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martedì, giugno 30, 2009

Intervista con John Landis regista di Thriller: Camminare con Michael Jackson "Era come andare a spasso con Gesù"

42.669.747, e la cifra continua a salire. Questo il numero delle persone che, negli ultimi giorni, sono state su Youtube per vedere Thriller, il video di Michael Jackson diretto da John Landis. Abbiamo raggiunto il regista di questo rivoluzionario mix di pop music, cinema e zombie a Londra, dove sta preparando il suo nuovo film, Burke and Hare, sui celeberrimi assassini e commercianti di cadaveri nella Scozia ottocentesca. E lui ha accettato di parlare, per la prima volta, della superstar appena scomparsa.

 http://www.album-art.net/art/albums/m/michael_jackson/visionary/04_billie_jean.jpg

Michael Jackson l'ha chiamata dopo aver visto Un lupo mannaro americano a Londra...
«Gli era piaciuto tantissimo, in particolare la metamorfosi del lupo mannaro ideata da Rick Baker. Così mi ha telefonato: "Voglio trasformarmi in un mostro!". Gli ho portato un libro pieno di fotografie di mostri del cinema. "Che paura!" diceva con quella sua voce alta, tutto contento. Personalmente, non ero molto interessato all'idea di fare un video musicale, ma Michael era un star così enorme, Thriller era già l'album più venduto di tutti i tempi, che avrei potuto approfittare della sua fama per resuscitare la proiezione dei cortometraggi nei cinema. Infatti il video di Thriller è lungo 14 minuti perché è un "two reeler", cioè dura due rulli, come una comica di Laurel e Hardy, o come un cartoon di Bugs Bunny. A Los Angeles Thriller è uscito in sala insieme a una riedizione di Fantasia. È stato un successo enorme. Inoltre, lavorare con Michael mi avrebbe finalmente dato la chance di girare un numero musicale di altissimo livello: non come quelli con John Belushi e Dan Aykroyd in Blues Brothers, che erano intenzionalmente goffi».

Come avete lavorato al design del video?
«Michael voleva a tutti i costi diventare un mostro ma, essendo il mio protagonista, non potevo renderlo troppo brutto. Così abbiamo scelto quel make up da "gatto mannaro" dietro a cui si intravedono ancora le sue sembianze. Poi abbiamo ambientato l'inizio del video negli anni Cinquanta – come un film da drive in alla I Was a Teen Age Werewolf. Così, quando con il balletto degli zombie si passa al look Anni 80, il salto culturale è molto divertente. Un'altra cosa importante era rendere Michael sexy. Nei suoi video precedenti era solo o ballava con altri uomini, qui invece gli abbiamo messo vicino una ragazza molto bella, Ola Ray, con quegli occhi enormi. Certo, il fatto che Ola fosse stata una playmate ci ha creato un po' di problemi perché la madre di Michael è Testimone di Geova, ma alla fine abbiamo risolto anche quello. Michael mi piaceva molto. Ed era un gran professionista: lavorava sodo, non importa quante ore ci volessero per arrivare a un passo perfetto».

Lei ha raccontato che sul set di Thriller Jackson riceveva le telefonate delle star più impensabili: Fred Astaire, Marlon Brando, Nancy Reagan, Elizabeth Taylor... Perché lo amavano a quel modo?
«Non saprei. Era dolce, vulnerabile, un artista straordinario. Effettivamente, specie in quel periodo, Michael era il centro di una specie di uragano di superstar. E stranamente era amico di persone molto più anziane di lui: anche impensabili, come la moglie di Walt Disney, Lillian, o Fred Astaire. E Jackie Kennedy Onassis, che è venuta a trovarlo una notte sul set di Thriller. Stavano lavorando insieme a un libro. Pensandoci, è curioso. Michael non aveva amici della sua età: erano tutti più vecchi di lui o bambini».

Si può dire che «Thriller» abbia eliminato la segregazione razziale alla programmazione di MTV?
«Michael lo ha fatto per MTV prima ancora di Thriller, già con Beat It e Billy Jean: è stato il primo artista nero i cui video sono stati programmati regolarmente».

