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sabato, maggio 28, 2011

Democrazia/Europa: Forte repressione in Spagna ma i giornali non ne parlano

Dopo la repressione violenta delle proteste da parte della polizia catalana, PeaceReporter ha intervistato Pere Duran Nadal uno dei portavoce degli indignados di piazza Catalunya...

Dopo la repressione delle forze dell’ordine sui manifestanti in piazza Catalunya a Barcelona, PeaceReporter ha intervistato Pere Duran Nadal, uno dei portavoce degli indignados...

Raccontaci cosa hai visto.
Siamo arrivati in piazza Catalunya alle sette di mattina e c’erano già schierati gli agenti della polizia autonoma catalana e della guardia urbana, la polizia municipale di Barcelona. Sono arrivati con le squadre della nettezza urbana, intimandoci di andare via per permettere le operazioni di pulizia. Ma ci siamo rifiutati e i netturbini hanno iniziato a bloccare l’accesso alla piazza e, insieme agli agenti di polizia, a distruggere i nostri gazebo, a prenderci i computer, i depliant informativi e tutto il materiale in nostro possesso. Hanno anche staccato tutte le nostre apparecchiature, dal mixer allo schermo gigante fino ai ripetitori per la connessione a internet. Ci hanno preso tutto e l’hanno caricato sulle loro camionette.


Cos’è successo poi?
La gente che aveva saputo ciò che stava accadendo, si è riversata in piazza Catalunya per darci ulteriore sostegno. Verso le dieci e mezza eravamo davvero in tanti, sia dentro che fuori dal perimetro della piazza. Ci siamo seduti intorno ai mezzi della polizia affinché non potessero uscire dalla piazza e, quindi, portarsi dietro tutte le nostre cose. Per liberare i veicoli gli agenti schierati hanno iniziato a caricare i manifestanti, il resto è quello che si è visto in televisione. In tanti anni di partecipazione attiva non ho mai visto un attacco così indiscriminato su gente indifesa, mai vista tanta bestialità.

La polizia ha accusato i manifestanti di aver distrutto le vetrine dei negozi, i semafori le cabine telefoniche? Cosa c’è di vero?
Sono tutte falsità.

Provocazioni verbali?
Quelle ci sono sempre, fanno parte di questi momenti. Riesci a immaginare una manifestazione senza insulti o parolacce? Ma, ripeto, che fra i manifestanti nessuno ha usato violenza o commesso atti vandalici.

Quindi sono le forze dell’ordine che hanno iniziato a usare violenza?
Assolutamente sì. E lo hanno fatto fin dall’inizio della nostra protesta che si è svolta in modo pacifico ed è finita con gente ricoperta di sangue e lividi.

Chi ha dato il comando di questa operazione?
Felip Puig, il consigliere degli Interni (il ministro degli Interni, ndr) della Generalità Catalana.

Quanti feriti ci sono?
Sono stati confermati più di cento feriti. Fra di loro ci sono anche giornalisti. Alcuni manifestanti hanno riportato la rottura di braccia e gambe. È stata una carica davvero potente.

Sì, le immagini sono molto chiare.

Ci sono anche quelle che non sono state fatte vedere. Quando gli agenti hanno iniziato a sparare, mentre caricavano dai lati le persone che erano ancora sedute in strada.

Hanno sparato proiettili di gomma?

Sì, anche se è proibito. Ci sono nuove armi che avrebbero dovuto sostituire quelle che sono state usate oggi, visto che proprio queste, in passato, avevano causato danni irreparabili alla gente, come la cecità. La Generalità Catalana aveva approvato un protocollo per proibirne l’impiego. Oggi hanno usato le armi nuove con i proiettili vecchi, quelli che vengono sparati direttamente sul corpo. Inoltre, e questa è la cosa più grave, oggi i poliziotti erano senza distintivo. Pertanto non potranno esserci denunce contro qualcuno in particolare. Perché nessun agente si è identificato. Non solo. Alcuni hanno agito anche con il volto coperto da passamontagna, in modo da non essere riconoscibili nei filmati o nelle fotografie. É stata un’azione totalmente illegale.

Ora che farete?

Ritorneremo in piazza alle sette per chiedere, tra l’altro, le dimissioni immediate di Puig. Inoltre ricorreremo al síndic de greuges (una sorta di difensore del popolo, ndr), Raphaël Ribo, per avviare una denuncia e cercare di avere giustizia e ottenere di nuovo il nostro materiale che, di fatto, è stato rubato dalla polizia.

Antonio Marafioti

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