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domenica, agosto 04, 2013

AL VIA L’AFRICAN SUMMER SCHOOL DI VERONA | Conoscere l’Africa oggi

manifesto AFRICAN SUMMER SCHOOL - Francisco Pacavira

AFRICAN SUMMER SCHOOL | Iniziativa lodevole dall'Associazione Africasfriends che per l’occasione riporta in Italia il professor italo-camerunese Jean-Paul Pougala per abbordare varie questioni relative alla geostrategia africana tra cui:

1.La democrazia come strumento di diversione dai problemi africani

2.Il calcio come strumento di colonialismo mentale in Africa

3. 50 anni di errori strategici dell’economia africana: il caso della banana, del caffè, del cotone e del cacao

A tutti i partecipanti i miei migliori auguri.

Via FPB| #kambasFPB

martedì, novembre 20, 2012

CINA | ANGOLA: Il paese africano riafferma l’accordo strategico col paese asiatico

Xi Jinping & José Eduardo dos Santos

Il direttore per gli studi del Ministero degli Affari Esteri, Francisco da Cruz, ha detto a Pechino che la decisione del paese di tenere un accordo di cooperazione con la Cina è avvenuta "nel momento giusto", e questo ha contribuito a trasformare l'Angola in uno stato moderno.

Ha continuato spiegando che con il raggiungimento della pace nel 2002, "il paese aveva bisogno di avviando misure molto concrete nell'ambito del processo di ricostruzione nazionale".

Il diplomatico ha parlato ad una conferenza economica tenutasi a Pechino, dopo aver sottolineato che "il finanziamento cinese è nata nel momento giusto".

La conferenza, che è stata organizzata dall'Ambasciata dell'Angola in Cina, nell'ambito delle celebrazioni per anniversario dell'indipendenza dell'Angola, ha riunito decine di diplomatici e imprenditori.

- l’Angola in Italia -
Ambasciata della Repubblica dell'Angola
http://www.ambasciatangolana.com/

lunedì, maggio 30, 2011

Libia/Neo-colonizzazione: I soldati della Nato sono già sul territorio libico

Libia. I soldati della Nato sono già sul territorio libico

Violata nuovamente la risoluzione dell'Onu. La tv satellitare araba Al Jazira ha mostrato un video girato dalla troupe di uno dei suoi giornalisti in Libia, Tony Birtley, in cui sei soldati stranieri appaiono brevemente a fianco dei ribelli di Bengasi.

I soldati delle potenze Nato ripresi da Al Jazeera vengono definiti come «allied boots» («stivali alleati») probabilmente britannici, secondo Britley. Le immagini sono state girate a Dafniya, a ovest di Misurata, avamposto degli insorti che cercano di avanzare verso Tripoli. Il video dura poco più di due minuti e mezzo e solo alla fine si vedono i soldati occidentali. Cinque di loro sono armati e vestono uniformi informali color sabbia. Il sesto pare in borghese, con una maglietta polo rosa e pantaloni chiari. Il gruppetto si allontana rapidamente quando pare accorgersi di essere finito nell'occhio della telecamera. La presenza di truppe straniere sul terreno in Libia viola apertamente la risoluzione 1973 con cui l'Onu ha autorizzato l'intervento nel Paese per difendere i civili dal regime di Gheddafi «con ogni mezzo» ed ha istituito una “no fly zon”, ma esclude qualsiasi presenza militare straniera sul territorio libico.

Undici persone intanto sarebbero state uccise in un raid effettuato oggi dagli aerei della Nato contro «siti civili e militari» a Zliten, nella regione di Wadi Kaam, circa 150 chilometri a est di Tripoli. Lo ha riferito l'agenzia d'informazione libica Jana. «Alcuni siti civili e militari nella regione di Wadi Kaam, a Zliten, sono stati il bersaglio lunedì di incursioni dell'aggressore colonialista», ha riportato la Jana, che parla di «undici» morti e di un numero imprecisato di feriti. L'agenzia, citando una fonte militare, ha annunciato che alcuni caccia della Nato hanno bombardato anche al-Jafra, città situata circa 600 chilometri a sud di Tripoli

Sembra invece ancora saldo in sella il leader libico Gheddafi. Le immagini proiettate oggi della tv hanno mostrato Gheddafi che accoglieva il presidente del Sudafrica Zuma e altri funzionari e poi mentre percorreva un corridoio insieme al presidente sudafricano. Il rais libico e la delegazione di Zuma sono poi stati mostrati seduti su grandi poltrone bianche in una grande stanza. La tv non ha detto dove si è svolto l'incontro.

di  Redazione Contropiano

giovedì, aprile 21, 2011

Libia/Guerra: E’ morto Tim Hetherington, cosa ne pensa Nikolas Sarkozy?