Come sono continuati i vostri rapporti dopo «Thriller»?
«Ci parlavo spesso, anche se ci vedevamo con meno regolarità. Michael è sempre stato circondato da moltissima gente. E la quantità di denaro che gli pioveva addosso era talmente inimmaginabile... Non sempre le scelte che venivano prese – a volte dallo stesso Michael - erano fatte per il suo bene... Non abbiamo lavorato insieme fino a quando, parecchi anni dopo, la Propaganda Films mi ha chiamato per il video di Black or White. Avevano tentato invano di farlo lavorare con David Lynch, David Fincher, Julian Temple... Alla fine hanno cercato me, sperando che Michael mi avrebbe ascoltato. Il mio vero compito era quello di presentarlo "al meglio", cioè cercare di non farlo sembrare completamente matto. A differenza di Thriller, che era veramente un mio progetto, qui l'input era suo. Ma non è che avesse idee molto precise. Infatti Black or White è pieno di stranezze e incongruenze, come quella seconda parte senza musica in cui lui si trasforma in una pantera. Michael era un ballerino fantastico, ma usava gli stessi passi da dieci anni. Così nel video abbiamo introdotto quelle danze etniche, la thailandese, la russa, l'africana, per mostrare quanto fosse magnifico. Abbiamo girato anche un bellissimo numero di tip tap, che però lui mi ha costretto a tagliare».

Fisicamente era già molto cambiato?
«Sì. Tutta quella chirurgia plastica è una cosa che non ho mai capito. Sembrava quasi volesse cancellarsi. «Michael era una persona molto strana. Un grande eccentrico. Non posso parlare in nome suo. Certo, è difficile sopravvivere a una fama del genere. Elvis non ce l'ha fatta. Ricordo che una volta, insieme alla mia famiglia, siamo andati con Michael a Disneyworld. Era come andare a spasso con Gesù: la gente cadeva in trance quando lo vedeva, scoppiavano in lacrime, si buttavano a terra. Stupefacente. La sua scomparsa è un'autentica tragedia. E, come nel caso di John Belushi, mi dispiace per chi non ha avuto l'opportunità di vedere Michael live. Quando ti trovavi con lui in una stanza non percepivi una grande presenza: magrolino com'era sembrava trasparente. Ma sul palcoscenico era una bomba al neutrone: l'energia e il potere che emana erano incredibili. Ho visto concerti dei Beatles, di Elvis, di Sinatra, di Otis Redding, di James Brown... Michael era uno dei grandissimi. Si contano sulla punta delle dita quelli che possono animare un intero stadio come lui. Un performer immenso».
SILVIA MARIA PERFETTI
NEW YORK
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/spettacoli/200906articoli/45039girata.asp

venerdì, giugno 26, 2009

Foto/Pics/Fotografias - Morreu Michael Jackson - E' morto Michael Jackson. Addio al re del pop - Michael Jackson, King of Pop, dies of cardiac arrest in All newspapers of the world, giornali del mondo, Jornai do Mundo (III)

{B}Addio Jacko, la notizia fa il giro sui siti del mondo{/B}

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(Foto/Pics/Fotografias) - Morreu Michael Jackson aos 50 anos - E' morto Michael Jackson. Addio al re del pop - Michael Jackson, King of Pop, dies of cardiac arrest in All newspapers, giornali del mondo, em todos os jornais

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(Foto/Pics/Fotografias) - (All newspapers, in tutti i giornali, em todos os jornais) - Morreu Michael Jackson aos 50 anos 26 de Junho de 2009 - E' morto Michael Jackson. Addio al re del pop - Michael Jackson, King of Pop, dies of cardiac arrest in Lo


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(Foto/Pics/Fotografias)Morreu Michael Jackson aos 50 anos 26 de Junho de 2009 - E' morto Michael Jackson. Addio al re del pop - Michael Jackson, King of Pop, dies of cardiac arrest in Los Angeles - Michael Jackson est mort à 50 ans

{B}Jacko, la fotosequenza dell'ambulanza{/B}
Le immagini dell'ambulanza con il corpo ormai senza vita di Michael Jackson mentre viene trasferito in una vettura dell'ufficio del coroner.
{B}Jacko, la fotosequenza dell'ambulanza{/B}
{B}Jacko, la fotosequenza dell'ambulanza{/B}

mercoledì, giugno 24, 2009

[iran_una_cortina_di_silenzio] - Dov'è l'Occidente? E gli occidentali? Molta lingua poca azione...

