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giovedì, maggio 31, 2007

Le avventure velenose del signore dei serpenti

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Il serpentese non lo parla. Niente a che vedere con Harry Potter: «Non amo molto la magia. Mi piacciono le cose pratiche». Austin Stevens però coi serpenti s'intende bene: è da quando ha dodici anni che li cerca, li insegue, li colleziona. Della sua passione ha fatto un mestiere, lo snakemaster, il maestro dei rettili, proprio come Steve Irwin era l'uomo coccodrillo. Prima è diventato erpetologo al Parco dei serpenti del Transvaal. Fotografie e riprese da lui realizzate in ogni angolo del mondo, dal Perù all'Africa, dall'Australia al Borneo, sono diventate film, reportage e libri (l'ultimo, appena pubblicato, è The Last Snakeman, cioè «l'ultimo uomo serpente»): ora i suoi documentari vanno in onda su La7, ogni domenica sera, all'interno del programma Missione natura. E, fra un viaggio e l'altro, Stevens si riposa nella sua casa in Namibia, «un cottage con il mare da un lato e il deserto dall'altro». È da lì che risponde al telefono, appena tornato da un safari in Botswana, dove ha festeggiato i suoi 57 anni.

Non vorrebbe imparare la lingua dei serpenti?
«In qualche modo già li capisco: so come si sentono, quello che stanno pensando e, anche, ciò che è bene fare o non fare con loro. È che li conosco da così tanti anni».

Come ha cominciato?
«Avevo 12 anni e vivevo ancora in Sudafrica con la mia famiglia. Un giorno ho trovato un serpente in un cespuglio: era della specie Herald, detto anche con "le labbra rosse", non molto pericoloso. Ne sono rimasto subito affascinato. Non altrettanto i miei genitori, quando l'ho portato a casa. Ma ho continuato a raccoglierne altri e, alla fine, mi hanno lasciato fare: così è iniziata la mia collezione. Ora però non posso più tenere animali domestici, neppure i furetti a cui ero così affezionato, perché viaggio troppo».

E come si è guadagnato il titolo di «Snakemaster»?
«Durante la guerra in Angola ero con le truppe Afrikaan, loro mi chiamavano slangman, l'uomo dei serpenti: ce n'erano moltissimi nei campi base, nelle tende, nelle borse, e i miei compagni mi chiamavano per stanarli».


Francis*PAC
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a) Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee
    o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui. 
b) Ogni cosa fatta per amore è al di la del bene o del male.
 



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