La guerra libica resterà agli annali come uno dei più grossi errori che Sarkozy & CO hanno commesso nel corso delle loro carriere politiche. Scrivo queste righe mentre uomini e donne continuano a morire in terre libiche, tutto perché qualcuno ha deciso che bisogna cambiare il Governo in Libia attraverso la guerra.
Cominciamo da qui
Il peggiore cieco è colui che non vuol vedere, e sulla guerra in Libia ormai è chiaro, siamo di fronte ad una guerra di stampo coloniale, maledetta quanto le bombe che continuano a uccidere e senza orizzonti di conclusione. In altre parole, questa guerra è all’inizio.
Tutto è cominciato con le manifestazioni anti-governo nella Cirenaica, quella parte della Libia che a lungo non ha digerito il potere del Colonnello e della sua piccola tribù su tutti gli altri gruppi etnici, per giunta maggiori. Quelle manifestazioni, apparentemente pacifiche, costituiscono la punta dell’iceberg di una manipolazione politica collassale, nella quale, gruppi organizzati - istruiti ed armati - da alcune potenze occidentali, sono stati considerati come dei liberi cittadini stanchi della lunga dittatura di Gheddafi e per questo propensi al cambiamento dell’assetto politico-sociale in Libia. Come si è visto, Gheddafi ha provato a reprimere queste rivolte, ma prima che lo facesse per davvero, questi gruppi avevano già cominciato a rovesciare il potere nei piccoli comuni: distruggendo le strutture governative e cambiando la bandiera (come mai avevano tante bandiere della vecchia monarchia? Tutte nuove ed in varie dimensioni).
Tutto è successo molto veloce, a tal punto che si annunciava già l’esilio del Colonnello in Venezuela, questo sarebbe stato l’obiettivo delle manifestazioni. In ogni modo, queste rivolte hanno avuto una regia ben organizzata, i vari gruppi avevano tecnologia all’avanguardia che li permetteva di caricare video su Youtube in tempo reale (nemmeno qui in Roma si riesce) e sono anche riusciti a fare credere che Muammar Gheddafi aveva usato aerei da guerra ed armi pesanti per reprimere le manifestazioni “democratiche”. Dopo questa notizie la regia ha fatto passare la notizie che erano morte ormai 10.000 persone. Chiunque conosce una guerra sa che quei numeri erano falsi, ma tutti i giornali li hanno usati ed hanno ormai demonizzato Gheddafi: è un dittatore sanguinario, deve lasciare il potere ed andare in esilio. Tutto sembrava facile, fin quando Gheddafi ha armato gli artigli ed ha bloccato tutto: prima che prendiate la Libia e create un stato fantoccio dovete vedersela con me, avrà detto.
Per giungere a questa conclusione basta, innanzitutto, volere capire a fondo quel scenario, decisione che ti porterà ad analizzare i vari testi e immagini relativi ai primi giorni delle manifestazioni in Libia. Questo materiale si trova facilmente su Google 360°, su Youtube ed altri media online. Una raccomandazione: non fidarti mai dei grossi giornali e delle catene televisivi, così come bisogna prendere con le pinze i lanci delle agenzie compromesse con i soldi statali. Prende il tuo computer, accenda Google e Bing e cerca materiale sulla guerra in Libia. Se parli altre lingue meglio perché il segreto sta nell’incrocio di varie informazioni.
Usando questo metodo potrai giungere alla macabra verità: il fermento delle manifestazioni (violente sin dall’inizio) non era la società civili organizzata in cerca di migliori condizioni di vita, ma si tratta di gruppi intenti a cambiare il Governo, quindi ad organizzare un Colpo di stato. Fino a prova contraria la Libia è uno stato riconosciuto dalla Comunità internazionale, è uno dei maggiori contribuenti per la crescita dell’Unione africana, così come partecipa nella crescita di varie economie africane investendo in varie settori. Dinanzi ad un tentativo di colpo di stato qual Governo al mondo non avrebbe reagito? Possiamo ovviamente discutere sui metodi violenti di Ghedaffi (che io condanno senza se e senza ma), ma bisogna pur capire che qualunque Governo avrebbe fatto qualcosa per salvare il proprio sistema.