La guerra è un mostro senza occhi per questo schiaccia chiunque si avvicina troppo ad essa. Proprio così, quello che chiamiamo guerra è frutto delle menti malate, lo dicevano gli antichi e lo ripetono oggi vari uomini e donne che si riconoscono nei valori del pacifismo moderato: coloro che si oppongono alla guerra fin quando non sono finite le varie possibilità di dialogo e mediazione. In questo momento la Libia è in guerra, quella che sembrava una “passeggiata militare” delle potenze colonizzatrice rischia di diventare una guerra civile che se non dividere la Libia la rendere simile alla Somalia. Con tutti i mezzi che hanno non sono riusciti a far tacere le arme: un fallimento assurdo.

Scrivo queste righe per rendere omaggio al fotoreporter americano Tim Hetherington, purtroppo morto oggi a Misurata, la citta dove si spara ad altezza d’uomo. Me dispiace, me dispiace tanto. Lo stesso si dica circa giovani arruolati nel sud dell’africa per combattere per Gheddafi. Ogni mezzo militar bombardato, ogni trincera, ogni caserma distrutta sono loro a morire… muoiono così, come bestie.

Ho avuto l’opportunità di scrivere che le guerra, spesso quelle sporche e sbagliate come questa in Libia,  peggiorano la situazione che intendono risolvere. I volenterosi occidentali volevano un intervento veloce, una guerra facile come ricevere le caramelle ad una bambina, invece hanno trovato un Gheddafi, un osso duro da masticare, ed è guerra, si spara e si muore fin quando non si sa.

Le guerra non sono la risposta giusta alla sete di dignità, alla sete di democrazia e giustizia sociale. Non alla guerra, “mai più la guerra”, lo ha ripetuto più volte Giovanni Paolo II in occasione dell’intervento Nato nei Balcani. Purtroppo gli uomini hanno la memoria corta e prima di chiudere i conti con una guerra si impantano già in altre. Spesso ci si dimentica le conseguenze degli interventi militari in paesi lontani, basta pensare all’Iraq che finora lotta per non disintegrarsi in tanti piccoli califfati. Chi parla più dell’Iraq? Chi spiega come stanno le cose? Chi? Nessuno.

Chiudo queste righe tornando sulla triste scomparsa di Tim Hetherington, fotoreporter di fama mondiale che purtroppo è morto in Libia, in una guerra sbagliata che porterà ancora molte vite, anzi, in questo preciso momento ci sono persone che stanno perdendo la vita. E’ tempo di smetterla.

Peace!

Kingamba Mwenho

mercoledì, aprile 20, 2011

Goffe bugie sulla guerra in Libia - Gheddafi e le bombe a grappolo

Scrivere sulla Libia ormai è uno sport per dilettanti visto che chiunque spara a zero su questioni che non capisci. Quella, in Libia, è una guerra, in esse l'uomo tira fuori le parti peggiori del suo ingegno ma certe cose restano comunque fantasiose. Molti giornalisti parlano di cecchini colombiani, di mercenari nigeriani, di piloti ucraini e serbi, di bombisti sudamericani, tutti a servizio di Gheddafi. Ma chi li ha visti? Vogliamo le prove, le immagini, gli interrogatori. Il buon giornalismo non può fidarsi delle affermazioni di una sola parte coinvolta in un conflitto. Nei telegiornali e negli articoli che vediamo in giro mancano spesso il ponto di vista di coloro che sono con il governo.

L’ultima buffala pazzesca, forse una delle più grosse per davvero, lo scrive il New York Times, secondo il quale le forze governative usano le bombe a grappolo in Misurata: ma chi le ha viste? Quale giornalista americano si trova a Misurata? Come è entrato in essa se la città è sotto assedio da diverse settimane? Inoltre, è conoscenza diffusa che le bombe a grappolo sono micidiale ed ormai proibito il suo uso in qualunque scenario, eccetto in quello palestinese dove Israele con la missione “piombe fuso” ne fece largo uso su Gazza e restò impune. Dire che le forze governative hanno fatto uso di questi ordigni è un ulteriore modo di criminalizzarle nonché alzare la criticità della situazione per darne spazio ad approvazione per parte della comunità internazionale di un intervento militare a terra, visto che quello aereo non è sufficiente. Questa guerra si sta trasformando in una guerriglia e se lo diventa davvero il numero dei morti saranno incalcolabili.