immagine documento documento 
Orrore in Iran



Così i giovani iraniani si trovano da soli ad affrontare il regime sanguinario. 
La sinistra può ripartire anche da questo fronte, da questa lotta per la libertà, da questa battaglia per la democrazia. La sinistra muore se non è riformista. La sinistra muore se non ha vice per aiutare i deseredati. La sinistra muore se non sa agira dinanzi l'indebita violenza come quella iraniana.
Cari amici, questo è il momento della rinascita. Si può fare. Ecco, ma bisogna cominciare da qualche parte. La destra delle" libertà" fino adesso non ha fatto sentire la sua voce, ed è pure al potere. Tutto perchè l'Iran ha grandi accordi economici con l'Italia. In ogni modo, il Governo italiano deve fare sentire la sua voce. Il problema è che ha le mani sporche: xenofobia, razzismo di Stato ed altri mali.
Uomini si nasce, RIFORMISTI SI RICONOSCE NELL'AZIONE. Dov'è sono le forze riformiste d'un tempo? Manca quella sinistra. Da qui si può rinascere.

Un apello ai giovani democratici: "A partire di domani usiamo il verde del PD, della speranza, dell'estate iraniana". Quei giovani hanno bisogno d'aiuto.



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lunedì, giugno 22, 2009

Iran/Guerran contro i gionalisti 2009: Noi giornalisti rischiamo il cappio di MOHAMMAD GHOUCHANI

MOHAMMAD GHOUCHANI
Ecco un estratto dell'ultimo articolo scritto da Mohammad Ghouchani su «Etemad e Melli» prima di essere arrestato, sabato mattina.

C'erano giorni in cui in Iran diventare giornalisti era difficile, giorni in cui i quotidiani e le pubblicazioni erano così pochi che escludevano la prima generazione dei giornalisti iraniani. Ma loro, in quei due decenni, hanno continuato a piangere di fronte ai cadaveri dei loro giornali.

I giornalisti si sono arrangiati: invece che di politica hanno scritto di cinema e di letteratura; invece che scrivere sui quotidiani hanno continuato a scrivere sui mensili; esiliati sui fogli specialistici, ma rimanendo ancora professionisti. Questi rivoluzionari della carta stampata, che al posto delle armi hanno abbracciato la penna e invece di spargere sangue hanno preferito versare inchiostro, hanno guardato con diffidenza i «nuovi arrivati»: la seconda generazione dei giornalisti, gli stessi che hanno occupato tutti i quotidiani relegando la prima generazione ai piccoli mensili.

Così, anche se fare i giornalisti era diventato difficile, rimanere giornalisti era ancora possibile. I nuovi arrivati però non hanno conquistato la fiducia dei vecchi reporter e i segreti e gli enigmi sono rimasti irrisolti. La prima generazione ha dovuto tenersi dentro i titoli buoni, la censura e le devastazioni per non essere accusati loro stessi di questi crimini.

Poi sono arrivati i giorni in cui i giornalisti sono riusciti finalmente a conquistare alcuni posti nel parlamento e nel governo, e c'è stata la necessità di nuove penne, giorni in cui è nata la terza generazione che è riuscita ad esser ben accolta dalla prima generazione. Sono state rotte le catene e dimenticate le paure. Chiunque poteva diventare reporter, scrivere ciò che voleva, utilizzare i blog e internet.

In questi giorni rimanere giornalisti è diventato difficile. Per alcuni questo mestiere è un punto d'arrivo e per altri uno strumento, per alcuni una fermata intermedia e per altri l'ultima casa. Ma con queste gabbie, queste censure, questi stipendi da fame, oggi, si può ancora rimanere giornalisti?



Noi della terza generazione iraniana, siamo i più consapevoli della morte, siamo i più calunniati. Siamo testimoni di persone che non possono prevedere il minuto successivo della loro vita. Sul nostro futuro non governa né ragione, né sentimento, né pietà. Nessuno conosce il proprio futuro, ma tutti possono prevedere o programmare il proprio futuro prossimo. Chiunque, tranne noi. Ogni giorno in cui andiamo in redazione non sappiamo se ci sarà un domani. E se domani fosse mercoledì? Ogni mercoledì c'è la riunione sulla stampa al ministero. E se domani fosse un lunedì o un martedì, un giovedì o un sabato, un mercoledì o una di quelle domeniche in cui i tribunali ordinano la chiusura del nostro giornale? Grazie a Dio il venerdì è festivo!

