ad Arcore e nell'inserirle all'interno del circuito. Si comportavano "come assaggiatori di vini pregiati" che valutavano la gradevolezza estetica delle giovani, poi le facevano "un minimo esamino di presentabilità socio-relazionale" e le immettevano nel circuito. "Questi signori - afferma il pm - hanno condiviso l'organizzazione del sistema che ha dato frutti e vantaggi a tutti". Prima di una pausa, il pm ha spiegato ai giudici di aver depositato una memoria che in 55 capitoli ricostruisce il sistema delle cene".
RAGAZZE "ASSATANATE" DI SOLDI
Le ragazze che si sarebbero prostituite durante le serate ad Arcore erano "assatanate di soldi", secondo Sangermano. Mora e Fede avevano "la consapevolezza che chi sara' disponibile a prostituirsi verra' retribuito" e questo ne dimostra "l'intraneita' al sistema prostitutivo". Parlando dell'ex 'guru dei vip', il pm ha sottolineato che "a volte la disperazione rende gli uomini pericolosi e capaci di tutto", riferendosi al fatto che Mora avesse necessita' di procurarsi denaro per fare fronte alle difficolta' imprenditoriali in cui versava.
"MINETTI FACEVA SESSO A PAGAMENTO E PAGAVA LE RAGAZZE"
"Nicole Minetti svolgeva un ruolo particolarmente delicato, compiendo ella stessa atti sessuali retribuiti e partecipando alle tre fasi delle cene, svolgendo un fondamentale ruolo nella corresponsione di corrispettivi economici alle partecipanti alle serate". Così il pm Antonio Sangermano definisce il ruolo dell'ex consigliera regionale, aggiungendo che "è falso che le cene fossero ordinari convivi arricchiti al più da qualche goliardica scenetta di burlesque". "Non rifarò il processo a Berlusconi. - ha aggiunto - Qui Berlusconi e' la persona a favore della quale viene apparecchiato un sistema. Le prove dimostrano irrefutabilmente come le cene di Arcore fossero espressione di un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento del piacere di una persona, Silvio Berlusconi, e che abbia potuto funzionare grazie alla intermediazione fornita da Fede, Minetti e Mora. Era un sistema, un apparato complesso volto a individuare, reclutare, compattare e remunerare un nucleo di giovani donne dedito al compimento di atti sessuali a pagamento con Berlusconi che elargiva direttamente o tramite Nicole Minetti esborsi in denaro".
"FEDE PORTO' RUBY AD ARCORE, MORA 'SEGUGIO' PER PROTEGGERLA"
Nel corso della sua requisitoria, Sangermano ha ricostruito i ruoli che ciascuno degli imputati nel processo 'Ruby bis' ha svolto nel 'sistema Arcore'. Secondo il pm, "e' Emilio Fede che porta Ruby ad Arcore, da quel momento in poi Mora si prende cura della minore".
Sangermano definisce "un apparato militare quello che si scatena per salvare e accudire il soldato Ryan che è Ruby". In questo contesto, sottolinea il ruolo dell'avvocato Luca Giuliante, "tesoriere del Pdl che si scatena per salvare la minore". "Non e' credibile - e' la tesi dell'accusa - ritenere che la persona che presenta la minore al Presidente del Consiglio e la mette nelle mani di Mora taccia la minore eta'".
Spetta poi, in questa ricostruzione, a Lele Mora essere "come un segugio che segue e protegge" la giovane marocchina.
"RUBY VIVE COME IN VIDEOGAME"
Sangermano si è soffermato anche sulle ritrattazioni di Ruby che ha fornito versioni discordanti sulle cene ad Arcore durante le indagini e in aula. "Ruby ha mescolato verità e menzogna. Perché' lo ha fatto? - ragiona il pm - Hanno agito diversi impulsi, tra cui la prospettiva utilitaristica di trarne un vantaggio economico. Ha sempre negato talune circostanze, sempre affermato altre, e si è contraddetta su altre". "Ha sempre negato dichiaratamente di avere avuto rapporti sessuali tanto meno a pagamento con Silvio Berlusconi - ha continuato il Pm - ha sempre negato di essersi prostituita. Come in un videogame Ruby ha calato persone vere e immaginarie, tentando una impresa ragguardevole: discreditare se stessa miscelando verità e bugie, poi riconducendo tutto a un furore esibizionistico, a una sofferenza psicologica che la portava a inventare cavolate".
"QUA PROVE,BERLUSCONI LO GIUDICHERANNO URNE E STORIA"
"Ad altre sedi democratiche spettano i giudizi su Silvio Berlusconi, la vicenda di quest'uomo la giudicheranno le urne e la storia, qua si tratteranno i profili comportamentali in relazione alla valenza probatoria in questo processo" ha proseguito Sangermano. La "madre di questo processo", secondo il pm, è la legge Merlin, che, "a distanza di 55 anni, resiste intatta e ha mediato tra la libertà individuale di disporre del proprio corpo e il divieto assoluto di vendere la propria sessualità. L'interposizione di un terzo che istighi e sfrutti l'altrui sessualità non è lecita"