La Fiat resterà in Italia o no? Giusto qualche giorno fa, subito dopo l’annuncio dellacancellazione del presunto piano industriale Fabbrica Italia, era stato lo stesso Marchionnea dire: “Con gli utili fatti in Brasile teniamo aperti gli impianti in Italia“. Una frase che, accoppiata con il taglio degli investimenti nel nostro paese, non lascia ben sperare gli operai Fiat e dell’indotto. Se è questa la situazione e non si fa nulla per cambiarla quanto potrà durare?
Non basta. Alla vigilia dell’incontro fra Monti, Passera e Marchionne l’amministratore delegato di Fiat aveva rincarato la dose ricordando come il business Fiat in Brasile sia fortemente sovvenzionato dal governo brasiliano, cosa che “non può accedere in Italia” per via dei vincoli stabiliti dall’Europa: no aiuti alle aziende, stop.
Quindi cosa si siano detti Monti e Marchionne a quattrocchi non è dato saperlo, ma l’impressione è che non si siano detti sostanzialmente nulla. La conferma arriva della parole del Presidente del Consiglio che, rassicurando nelle intenzioni i contribuenti di fatto spiega che c’è poco da fare e si trincera dietro promesse talmente vaghe da non poter essere nemmeno rinfacciate, un domani.
Il governo si è impegnato non a dare aiuti finanziari ma a creare condizioni di contesto che favoriscano la presenza dell’industria automobilistica in Italia. L’incontro con i vertici della Fiat è stato lungo e dal momento che non veniva alimentato da noi con comunicati e Twitter capisco che chi doveva lavorare abbia fatto lavorare la fantasia, ma non sono stati chiesti aiuti nè Cig in deroga. L’esito dell’incontro è una scommessa che richiede un grande impegno delle parti.
Gli operai Fiat non dormiranno sonni più tranquilli di quelli degli ultimi mesi (o anni, se preferite).
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