Scrivere, informare, aiutare a riflettere è una cosa positiva, ma per favore, oggi come oggi abbiamo bisogno di ponderatezza, di criticità, di senso del dovere di dire la verità ai nel riguardo dei lettori che non hanno la capacità di decodificare certe informazioni.

Così l’uso delle bombe a grappolo si aggiungono al crescente numero di buffale/disinformazioni contro il regimi di Gheddafi. Ricordiamo che all’inizio dell’operazione militare si diffusa la disinformazione secondo  la quale le forze governative reprimevano le manifestazioni con degli aerei da combattimento ed infine la manipolazione delle immagini di un normale cimitero diffuso come il luogo di una fossa comune per far sparire i corpi dei manifestanti uccisi.

Arthur Ponsonby diceva che quando si dichiara una guerra la prima vittima è la verità, e considerando i mezzi tecnici che abbiamo oggi ogni bugia viene ingigantita a tal modo che sembra la verità assoluta.

Per non lasciarsi ingannare basta diversificare le proprie fonti di informazioni, oggi abbiamo il web e rende tutto più facile. Per questo ci vuole arguzia e buona dotte di curiosità intellettuale.  In questo processo l’uso delle domani è indispensabile, l’uso della ragion pure, il metodo cartesiano di mettere a soqquadro ogni cosa che ricevi e quand’anche la situazione raccontata sembra vera, domandarsi la verità opposta (capendo necessariamente le fonti di informazioni) aiuta a percepire la verità o approssimarsi ad essa. Per quanto riguardano i numeri dei morti attribuiti alla parte che si vuole eliminare bisogna prenderli sempre con le pinze. La guerra è una bestia di sette teste, tutto si inventa pur di vincerla. Su questa  via Sun Tzu affermava spesso che “tutta la guerra si basa sull'inganno.” Non lasciarti ingannare perché le guerre sono sempre ignobili.

Kingamba Mwenho

Guerra in Libia - Petrolio, sangue giovane sul deserto e molta ipocrisia occidentale

La guerra libica resterà agli annali come uno dei più grossi errori che Sarkozy & CO hanno commesso nel corso delle loro carriere politiche. Scrivo queste righe mentre uomini e donne continuano a morire in terre libiche, tutto perché qualcuno ha deciso che bisogna cambiare il Governo in Libia attraverso la guerra.

Cominciamo  da qui

Il peggiore cieco è colui che non vuol vedere, e sulla guerra in Libia ormai è chiaro, siamo di fronte ad una guerra di stampo coloniale, maledetta quanto le bombe che continuano a uccidere e senza orizzonti di conclusione. In altre parole, questa guerra è all’inizio.

Tutto è cominciato con le manifestazioni anti-governo nella Cirenaica, quella parte della Libia che a lungo non ha digerito il potere del Colonnello e della sua piccola tribù su tutti gli altri gruppi etnici, per giunta maggiori. Quelle manifestazioni, apparentemente pacifiche, costituiscono la punta dell’iceberg di una manipolazione politica collassale, nella quale, gruppi organizzati - istruiti ed armati - da alcune potenze occidentali, sono stati considerati come dei liberi cittadini stanchi della lunga dittatura di Gheddafi e per questo propensi al cambiamento dell’assetto politico-sociale in Libia. Come si è visto, Gheddafi ha provato a reprimere queste rivolte, ma prima che lo facesse per davvero, questi gruppi avevano già cominciato a rovesciare il potere nei piccoli comuni: distruggendo le strutture governative e cambiando la bandiera (come mai avevano tante bandiere della vecchia monarchia? Tutte nuove ed in varie dimensioni).

Tutto è successo molto veloce, a tal punto che si annunciava già l’esilio del  Colonnello in Venezuela, questo sarebbe stato l’obiettivo delle manifestazioni. In ogni modo, queste rivolte hanno avuto una regia ben organizzata, i vari gruppi avevano tecnologia all’avanguardia che li permetteva di caricare video su Youtube in tempo reale (nemmeno qui in Roma si riesce) e sono anche riusciti a fare credere che Muammar Gheddafi aveva usato aerei da guerra ed armi pesanti per reprimere le manifestazioni “democratiche”. Dopo questa notizie la regia ha fatto passare la notizie che erano morte ormai 10.000 persone. Chiunque conosce una guerra sa che quei numeri erano falsi, ma tutti i giornali li hanno usati ed hanno ormai demonizzato Gheddafi: è un dittatore sanguinario, deve lasciare il potere ed andare in esilio. Tutto sembrava facile, fin quando Gheddafi ha armato gli artigli ed ha bloccato tutto: prima che prendiate la Libia e create un stato fantoccio dovete vedersela con me, avrà detto.