Noi addobbiamo i nostri fogli di colori sgargianti per le feste ma poi indossiamo il vestito scuro per i giornali costretti a chiudere i battenti. Non guardate le nostre risate, i nostri cuori sono in lutto. Conoscete forse un mestiere in cui per il più piccolo degli errori tutti i dipendenti vengano impiccati? O che per colpa di un solo dipendente tutti vengano licenziati? O dove per un'accusa di 10 anni prima, e dopo 10 anni di reclusione, si viene condannati ad altri 10 anni per lo stesso reato? Diventare giornalisti per la nostra generazione era stato facile, ma rimanere tali è davvero difficile. Per noi è un desiderio irraggiungibile poter invecchiare facendo questo mestiere. Magari potessimo invecchiare. Magari potessimo morire nella nostra redazione.

Magari mio padre, che spera ancora di vedermi affiancare al mestiere del giornalista un impiego in qualche ufficio, ministero o associazione, si convincesse che io un mestiere ce l'ho già da anni! Se ogni giorno non radessero al suolo le mie redazioni, potrei dimostrare a mio padre che lavoro, che non sto giocando ma che sto facendo il giornalista. Magari con la stessa velocità con cui siamo diventati giornalisti potessimo rimanere e morire tali. Magari il giorno in cui moriremo noi ci sarà al cimitero una parte dedicata ai giornalisti, e non com'è avvenuto per il giovane Mehran Ghassemi o per Ahmadreza Daryai. Quel giorno sarà il giorno della libertà di stampa in Iran.

Il giorno in cui vedremo i nostri vecchi giornalisti morire di vecchiaia dietro le loro scrivanie sarà il nostro giorno più felice. Solo il giorno in cui moriremo giornalisti sapremo d'aver vissuto da giornalisti. Quindi, oltre alla morte, non augurate null'altro alla mia generazione.

Traduzione di Hamid Ziavati 

domenica, giugno 21, 2009

Società occidentali e democrazia del grande fratello; Cos'è rimasto dell'impianto tradizionale della democrazia?


http://ifiwasfrank.files.wordpress.com/2009/05/democrazia.jpg

Una vasto numero di italiani non vuole guardare in faccia i profondi cambiamenti che si stanno registrando nel mondo; il mondo di questi giorni non è più nemmeno lo stesso del gennaio di quest'anno. Stiamo ormai in "un'era geologica" diversa in termini di equilibri politico-economici mondiali; ma tanti continuano a vivere, a pensare e a comportarsi come se tutto fosse uguale. Adesso basta! Bisogna ammettere che le cose ormai non sono più le stese e se un giorno torneranno ad essere quelle che furono, solo i dei ci saprebbero rispondere.

Orbene, è noto che tutto ha un tempo e per fortuna o purtroppo – dipende sempre dal punto di vista - il tempo dell'Occidente opulente che comanda lungo e largo è finito. La festa è finita, ma tanti continuano a ballare. Tutto si deve alla corrente crisi economica e finanziaria globale che sta restituendo, ormai, un mondo più complesso, in cui dalle spinte all'apertura globale che s'è verificata negli ultimi quindici anni, si  sovrappongono delle spinte di chiusura, struggente paura del diverso e addirittura razzismo ariano promosso da partiti di Governo, chi l'avrebbe mai detto. Questi sono dei fatti ineludibili che si stanno registrando in tante città europee, palesi violazioni degli insindacabili diritti umani trovando, purtroppo, poca opposizione da parte dalla società civile cosciente di tali atti orrendi ed anacronistici.

Inoltre la gente ha tanta paura del domani perché non vede prospettive, non li vede anche perché gran parte della classe politica al potere è la stessa che ha è portato il sistema economico al collasso. Per dire, chi ti toglie gli occhi per scopi personali non te li ridarà perché tu capisca il male che t'ha fatto.

Così, le società occidentali un giorno il baluardo della democrazia e dei diritti umani, si trovano a dovere fare i conti con politici corrotti nell'accessione più corrosiva della parola, pseudo dittatori e senza scrupoli, nonché uomini di potere pericolosi per i loro stessi paesi. Ma la cosa più buffa/triste/tragicomica è che gran parte della gente ha anche perso gli occhi della coscienza; non riesce neppure a capire chi la prende in giro e chi la vuole aiutare a guadare oltre l'orizzonte artificiale creato dai mass media. Costoro continuano ad affidarsi alla televisione per informarsi e farsi un idea reale del mondo nonostante siano "informate" che la tv è sotto controllo e presentano solo quello che i potenti di turni vogliono che la gente sappia. Ecco, allora, che le democrazie occidentali corrono il rischio di personificare "la democrazia del grande fratello", ossia la "Truman show democracy". Tutto il contrario di tutto, manipolazioni senza precedenti. Stiamo vivendo tempi di democrazie senza democratici; assistiamo a riforme costituzionali senza costituzionalismo. La democrazia vive i suoi peggiori momenti.