Gheddafi lotta per sopravvivere mentre in Occidente, sul campo mediatico, la propaganda contro di lui era cominciata con qualche tempo di anticipo, raggiungendo il top con la manipolazione di immagini del video di un normale cimitero a Tripoli, che viene trasformato in un scenario di fossa comune per i manifestanti “pro-democrazia” uccisi. Gran parte dei media Occidentale hanno aderito in modo “innocente” a questa campagna di “diabolizzazione“, si sono dimenticati le regole del buon giornalismo e tutti hanno funto da risonanza alle varie notizie che mettevano Gheddafi come uno dei più sanguinari degli ultimi tempi. L’obiettivo era convincere l’opinione di ogni paese (Francia, Inghilterra, Stati Uniti ed Italia) a consentire un intervento militare in Libia. E così è stato. Ho sentito amici parlare che in Libia si muore di fame, che gli immigrati sui barconi sono i libici che scappano dalla miseria, che militari governativi violentavano le donne di passaggio, che si uccidevano i bambini ed anziani per piacere. Si è detto di tutto, alla fine le società approvarono “l’intervento umanitario” e Sarkozy con un pressing sul Consiglio di sicurezza è riuscito ad avere la carta bianca per intervenire in Libia.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 1975 che impone una “No fly zone” sulla Libia, l’obiettivo era quello di impedire Gheddafi di sparare alla gente e quindi giungere ad un cessate il fuoco. L’armata dei paesi “super-democratici” che ha voluto la risoluzione ONU, invece, la applica secondo i propri obiettivi: non più proteggere i civili, ma distruggere le forze di Gheddafi e permettere un Government change in favore dei ribelli. Questa strategia non ha funzionato e la “No fly zone” fallita. Viene da pensare che probabilmente i ribelli hanno creduto alla propria propaganda e si sono persino convinti di potere sbaragliare Gheddafi in poche settimane se Nikolas Sarkozy ed il suo gruppo di volenterosi facesse fuori carri armati del Colonnello. Così non è stato. In questo momento Ghedaffi è più forte che mai e sia la propaganda, siano i bombardamenti prima dell’”ONU” adesso della Nato non hanno bloccato il Colonnello.
Infine, sul campo mediatico, in questi giorni si vedono ancora delle manipolazioni aberranti e senza senso: premesso che Libia ormai sia in corso una guerra civile la cui conclusione è sempre più lontana che mai, è triste vedere quanto i giornali non smettono di ripetere il numero di morti attribuite alle forze governative. Si combatte, si bombarda da una parte e dell’altre e per giunta la NATO sgancia delle bombe da 2000tonnellate contro “presunti” obiettivi militari nonché missili con sostanze radioattive, ma le notizie che vediamo passare sono tutte con l’intento di dire screditare le forze governative. Insomma, un imbambolamento di massa che purtroppo molti ci credono. Ogni giorno vediamo delle case distrutte, vite spezzate, gente che fugge la guerra e la colpa è tutta di Ghedaffi. L’ultima aberrazione propagandistica l’ha trovata il New York Times (un giornale che ritenevo baluardo del buon giornalismo): Le forze di Gheddafi usano bombe a grappolo (fabbricate negli USA ed ricordiamo che Israele le ha usate massicciamente a Gazza). Infine, nella pentola della disinformazione si trovano tutti grossi mezzi di comunicazione occidentali, fenomeno che trovo desolante e davvero triste anche per la salute delle democrazia liberali in occidente.