Per giungere a questa conclusione basta, innanzitutto, volere capire a fondo quel scenario, decisione che ti porterà ad analizzare i vari testi e immagini relativi ai primi giorni delle manifestazioni in Libia. Questo materiale si trova facilmente su Google 360°, su Youtube ed altri media online. Una raccomandazione: non fidarti mai dei grossi giornali e delle catene televisivi, così come bisogna prendere con le pinze i lanci delle agenzie compromesse con i soldi statali. Prende il tuo computer, accenda Google e Bing e cerca materiale sulla guerra in Libia. Se parli altre lingue meglio perché il segreto sta nell’incrocio di varie informazioni.

Usando questo metodo potrai giungere alla macabra verità: il fermento delle manifestazioni (violente sin dall’inizio) non era la società civili organizzata in cerca di migliori condizioni di vita, ma si tratta di gruppi intenti a cambiare il Governo, quindi ad organizzare un Colpo di stato. Fino a prova contraria la Libia è uno stato riconosciuto dalla Comunità internazionale, è uno dei maggiori contribuenti per la crescita dell’Unione africana, così come partecipa nella crescita di varie economie africane investendo in varie settori. Dinanzi ad un tentativo di colpo di stato qual Governo al mondo non avrebbe reagito? Possiamo ovviamente discutere sui metodi violenti di Ghedaffi (che io condanno senza se e senza ma), ma bisogna pur capire che qualunque Governo avrebbe fatto qualcosa per salvare il proprio sistema.

Gheddafi lotta per sopravvivere mentre in Occidente, sul campo mediatico, la propaganda contro di lui era cominciata con qualche tempo di anticipo, raggiungendo il top con  la manipolazione di immagini del video di un normale cimitero a Tripoli, che viene trasformato in un scenario di fossa comune per i manifestanti “pro-democrazia” uccisi. Gran parte dei media Occidentale hanno aderito in modo “innocente” a questa campagna di “diabolizzazione“, si sono dimenticati le regole del buon giornalismo e tutti hanno funto da risonanza alle varie notizie che mettevano Gheddafi come uno dei più sanguinari degli ultimi tempi.  L’obiettivo era convincere l’opinione di ogni paese (Francia, Inghilterra, Stati Uniti ed Italia) a consentire un intervento militare in Libia. E così è stato. Ho sentito amici parlare che in Libia si muore di fame, che gli immigrati sui barconi sono i libici che scappano dalla miseria, che militari governativi violentavano le donne di passaggio, che si uccidevano i bambini ed anziani per piacere. Si è detto di tutto, alla fine le società approvarono “l’intervento umanitario” e Sarkozy con un pressing sul Consiglio di sicurezza è riuscito ad avere la carta bianca per intervenire in Libia.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 1975 che impone una “No fly zone” sulla Libia, l’obiettivo era quello di impedire Gheddafi di sparare alla gente e quindi giungere ad un cessate il fuoco. L’armata dei paesi “super-democratici” che ha voluto la risoluzione ONU, invece, la applica secondo i propri obiettivi: non più proteggere i civili, ma distruggere le forze di Gheddafi e permettere un Government change in favore dei ribelli.  Questa strategia non ha funzionato e la “No fly zone” fallita. Viene da pensare che probabilmente i ribelli hanno creduto alla propria propaganda e si sono persino convinti di potere sbaragliare Gheddafi in poche settimane se Nikolas Sarkozy ed il suo gruppo di volenterosi facesse fuori carri armati del Colonnello. Così non è stato. In questo momento Ghedaffi è più forte che mai e sia la propaganda, siano i bombardamenti prima dell’”ONU” adesso della Nato non hanno bloccato il Colonnello.

Infine, sul campo mediatico, in questi giorni si vedono ancora delle manipolazioni aberranti e senza senso: premesso che Libia ormai sia in corso una guerra civile la cui conclusione è sempre più lontana che mai, è triste vedere quanto i giornali non smettono di ripetere il numero di morti attribuite alle forze governative. Si combatte, si bombarda da una parte e dell’altre e per giunta la NATO sgancia delle bombe da 2000tonnellate contro “presunti” obiettivi militari  nonché missili con sostanze radioattive, ma le notizie che vediamo passare sono tutte con l’intento di dire screditare le forze governative. Insomma, un imbambolamento di massa che purtroppo molti ci credono. Ogni giorno vediamo delle case distrutte, vite spezzate, gente che fugge la guerra e la colpa è tutta di Ghedaffi. L’ultima aberrazione propagandistica l’ha trovata il New York Times (un giornale che ritenevo baluardo del buon giornalismo): Le forze di Gheddafi usano bombe a grappolo (fabbricate negli USA ed ricordiamo che Israele le ha usate massicciamente a Gazza). Infine, nella pentola della disinformazione si trovano tutti grossi mezzi di comunicazione occidentali, fenomeno che trovo desolante e davvero triste anche per la salute delle democrazia liberali in occidente.