Cosa dire dell'Italia e della Francia, due grandi paesi con Parlamenti vuoti di decisioni? D'altri paesi non abbiamo bisogno di parlare perchè conosciamo le loro profonde difficoltà istituzionali nonchè democratiche. Comunque, credo sia arrivato il momento di rivedere l'attuale impianto democratico. Senza un equilibrio di poteri non è più una democrazia, ma soft/dittatura. Molti paesi sono ormai in questa linea. Senza libera informazione, senza libera azione giudiziale, senza libera azione parlamentare, senza... insomma. Cos'è rimasto?

Se hai letto fino a questo riga ti ringrazio. Lascia per gentilezza il tuo punto di vista.

Ci vediamo presto.

Scrittura Nera

FREE IRAN - Foto da morte de uma jovem manifestante - Morte di una ragazza che lottava per la democrazia - FREE IRAN

Su Youtube è stato pubblicato un filmato con la morte di una ragazza colpita dalle milizie Basaji (nella foto un frame). Un video atroce: la giovane, poco più che ventenne, è stesa a terra in una pozza di sangue e alcune persone provano a praticarle invano un massaggio cardiaco. Secondo i blogger, la ragazza è una delle due vittime di questa ennesima giornata di proteste per le vie di Teheran
Su Youtube è stato pubblicato un filmato con la morte di una ragazza colpita dalle milizie Basaji (nella foto un frame). Un video atroce: la giovane, poco più che ventenne, è stesa a terra in una pozza di sangue e alcune persone provano a praticarle invano un massaggio cardiaco. Secondo i blogger, la ragazza è una delle due vittime di questa ennesima giornata di proteste per le vie di Teheran

sabato, giugno 20, 2009

Morto Dahrendorf, filosofo e liberale Tedesco, dopo aver ottenuto la cittadinanza britannica era stato nominato Lord dalla regina Elisabetta

Il filosofo Ralf Dahrendorf (Lapresse)
Il filosofo Ralf Dahrendorf (Lapresse)
MILANO - È morto Ralf Dahrendorf, uno dei maggiori filosofi contemporanei. Era nato ad Amburgo il primo maggio del 1929. LO ha confermato la Laterza, casa editrice dei suoi libri in Italia. Dal 1988 era cittadino britannico e nel 1993 fu nominato lord a vita dalla regina Elisabetta II. Aveva 80 anni.

L'ESPERIENZA POLITICA - Dahrendorf aveva studiato filosofia, filologia classica e sociologia ad Amburgo e Londra tra il 1947 e il 1952. È stato professore di sociologia ad Amburgo, Tubinga e Costanza dal 1958. Dal 1969 al 1970 è stato membro del parlamento tedesco per il Freie Demokratische Partei, i liberali tedeschi, e Segretario di stato nel ministero degli esteri tedesco. Nel 1970 è entrato a far parte della Commissione europea a Bruxelles.

LA NOMINA A LORD - Dal 1974 al 1984 è stato direttore della London School of Economics e dal 1987 al 1997 Warden, amministratore delegato, del St. Antony College all'Università di Oxford. Era cittadino britannico dal 1988 e nel 1993 fu nominato Lord a vita dalla regina Elisabetta II con il titolo di Baron Dahrendorf of Clare Market in the City of Westminster. Attualmente insegnava Teoria politica e sociale presso il Wissenschaftzentrum fur Sozialforschung di Berlino. I filoni della sua analisi sono stati essenzialmente due: le teorie della società e i fattori del conflitto.

venerdì, giugno 19, 2009

La bellezza è la semplicità; La semplicità è l’esercizio dell’amore ma non è l’amore. Cos'è l'amore?

