Una risposta soft al giornalista francese, Eric Jzsef, in merito al suo articolo sulla rivista Internazionale: “Salvare i siriani”.
Mio caro, guarda che sei ancora in tempo a partecipare dall'intervento e posteriore occupazione. Caro Eric, hai scritto per la gente sbagliata. I lettori di questa rivista, quelli veri, che la comprano e hanno una collezione a casa, non sono guerrafondai, nemmeno appoggiano gli interventi "avventurosi" basati su prove tuttora da conoscere.
Chiedi perché si faccia qualcosa, comincia tu: chiama l'egregio PR francese e presentati come volontario. Dopo l'intervento, segue gli sviluppo e raccontaci quante vite umane hai salvato.
Su, forza!
Però ricordati, ogni vita ha lo stesso valore delle altre. Non esistono morti speciali, né vivi superiori. Per cui, ogni volta che giustifichi/fondamenti la realizzazione di una guerra, pensala anche in casa tua. E' facilissimo fare l'eroe sul di dietro degli altri.
Lo sai, tuttora la Libia è in preda al caos. La gente continua a morire, la nazione non esiste più, il paese ha perso la sovranità: lo sai chi ha argomentato l'urgenza di quell'intervento? Ecco... portalo sulla coscienza.
Mio caro Eric, usa la tua bella intelligenza per la pace, per il dialogo, per il vero sviluppo dei popoli e delle società. A proposito, la guerra in Mali, ha anche lo zampino francese. Ti ricordi? Logico di sì. Hai coscienza di quanti reperti storici di incalcolabile valore l'Africa ha perso nelle biblioteche del Timbuctù? Sono sicuro che segui tutte le guerre francesi, allora non venga a raccontarci balle.
Con i soldi di queste guerre, se ci fosse l'interesse vero, potresti modernizzare la Francia, finire con ghetto degli stranieri, aiutare i paesi in difficoltà, come la Grecia e non solo. Con i soldi di queste guerre potresti cambiare/migliorare la vita di tanti francesi e se la solidarietà continua un valore diffuso tra i francesi, potresti aiutare tanti popoli che patiscono la fame, non solo quella di cibo, ma anche quella di cultura.
Con tutto il rispetto,
ma mi faccia il piacere.
Francisco Pacavira
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