Le conseguenze sul campo politico si faranno sentire a lungo andare. Una prima vittima politica è Barack Obama, che imbarcando in questa guerra di “ingerenza umanitaria”, come diceva Giovanni Paolo II, e non dicendo niente in merito agli altri morti nel medio oriente si è sporcato in modo indelebile (Cfr. Bahrain, Yemen, Arabia Saudita). In Italia, uno di quelli che resta davvero male è il presidente Giorgio Napolitano, usato per convincere l’opinione pubblica che l’intervento è umanitario e non una guerra - svegliati Giorgio! Abbiamo sentito il presidente ripetere che non si trattava di una guerra - visto che la costituzione vieta l’Italia di partecipare in azioni del genere - ma di un intervento umanitario per la salvezza dei civili libici che Gheddafi stava uccidendo. In Francia Sarkozy può lavarsi la faccia, in giro per Africa esce macchiato di SANGUE perché nel giro di tre mesi ha messo in piede due guerre in Africa: l’odio e la rabbia contro di lui è aumentata (i poveri cittadini in genere non escono bene da queste vicende cfr. americani in giro per il mondo). Dopo la propaganda, ecco, abbiamo la guerra. La guerra di Sarkozy.

In questo momento la situazione è di stallo, nel campo militare non si sa come finiranno le cose. Le forze di Gheddafi, nonostante i costanti bombardamenti della Nato, riescono ancora ad infliggere pesanti colpi ai ribelli ARMATI E SOSTENUTI dall’Occidente. La Nato, da organizzazione di difesa comune è passata ad apparato di offesa a servizio delle multinazionali del petrolio, chi lo avrebbe detto. Inoltre, le bombe intelligenti targate Nato hanno ormai fatto tanti morti civili, per i comandanti sono danni collaterali, per le famiglie sono sogni e speranze spezzate. Vite di uomini e di donne tolte senza il minimo scrupolo: un giorno qualcuno dovrà pur rispondere per questi crimini perché tutte le vite hanno lo stesso valore, oppure i sbaglio?

Questo iniziativa bellica fallimentare conferma l’idea secondo la quale non si uccide per evitare che qualcuno uccida. Uccidere un uomo come prevenzione è errore grossolano. Così è che la situazione in Libia è completamente imprevedibile: quella gente aveva bisogno di democrazia e non di guerra. Inoltre, questa guerra porterà sicuramente la divisione della Libia in due parti, credo sia questo l’intento di quella parte dell’Occidente che si è spesa perché si approvasse la risoluzione ONU, e quando ciò avverrà, si confermeranno molti cattivi giudizi contro i paesi che hanno voluto quella guerra, una guerra sporca fatta da politici mediocri e senza lungimiranza.

Mentre scrivo queste righe, l’Italia sta già pagando ALCUNE delle proprie colpe per aver acetato - senza ponderazione e difesa dei propri accordi ed interessi  - l’intervento militare in Libia partendo dalle basi Nato sul proprio territorio. La Libia nel caos l’immigrazione di massa ha le porte aperte. L’immigrazione è diventata un’incubo anche per l’Europa, a tal punto che l’Italia ha messo in dubbio le ragioni della sua partecipazione nell’Unione europea stessa. Da co-fondatrice a possibile prima defezione. Non accadrà, però fa capire cosa passa per la testa della classe politica al governo.

Credo comunque che questa guerra farà ancora parlare di se, perché le guerra sbagliate peggiorano le condizioni di vita delle popolazioni. Cosa dire dell’Iraq - si stava meglio quando si stava peggio. 1.450.000 morti in sette anni di convulsioni provocate da Bush Jr.