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La bellezza è la semplicità, la felicità è fatta da cose semplici, la semplicità è l'esercizio dell'amore ma non è l'amore. Cos'è l'amore? (Pat&Love: L'amore è il bene che va oltre il bene. )
Così come l'amore non ha limiti, la semplicità pervade ogni azione degli uomini e donne che amano perché sono felici. Non c'è felicità senza amore. Ma può esistere amore senza la felicità?
Chi ama ha un cuore incommensurabile. L'amore non è mai vero se non pervaso dalla semplicità; l'amore è sempre semplice, è leggerezza, è innocenza, è disinteresse e ricerca del bene comunque e dovunque.
Cos'è la semplicità?
Cos'è l'amore?
Cos'è la felicità?
Si può essere semplici senza amare e si può amare senza essere semplici?


- Scrittura Nera -


giovedì, giugno 18, 2009

Gli occhi sono la finestra dell'anima, la porta del cuore: Le donne hanno lo sguardo più debole, ma chiudono meglio le porte

L'anima di una persona è racchiusa nello sguardo, per questo abbiamo paura di guardarci negli occhi.
www.frasi.angolaxyami.com



Ho appena avuto la conferma che gli occhi sono la finestra dell'anima, la porta stretta tramite la quale si arriva al cuore d'ogni persona. Questo, solo e solo se la persona è pura, perché gli occhi del ladro, del cattivo, del furbo ed altri vigliacchi è truccata. Dico questo perché i vigliacchi hanno capacità d'entrare nella vita degli altri ma sanno mantenere ben lontane le persone che potrebbero smascherarli; sebbene che loro chiusura sia questione di sicurezza, in condizioni normali anche i loro occhi sono le finestre/porte per la loro anima, il loro intimo. Occhio non vede cuore non duole. Dagli occhi si va dritto all'anima, al cuore, al centro più intimo della persona umana.

Una prova probante è nel rapporto d'amore, studi recenti confermano quello che i nostri nonni sapevano già da molto tempo, cioè, due ragazzi innamorati si guardano spesso negli occhi, avviene una interfecondità delle anime, degli intenti di stare sempre vicini e vivere i migliori momenti delle loro vite. Dal mio punto vista il sesso forte, cioè quello femminile, ha le porte più deboli.

Le donne hanno meno controllo della porta del loro cuore, per questo evitano con grande astuzia gli sguardi dei maschi ed hanno sviluppato varie tecniche per non incrociare lo sguardo di qualcuno che non vogliono. I maschi sciupafemmine sanno come illudere quelle palpebre chiuse, si addentrano e faccio ciò che sanno fare. La conquista è fatta, la donna, il sesso forte, diventa debole. Se sei maschio controlla le mie parole nel marciapiede, uno dei migliori banchi di prova. Se sei donna, sappia che anche i maschi hanno paura che qualcuna gli conquista tramite gli occhi. Ecco un'arma per chi non riesce a conquistare l'amore della sua vita.

- Scrittura Nera -

Il destino esiste. Io conosco le regole che lo determinano. Hai mai sentito la massima secondo cui ....

Non ci è permesso scegliere la cornice del nostro destino. Ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro (Dag Hammarskjöld).

destino

Sarà pur vero che non siamo tutti nati per fare la stessa cosa, ma avvalendomi del beneficio del dubbio, ho l'audacia  d'affermare che tutto dipende dall'ambiente in cui un uomo o donna nasce e fortunatamente cresce.
Dall'ambiente fanno parte la cultura della madre e del padre così come i loro giri di frequentazioni, le passioni e le conoscenze dei fratelli o di quelli che direttamente hanno delle influenze sulla famiglia, tutto ciò che diretta o indirettamente arriva al nuovo essere negli anni in cui si forma la coscienza, volontà, il gusto del buono-bello-giusto, impara a leggere, comincia a conoscere la società e il mondo che lo circonda. Da questi ed altri fattori che sicuramente non ho citato, dipendono i sogni che il nuovo essere sviluppa e desidererà realizzare. Dai sogni alla realizzazione c'è il mare di mezzo; entrano questione, in questo processo, le proprie capacità fisiche con le quali sei venuto al mondo e/o le ha sviluppate, gli strumenti culturali e la metodologia d'approccio, la conoscenza di diverse persone che ti possono aprire certe porte e via dicendo. Voglio con esso affermare, senza la pretesa di essere esaustivo, che il destino esiste nella misura in cui nasci dove puoi o non puoi. La famiglia in cui nasci, Il luogo in cui cresci, la gente che conosci nella sua vicenda storica verificata e verificabile, tutto questo influisce assai profondamente nei sogni del nuovo essere.