Le conseguenze sul campo politico si faranno sentire a lungo andare. Una prima vittima politica è Barack Obama, che imbarcando in questa guerra di “ingerenza umanitaria”, come diceva Giovanni Paolo II, e non dicendo niente in merito agli altri morti nel medio oriente si è sporcato in modo indelebile (Cfr. Bahrain, Yemen, Arabia Saudita). In Italia, uno di quelli che resta davvero male è il presidente Giorgio Napolitano, usato per convincere l’opinione pubblica che l’intervento è umanitario e non una guerra - svegliati Giorgio! Abbiamo sentito il presidente ripetere che non si trattava di una guerra - visto che la costituzione vieta l’Italia di partecipare in azioni del genere - ma di un intervento umanitario per la salvezza dei civili libici che Gheddafi stava uccidendo. In Francia Sarkozy può lavarsi la faccia, in giro per Africa esce macchiato di SANGUE perché nel giro di tre mesi ha messo in piede due guerre in Africa: l’odio e la rabbia contro di lui è aumentata (i poveri cittadini in genere non escono bene da queste vicende cfr. americani in giro per il mondo). Dopo la propaganda, ecco, abbiamo la guerra. La guerra di Sarkozy.
In questo momento la situazione è di stallo, nel campo militare non si sa come finiranno le cose. Le forze di Gheddafi, nonostante i costanti bombardamenti della Nato, riescono ancora ad infliggere pesanti colpi ai ribelli ARMATI E SOSTENUTI dall’Occidente. La Nato, da organizzazione di difesa comune è passata ad apparato di offesa a servizio delle multinazionali del petrolio, chi lo avrebbe detto. Inoltre, le bombe intelligenti targate Nato hanno ormai fatto tanti morti civili, per i comandanti sono danni collaterali, per le famiglie sono sogni e speranze spezzate. Vite di uomini e di donne tolte senza il minimo scrupolo: un giorno qualcuno dovrà pur rispondere per questi crimini perché tutte le vite hanno lo stesso valore, oppure i sbaglio?
Questo iniziativa bellica fallimentare conferma l’idea secondo la quale non si uccide per evitare che qualcuno uccida. Uccidere un uomo come prevenzione è errore grossolano. Così è che la situazione in Libia è completamente imprevedibile: quella gente aveva bisogno di democrazia e non di guerra. Inoltre, questa guerra porterà sicuramente la divisione della Libia in due parti, credo sia questo l’intento di quella parte dell’Occidente che si è spesa perché si approvasse la risoluzione ONU, e quando ciò avverrà, si confermeranno molti cattivi giudizi contro i paesi che hanno voluto quella guerra, una guerra sporca fatta da politici mediocri e senza lungimiranza.
Mentre scrivo queste righe, l’Italia sta già pagando ALCUNE delle proprie colpe per aver acetato - senza ponderazione e difesa dei propri accordi ed interessi - l’intervento militare in Libia partendo dalle basi Nato sul proprio territorio. La Libia nel caos l’immigrazione di massa ha le porte aperte. L’immigrazione è diventata un’incubo anche per l’Europa, a tal punto che l’Italia ha messo in dubbio le ragioni della sua partecipazione nell’Unione europea stessa. Da co-fondatrice a possibile prima defezione. Non accadrà, però fa capire cosa passa per la testa della classe politica al governo.
Credo comunque che questa guerra farà ancora parlare di se, perché le guerra sbagliate peggiorano le condizioni di vita delle popolazioni. Cosa dire dell’Iraq - si stava meglio quando si stava peggio. 1.450.000 morti in sette anni di convulsioni provocate da Bush Jr.
Secondo un proverbio africano, quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata, lo stesso ormai si vede nella situazione libica: gli elefanti? L’Occidente contro Gheddafi. Molti non lo sanno, ma questa guerra ancora farà molti morti, con grande dispiacere perché la Libia - prima della guerra era considerato uno dei paesi con migliori di condizioni di vita in Africa (Cfr. Cia World Fact - Libya) - è complessa quanto lo Somalia e tanti stati arabi della regione. Quel deserto sarà irrigato di sangue fresco, molti giovanni vedranno i propri sogni sfumarsi come gocce d’acqua in contatto con la sabbia calda del deserto, molte famiglie si spezzeranno… lo dice uno che la guerra l’ha vissuta: la guerra è brutta quanto le arme che si producono nelle maggiori “demoCRAZIE”.
Kingamba Mwenho