Secondo un proverbio africano, quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata, lo stesso ormai si vede nella situazione libica: gli elefanti? L’Occidente contro Gheddafi. Molti non lo sanno, ma questa guerra ancora farà molti morti, con grande dispiacere perché la Libia - prima della guerra era considerato uno dei paesi con migliori di condizioni di vita in Africa (Cfr. Cia  World Fact - Libya) - è complessa quanto lo Somalia e tanti stati arabi della regione. Quel deserto sarà irrigato di sangue fresco, molti giovanni vedranno i propri sogni sfumarsi come gocce d’acqua in contatto con la sabbia calda del deserto, molte famiglie si spezzeranno… lo dice uno che la guerra l’ha vissuta: la guerra è brutta quanto le arme che si producono nelle maggiori “demoCRAZIE”.


Kingamba Mwenho

mercoledì, marzo 30, 2011

Guerra in Libia: La legge del piombo fuso in un mondo senza padroni!?!

bombe francesi_americane_invasione_libia_war_for_oilIl piombo fuso per il petrolio

L’intervento occidentale in Libia segna l’inizio di una nuova epoca nei rapporti internazionali: l’uso spudorato della forza ovunque si profilano interessi energetici per le varie multinazionali che si alimentano di “sangue” dei popoli sotto dittature, o regimi non conniventi con l’Occidente. Tutto ciò avviene con il consueto beneplacito dell’ONU, che non è altro che l’espressione del potere economico e militare dei vincitori della II guerra mondiale. Per dirla: “abbiamo vinto la guerra mondiale, adesso governiamo il mondo come ci pare e come ci piace”. Da queste considerano troviamo alcune domande giuste da farsi: Fin quando durerà questa situazione? Quante guerre “umanitarie” vedremo ancora? Fin dove i nuovi poteri forti del mondo supporteranno l’Occidente? Perché la Cina, uno dei maggiori investitori in Libia non ha alzato la voce? Perché i paesi africani stanno tutti zitti? Quali sono le vere ragioni della guerra in Libia? Chi controlla la Corte penale internazionale? I soldi delle guerre perché non vengono investiti nei paesi poveri? Quanto contano i poteri forti occidentali (multinazionali, mafie, massonerie varie) nelle decisioni di guerre?

Dopo la guerra fredda tutti si aspettavano un mondo più pacifico perché sotto la “Pax Americana”, il vincitore della guerra fredda, ma così non è stato. L’America si è rivelata incapace di governare un mondo senza padroni, senza l’equilibrio del terrore. Un mondo dove crescono a dismisura varie bande dedicate alla vendita di armi e di “morte” ovunque si vuole. Nel giro di pochi anni abbiamo assistito guerre etniche senza precedenti, come è stata quella del Ruanda e poi quella dei Balcani. Sulla stessa scia, ma senza cause di divergenze etniche, l’Angola ha vissuto alcuni dei suoi peggiori anni con una guerra civile estesa in tutti gli angoli del paese, eventi che non avrebbero successo se non fosse caduto il muro di Berlino ed imploso l’Impero russo.

A ragion veduta, il caos nella relazione tra i paesi è frutto dell’assenza di un equilibrio che limita lo strapotere di alcuni sugli altri. Molte iniziative guerrafondaie che oggi vediamo non avrebbero luogo se ci fosse ancora l’equilibrio sopracitato. La mia non è una difesa della causa russa, ma sì un’analisi della realtà attuale dove vige la legge del più forte, il più forte comunque.

Non rimpiangiamo quella pace/armata ossia l’equilibrio del terrore, considerando che il contenimento delle due super-potenze era determinato da una possibile guerra atomica che avrebbe spazzato via tutto ciò che conosciamo di normale in questo mondo. Ma bisogna pur sottolineare quanto quell’equilibrio aiutò a lungo il mantenimento di un certo rispetto tra le nazioni. Nessuno decideva di bombardare un paese per libera iniziativa, così come, anche in presenza di un mandato ONU, l’azione era dosata secondo il leader della zona d’influenza. Così per più di cinquant’anni l’America e la Russia hanno mantenuto la “Pax nucleare”. Ma che pace…

Stiamo vivendo una situazione molto critica perché il mondo è cambiato ma gli l’Occidente continuare ad agire indisturbato come se nulla fosse successo. L’America/l’Occidente, come abbiamo appeno sottolineato, ha avuto la sua opportunità di guidare il mondo come unica super-potenza, ma i risultati sono stati catastrofici: incremento delle guerre di stampo etnico (dividere per meglio regnare), incremento del traffico di armi e di droga, interventi militari arbitrari ovunque si profilavano guadagni, apertura di nuove basi militari a bene o male, etc. Per meglio sfruttare il proprio potere, l’Occidente ha accelerato i processi di globalizzazione, un meccanismo che ha permesso alle multinazionali di meglio sfruttare la mano d’opera quasi gratuita e le risorse naturali di molti paesi poveri. Questo processo ha portato molti paesi alla banca rotta così come ha aumentato le disuguaglianze in tutte le parti del mondo, compreso in Occidente. L’economia ha preso in mano la politica ed ogni iniziativa internazionale cominciò ad essere improntata secondo quanto si guadagnava.

