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lunedì, febbraio 06, 2012

Fidel Castro, un guerrigliero del tempo e la sua visione intima della storia

Fidel Castro prende tutti in contropiede, sia quelli che lo volevano moribondo, sia chi lo voleva convertito sulla strada di Damasco. Il “Comandante” invece appare in pubblico per presentare il suo libro sulla esperienza guerrigliera: “Fidel Castro Ruz. Guerrigliero del tempo”. Un testo inequivocabilmente rivoluzionario… e in ottima salute.

  Fidel Castro e Yuri Gagarin

"Buenas", ha salutato allegramente Fidel l’auditorio, e con questa parola  magica è iniziata in una delle piccole sale  del Palazzo delle Convenzioni, la presentazione  del libro di memorie del leader della Rivoluzione  cubana, “Fidel Castro Ruz: Guerrigliero del tempo”, due volumi con le conversazioni sostenute con la scrittrice e giornalista  Katiuska Blanco. Con lo stesso tono simpatico Fidel ha avvisato: “Vi parleremo di due libri dei quali non avete avuto notizie”. In effetti sono due volumi che iniziano con i primi ricordi dell’infanzia del leader e terminano nel dicembre del 1958, alla vigilia del trionfo della Rivoluzione.

Sono quasi mille pagine nella quali “io ho partecipato un pochino”, ha scherzato il Comandante e in questo tono disteso ha animato tutto l’incontro che è durato quasi sei ore, e poi almeno un’ora con il Comandante in piedi, salutando personalmente un buon numero di partecipanti,  tra i quali i vecchi compagni dell’assalto  alla Moncada, del Granma e i familiari dei Cinque cubani prigionieri negli Stati Uniti.

Fidel veste una leggera giacca sportiva su una camicia a quadretti in cui domina l’azzurro. L’espressione del suo viso riflette le emozioni che gli ispirano le parole e gli aneddoti che ricostruiscono  i presentatori di ogni tomo di questa edizione: Abel Prieto, Ministro di Cultura, e Miguel Barnet, Presidente della Unione degli Scrittori e degli Artisti di Cuba.

A volte alza le ciglia e gli brillano gli occhi, come quando Abel ricorda i passaggi dell’ infanzia a Birán o ride apertamente, per esempio, quando Barnet evoca le parole di Che Guevara sullo sbarco dello yacht Granma: “Fu un naufragio”. “In realtà, la ragione per cui sono qui, e lo ripeterà in diversi modi  nell’incontro, risponde ad un’unica domanda, in cosa posso aiutare?”

E se si dovesse scegliere una sola frase che dia l’idea di dove ci porterà questo libro - un gioiello delle edizione e stampa della Casa Editrice Abril e della Tipografia  Federico Engels, con fotografie e disegni di Ernesto Rancaño, autore dela copertina – che chissà aiuti,  lo si trova in un momento delle conversazioni ,quando dice a Katiuska: “Preferisco il vecchio orologio, i vecchi occhiali e i vecchi scarponi ma in politica tutto il nuovo”.

Mentre Katiuska presenta brevemente le edizioni e intervengono i due presentatori, a momenti Fidel appare tanto emozionato come noi, come se d’improvviso da quel rapido viaggio tra le pagine di due libri vedesse nel loro insieme, come in una pellicola in terza dimensione, ha detto Barnet, la sua stessa vita”. “È che si risalta il valore di quello che si è fatto, ma la cosa che più m’interessa, è essere utile”. Commenta che legge centinaia di dispacci di agenzie tutti i giorni. Letteralmente divora tutte le informazioni che gli giungono;  segue con particolare attenzione la situazione in Venezuela, dove questo 4 febbraio si celebra il 20º anniversario della ribellione militare comandata da Hugo  Chávez: “Nessuno ha mai fatto di più per il popolo venezuelano del Movimiento Bolivariano", commenta.

Fidel ha parlato di molte cose con entusiasta disposizione al dialogo, a partire dai commenti e dalle domande dell’auditorio: delle ammirabili  lotte che oggi sferrano gli studenti latinoamericani e del mondo, per i loro diritti: della sua profonda opposizione all’insegnamento pagato; della sua ferma certezza che le conoscenze acquisite e sviluppate nel nostro paese possono moltiplicare le produzioni i beni e il livello della vista nella società, includendo l’agricoltura ; quanto sbagliavamo tutti credendo che nel socialismo i problemi economici erano risolti!; dei Nobel che raramente premiano coloro che credono in un sistema sociale più giusto; delle sorprendenti novità della scienza e della tecnologia; del rischi del gas d’esquisto ( grisou) e del favolose prospettive della nano-tencnologia; delle visite dei leaders mondiali e le impressioni che gli hanno fatto; delle Malvine, ‘quel pezzetto di terra rubato all’Argentina, dove adesso i britannici pretendono d’estrarre petrolio’, e, ovviamente delle terribili minacce che pendono sulla Siria e sull’Iran, mentre Stati Uniti ed Europa pretendono di convincere la Russia con la ridicola idea che lo scudo antimissile serve per proteggere questo paese dalle minacce di Iran e Corea del Nord.

Per lui è indispensabile seguire tanti avvenimenti e riconoscere che già non c’è solo spazio per gli interessi nazionali, che sono incorniciati dagli interessi mondiali. “Il nostro dovere è lottare sino all’ultimo minuto per il nostro paese, per il nostro pianeta e per l’umanità”.