In questa visione è inclusa necessariamente la contingente eccezione, non esiste regola senza eccezione, e la storia dell'umanità ne è piena d'esempi. Ci sono poi quelli che nascono e crescono dove nessuno potrebbe aspettare, ma arrivano dove nessuno ne potrebbe nemmeno sognare. Ma anche qui, valgono tantissimo alcuni dei fattori pocanzi enunciati. La strada che un uomo o donna fa ne determina il futuro (lungo la strada troviamo di tutto, incrociamo di tutto, la strada è il destino). Per questo l'antica massima: dimmi con chi cammini e ti dirò chi sei. […] Per il momento è tutto. Non dimenticare di lasciare il tuo punto di vista su questo tema. Tra l'altro, come hai potuto capir, non sono italiano ma voglio migliorare la mia forma di scrivere, di strutturare il pensiero/informazione, per questo ho bisogno di "osservazioni", o per essere più diretto: critiche.

- Scrittura Nera -

Società controllata dalle telecamere, la morte in diretta: nostalgia del futuro

Non me piace la società orwelliana che si sta sviluppando in Europa.

http://media.panorama.it/media/foto/2007/07/12/482ed20276342_zoom.jpg

No, non me piace affatto. In questo preciso momento, in certe città, ci sono due telecamere per ogni cittadino. Roma cammina nella stessa direzione: occhi elettronici ci controllano ogni secondo della nostra esistenza, che ci scrutano anche l'anima. Controllano tutto tranne i poveri che muoiono nei marcia piedi. Questa battuta la riallaccio al triste caso della morte in diretta di un giovane rumeno nella metro di Napoli: questo società indifferente, piena di telecamera non me piace. Prima o poi ne pagheremo le conseguenze, sentiremo il peso e desidereremo tornare ai tempi in cui ognuno si comportava secondo il meglio che la comunità e la famiglia lo avevano insegnato. Oggi ci vogliono più che mai buoni cristiani/mussulmani/ebrei e onesti cittadini per contrastare la società della paura che si rifugia nelle telecamere e nelle leggi razziste.

VS_CAM-02_B.jpg image by astitaly

E poi, e poi, ho nostalgia del futuro, quando avremo coscienza che le telecamera peggiorano la società, soprattutto servono solo per controllare non per prevenire. Ma controllare cosa? Chi? Perché? Inoltre, non vedo l'ora della rivoluzione, una rivoluzione della luna e/o del falò il cui scopo sarà quello di far fuori il maggiore numero possibili di telecamere, e rinsegnare la gente a vivere senza paura, a rispettare gli spazzi degli altri, promuovere la sicurezza tornandosi agenti di sicurezza ovunque ognuno si trova. Perché una rivoluzione della luna e/o del falò? Perché la luna ci riporta la convivenza dei tempi dei villaggi, piccoli spazzi abitativi in cui tutti si conoscono e tutto concorrono per il benessere e per la sicurezza di tutti.

È convinzione condivisa che la mancanza reale non sono i carabinieri, le telecamere, i militari, ma sì la comunità. Una società senza senso comunitario è destinata a fallire, e crediamo sia esso il nostro intento. Bisogna riscoprire la basica solidarietà, la più semplice, i gesti più belli dell'amore fraterno. Bisogna riscoprirli o falliremo. Falliremo con società, falliremo come uomini e donne. Comunque, no, non mi piace la società controllata dalla telecamera che servono solo per controllare e non per salvare. A me non importa sapere chi ha sparato, ma sì evitare che si spari, e soprattutto che si spari agli innocenti. Questo deve essere l'obiettivo primario e ineludibile del governo. In effetti, storicamente i governi sono tali perché garantiscono sicurezza, ma la garantiscono a tutti. Per questo esiste la polizia  e varie altre organizzazioni cui scopo è quello dell'ordine pubblica. Sicurezza per tutti, subito!

In ogni modo, non me piace la foresta di telecamere che ci scrutano, ci controllano, ci inducono a camminare con la testa bassa.

Aspettando la rivoluzione della luna e del falò.

Vi saluto con reciproca stima.

Scrittura Nera

mercoledì, giugno 17, 2009

Kizomba Romana - Sabato 27 giugno 3a Grande Serata All’Angolana (Musica e Ballo a 360°)

Cosa?
Sabato 27 Giugno 2009

Grande Serata di Musica & Ballo con Regia Angolana. Molta musica, ambiente stellare e molto divertimento. 
Anche tu sei invitato! Venga e porta con te i tuoi migliori amici.
 Balleremo con vari generi musicali... particolare rilievo a stili angolani.