Così, i suddetti processi di globalizzazione (conseguenza positiva) hanno contribuito anche alla nascita di nuovi soggetti internazionali, nuovi centri di potere, portando il mondo ad una situazione di è multipolarità, ma purtroppo l’Occidente continua ad agire come se niente fosse cambiato. Nel nuovo panorama mondiale ci sono i BRIC: c’è la Cina, che da sola produce beni per quasi tutto il mondo, c’è l’India, c’è il Brasile e c’è la vecchia Russia, che stenta a camminare, ma continua un paese importante nello scenario internazionale visto che ha in suo possesso una quantità enorme di bombe atomiche sufficienti per distruggere la metà del pianeta. Ci auguriamo che presto le potenze tornino a parlarsi ed imporre maggiore serietà nei rapporti internazionali, con la conseguenza di maggiore attenzione ai veri interessi di ogni popolo: vera democrazia, benessere sostenibile ed vita lunga e felice.

L’intervento militare dell’Occidente in Libia ha trasformato l’essenza dei BRIC da entità economica ad alternativa politica dell’occidente. Il cambiamento è avvenuto in sede ONU, nell’ambito del Consiglio di Sicurezza, dove i BRIC si sono astenuti di votare la risoluzione presentata dalla Francia chiedendo l’intervento militare in Libia. I quattro hanno presentato le proprie perplessità e chiesto all’ONU perché l’intervento dell’Occidente non si trasformi in opportunità di depredazione delle risorse petrolifere libiche, nonché l’eliminazione fisica di Gheddafi. Guarda caso è proprio questo l’intento dell’intervento.

Di Barack Obama non spendo più di due righe: ha deluso. Si è lasciato intimidire dalla Multinazionali e dei poteri forti. si è bruciato prima di cominciare.

Uno dei grandi assenti in questa guerra, se non il principale, è l’Unione africana. Quest’ultima, super dipendente dai soldi del governo di Gheddafi per gli assunti africani – Cfr. finanziamenti per le truppe dell’UA in Somalia e in Sudan -, non riesci ad imporre una propria linea (cessate il fuoco e negoziazione). Da una parte molti paesi africani continuano a dipendere vergognosamente da Parigi, e dell’altra molti governi sono costituiti da uomini incapaci di distinguere gli assunti interni di ogni paesi, quelli regionali e quelli internazionali. Insieme all’ONU, anche l’Unione africana ha bisogno di ripensare il proprio futuro.

sabato, marzo 19, 2011

Libia/Guerra: Mezzo flop al vertice di Parigi; l’Unione africana non si presenta, ma è GUERRA!

guerra in libia Hilary Clinton et Nicolas Sarkozy samedi sur le perron de l'Elysée guerraHillary Clinton e Nikolas Sarkozy durante il vertice di Parigi | Photo: P. VERDY/AFP

“Quando chi sta in alto parla di pace la gente comune sa che ci sarà la guerra. Quando chi sta in alto maledice la guerra le cartoline precetto sono già compilate.” Così Bertolt Brecht parlando della guerra, il male assoluto che colpisce soprattutto i più deboli a vantaggio dei poteri forti.

L’intervento militare dell’Occidente in Libia è questione di ore, di minuti forse anche di secondi. Tutto è preparato e a considerare la velocità di ogni movimento, si può anche desumere che tutto era già preparato. Parigi ha voluto un vertice per sancire l’ora d’inizio dei bombardamenti, e con molte probabilità del dispiego di uomini in terre libiche, ma per il “piacere” di molti africani ed arabi – contrari ad un intervento del genere -, nessun paese africano si è presentato.

In politica internazionale non esistono coincidenze, per cui questa assenza può essere interpretata come un dissenso della comunità politica africana in relazione all’intervento militare in Libia. Questa assenza è un segnale forte, del quale si denota una certa paura circa la possibilità che la situazione possa sfuggire di mano per via dell’intervento diretto dell’Occidente in una questione che si può risolvere diplomaticamente. Il fallimento dell’intervento potrebbe portare la Libia a diventare una nuova Somalia, uno Stato non Stato in preda ai poteri tribali e le milizie islamiche.