 

Parlando dei Cinque e con i Cinque

In due occasioni, Fidel ha parlato del “Juan Cristóbal”, di Romain Rolland come di una delle sue letture  favorite. La prima è stata scoprendo nelle fila dietro i suoi compagni della Moncada, le madri dei Cinque. Quel romanzo è stato una delle sue letture in prigione, uno di quelli sopravvissuti alla censura del capo del carcere, “un tipo odioso, imbecille e ladro, tanto che proibi libri come Stalin, di Trotsky, ma in cambio lasciò passare Il Capitale, di Karl Marx.” "Siamo qui e vediamo i familiari dei Cinque. Si deve vedere quanto hanno resistito questi uomini”, ha esclamato con ammirazione e  ha detto che  non esiste paragone tra i quasi due anni che lui trascorse recluso, con i 13 anni di prigionia di  Gerardo, Ramón, Fernando, Antonio e incluso René, al quale non permettono di ritornare a Cuba, ma che si sente particolarmente interessato alla loro situazione attuale.

“Proprio adesso stavo leggendo quello che ha scritto Antonio sul suo cambio di prigione. Come sta lui?”, ha chiesto con vivo interesse,  lui che come prigioniero politico, a sua volta sofferse maltrattamenti ed anche minacce di morte. Mirta, la madre di Tony, gli ha detto che si tratta di un cambio al quale aveva diritto,  chiesto dopo la riduzione della condanna. Lui è stato 13 anni nella prigione di massima sicurezza di Florence, in Colorado, tanto dura che la  chiamano l “Alcatraz delle montagne rocciose”, che obbligava i familiari in visita a prendere tre aerei, mentre adesso si trova a  Marianna, in Florida, la  stessa prigione dov’è stato René, sino alla sua uscita, il 7 ottobre scorso.

“È  favorevole per il cambio di clima e perchè adesso devo prendere un solo aereo e poi proseguire su strada”, ha spiegato la madre del poeta prigioniero, una donna ammirabile che compie 80 anni quest’anno e sta risentendo delle pesantissime giornate di viaggio per visitare suo figlio. “In quanto a lui, ha commentato, sta di buon animo e mi ha chiesto di trasmettere a tutti i ringraziamenti per l’appoggio alla lotta per la causa dei Cinque, che è entrata in una fase cruciale e decisiva. Si mantiene come i suoi compagni, con la stessa fedeltà, resistenza, buon animo e  il desiderio che infine giunga la vittoria”, ha detto Mirta.

 

La visione intima della storia

La scrittrice Graziella Pogolotti, presidentessa della Fondazione Alejo Carpentier, ha iniziato il giro delle domande. “Uno dei problemi dell’avvicinamento alla Storia – così con la maiuscola -  è che si segue la sequenza dei grandi avvenimenti, ma quasi mai dei piccoli fatti, di quei dettagli intimi, della memoria, quelle cose che non solo toccano la mente, ma anche il cuore”. ´Ha proposto al leader della Rivoluzione di continuare a scrivere, che continui questa saga di testimonianze e che conti di più sulla sua esperienza di combattente e degli scambi con le grandi personalità del mondo.

“Devo approfittare adesso, perchè poi la memoria si stanca”. Un’altra volta è affiorato il magnifico umorismo di questo pomeriggio, ed ha promesso: “Sono disposto a fare tutto il possibile per trasmettere quello che ricordo bene... ho espresso tutte le idee che avevo e i sentimenti che ho provato”, e  dopo un pò ha aggiunto “Prendo coscienza dell’importanza di trasmettere tutto questo, per trasferirlo in modo che sia utile”.

Ha richiamato l’attenzione sull’enorme rivoluzione prodotta nel pensiero, in un’epoca segnata inoltre da passi avanti scientifici incredibili. “Internet è uno strumento rivoluzionario che permette di ricevere e trasmettere idee nelle due direzioni, una cosa che dobbiamo saper usare”, ed ha commentato sull’enorme potenziale che ha il paese per partecipare a questi sviluppi. Per esempio, solo l’Università di Scienze Informatiche, tra studenti e docenti, ha  14.000 persone nelle sue aule. "Stiamo approfittando di questi valori e risorse per trasmettere idee?”, si è chiesto.

Dialogando con Mirthia Brossard, presidentessa della Federazione degli  Studenti  dell’Insegnamento Medio, ha detto che : “Dobbiamo appoggiare le idee della giovane cilena Camila Vallejo, nel senso di  lottare perchè l’educazione sia uguale per tutti. Che non sia solo un’educazione generale e gratuita, ma ci dobbiamo preoccupare di quello che s’insegna". E ha aggiunto:

“L’educazione è la lotta contro l’istinto. Tutti gli istinti conducono all’egoismo, ma solo la coscienza ci può portare alla giustizia. Questa non è solo una formula pratica, ma teoricamente è l’unica accettabile”.

Il pittore Alexis Leyva Machado (Kcho) ha commentato già quasi al termine dell’incontro, che questo libro spiega come  Fidel è divenuto un leader  di taglia mondiale non per la forza, ma per la sua intelligenza. Quando l’ artista ha chiesto a Fidel di fare una raccomandazione per operare in questo mondo pazzo che ci è toccato, il Comandante ha risposto: “Tu stesso lo hai detto, più che un’azione di coraggio serve un’azione d’intelligenza”. Il leader della Rivoluzione si è lamentato che stava per terminare  il tempo, ma L’incontro si è chiuso così com’è  iniziato, con delle risate: “ Che peccato che termina tutto questo! Mi sono sentito molto felice, ma io sono un collaboratore dei medici -che mi aspettano - e guardate che lo faccio non come un’azione di coraggio, ma d’intelligenza”.

Da Granma

(Traduzione Gioia Minuti).

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