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Dove?

BAR "I Professionisti" (A piedi, partendo dalla Piazza Cavour, si arriva in solo 2 minuti)
Clica e controlla in GOOGLE MAPS

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Ore

Dalle  23:30  alle 05:30


Stay the Course (For this is the third time in history that a major economy has found itself in a liquidity trap, a situation in which interest-rate cuts) By PAUL KRUGMAN

The debate over economic policy has taken a predictable yet ominous turn: the crisis seems to be easing, and a chorus of critics is already demanding that the Federal Reserve and the Obama administration abandon their rescue efforts. For those who know their history, it's déjà vu all over again — literally.

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For this is the third time in history that a major economy has found itself in a liquidity trap, a situation in which interest-rate cuts, the conventional way to perk up the economy, have reached their limit. When this happens, unconventional measures are the only way to fight recession.

Yet such unconventional measures make the conventionally minded uncomfortable, and they keep pushing for a return to normalcy. In previous liquidity-trap episodes, policy makers gave in to these pressures far too soon, plunging the economy back into crisis. And if the critics have their way, we'll do the same thing this time.

The first example of policy in a liquidity trap comes from the 1930s. The U.S. economy grew rapidly from 1933 to 1937, helped along by New Deal policies. America, however, remained well short of full employment.

Yet policy makers stopped worrying about depression and started worrying about inflation. The Federal Reserve tightened monetary policy, while F.D.R. tried to balance the federal budget. Sure enough, the economy slumped again, and full recovery had to wait for World War II.

The second example is Japan in the 1990s. After slumping early in the decade, Japan experienced a partial recovery, with the economy growing almost 3 percent in 1996. Policy makers responded by shifting their focus to the budget deficit, raising taxes and cutting spending. Japan proceeded to slide back into recession.

And here we go again.

On one side, the inflation worriers are harassing the Fed. The latest example: Arthur Laffer, he of the curve, warns that the Fed's policies will cause devastating inflation. He recommends, among other things, possibly raising banks' reserve requirements, which happens to be exactly what the Fed did in 1936 and 1937 — a move that none other than Milton Friedman condemned as helping to strangle economic recovery.

Meanwhile, there are demands from several directions that President Obama's fiscal stimulus plan be canceled.

Some, especially in Europe, argue that stimulus isn't needed, because the economy is already turning around.

Others claim that government borrowing is driving up interest rates, and that this will derail recovery.

And Republicans, providing a bit of comic relief, are saying that the stimulus has failed, because the enabling legislation was passed four months ago — wow, four whole months! — yet unemployment is still rising. This suggests an interesting comparison with the economic record of Ronald Reagan, whose 1981 tax cut was followed by no less than 16 months of rising unemployment.

O.K., time for some reality checks.

First of all, while stock markets have been celebrating the economy's "green shoots," the fact is that unemployment is very high and still rising. That is, we're not even experiencing the kind of growth that led to the big mistakes of 1937 and 1997. It's way too soon to declare victory.

What about the claim that the Fed is risking inflation? It isn't. Mr. Laffer seems panicked by a rapid rise in the monetary base, the sum of currency in circulation and the reserves of banks. But a rising monetary base isn't inflationary when you're in a liquidity trap. America's monetary base doubled between 1929 and 1939; prices fell 19 percent. Japan's monetary base rose 85 percent between 1997 and 2003; deflation continued apace.

Well then, what about all that government borrowing? All it's doing is offsetting a plunge in private borrowing — total borrowing is down, not up. Indeed, if the government weren't running a big deficit right now, the economy would probably be well on its way to a full-fledged depression.

Oh, and investors' growing confidence that we'll manage to avoid a full-fledged depression — not the pressure of government borrowing — explains the recent rise in long-term interest rates. These rates, by the way, are still low by historical standards. They're just not as low as they were at the peak of the panic, earlier this year.

To sum up: A few months ago the U.S. economy was in danger of falling into depression. Aggressive monetary policy and deficit spending have, for the time being, averted that danger. And suddenly critics are demanding that we call the whole thing off, and revert to business as usual.

Those demands should be ignored. It's much too soon to give up on policies that have, at most, pulled us a few inches back from the edge of the abyss.

Source: www.nytimes.com