Per giustificare l’assenza della delegazione africana al vertice di Parigi sulla Libia, gli organizzatori hanno riferito che l’Unione Africana si è riunita a Noukachott, capitale della Mauritania, per cercare una soluzione diplomatica. Infatti il presidente sudafricano è stato incaricato ieri insieme ai presidenti di Mauritania, Repubblica democratica del Congo, Mali e Uganda di creare una missione di mediazione dell'Unione Africana per far fronte alla crisi libica. In ogni modo, il Presidente  dell’Unione Africana Jean Ping doveva essere presente al vertice, ma anche lui non si è presentato.

Mentre chiudo questo pezzo, aprendo dalle agenzie che gli attacchi alle forze di Gheddafi potrebbero cominciare appena finito il summit di Parigi. I primi a colpire potrebbero essere francesi, britannici e canadesi, seguiti da statunitensi e arabi, precisano. Come si evince da queste notizie, i paesi africani, nonostante condizionati dalle varie organizzazioni post-coloniali (i francofoni – sotto influenza di Parigi, gli anglofono, sotto l’influenza di Londra) non parteciperanno alle azioni militari contro la Libia.

Karl Kraus diceva che le guerre cominciano perché i diplomatici raccontano bugie ai giornalisti e poi credono a quello che leggono, e questa sembra essere la realtà di questa crisi.

Stiamo a vedere!

giovedì, marzo 13, 2008

Idee per cambiare l'Africa: TU PUOI AIUTARE L'AFRICA A CRESCERE

Questo è un mio commento scritto nel Blog della Marianna
http://marianna06.blog.lastampa.it/
Lo riporto qui per maggiori informazioni su un pensiero che è via via più incalzante.


Ciao Marianna, ciao a tutti.
Come sempre quello che posti è carico di informazioni ed è davvero pertinente a delle questioni urgenti in Africa.

Leggo con ammirazione e molta stima il vostro interesse per l'Africa, sopratutto per le zone più povere.

Vorrei farvi un invito, ed quello che sto faccendo anche agli uomini e donne di cultura africani ed in modo particolare angolani.






























"SAPERE AUDE"

Un'affermazione di Kantiana memoria, ma che riporta l'attenzione oggi più che mai alla politica africana, dove il maggiore assente è proprio "la conoscenza".

Politici "ignoranti" a parte (nonostante gran parte di essi si siano formati in Occidente, tra cui l'Italia), mi riferisco alla capacità di decidere ed attuare le "politiche" giuste in relazione a delle problematiche urgenti che si vivono in varie realtà.

E' diffusa l'incapacità di risolvere in loco i problemi urgenti (salute, educazione, economia di sussistenza...). Inoltre, l'incapacità di farlo guardando il passato per meglio progettare il futuro in modo realistico e pragmatico.

Questo finora non è stato possibile. Se fatto, non aplicato. Se aplicato, fu in modo sbagliato. Le prove si ricavano nel crescente fiorire di confliti di varie stampo in tutte le parti dell'Africa .

ALLORA - VI CHIEDO:
Ogni volta che analisate un problema africano, lo criticate e avanzate PURE DELLE SUGGESTIONI. Possibili vie d'uscite.
Vogliamo dare un segnale forte che la gente vuole aiutare fino in fondo. Se i politici non non hanno visioni, li aiutiamo perchè bisonga essere realistici, tanti non usciranno del potere adesso.

Crediamo che dandoli degli stimoli, punti di visti fattibili, tante cose possono essere cambiate. Perchè li leggono di sicuro.

Critichiamo l'Egitto, diciamo pure cosa deve fare e come fare. Questo se possibile. Critichiamo l'ANGOLA, il mio paese, diciamo pure che strade potrebbe fare e come farle e quando farle.

La possibilità di scelta è uno dei segretttti per il successo. Se i Governi miglioreranno le cose, VA DA SE che le democrazie si affermeranno e così tante cose cambiaranno.

La Cina prima o poi dovrà aprirsi perchè la gente ha sempre maggiori informazioni.

Grazie a tutti.
Ps: scusate gli errori e ripetizioni.-

Francis*PAC
www.angolaxyami.com

mercoledì, marzo 12, 2008

Cina promossa sui diritti umani. Ma in Tibet continua la repressione

Manifestante protesta davanti all'ambasciata Cinese a New Delhi.

Centinaia di monaci tibetani hanno organizzato una manifestazione anticinese ieri a Lhasa, per il secondo giorno consecutivo, secondo Radio Free Asia.

Testimoni citati dall'emittente hanno raccontato che circa duemila agenti di polizia sono intervenuti con bastoni e gas lacrimogeni per disperdere i monaci.