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giovedì, aprile 21, 2011

Libia/Guerra: E’ morto Tim Hetherington, cosa ne pensa Nikolas Sarkozy?

La guerra è un mostro senza occhi per questo schiaccia chiunque si avvicina troppo ad essa. Proprio così, quello che chiamiamo guerra è frutto delle menti malate, lo dicevano gli antichi e lo ripetono oggi vari uomini e donne che si riconoscono nei valori del pacifismo moderato: coloro che si oppongono alla guerra fin quando non sono finite le varie possibilità di dialogo e mediazione. In questo momento la Libia è in guerra, quella che sembrava una “passeggiata militare” delle potenze colonizzatrice rischia di diventare una guerra civile che se non dividere la Libia la rendere simile alla Somalia. Con tutti i mezzi che hanno non sono riusciti a far tacere le arme: un fallimento assurdo.

Scrivo queste righe per rendere omaggio al fotoreporter americano Tim Hetherington, purtroppo morto oggi a Misurata, la citta dove si spara ad altezza d’uomo. Me dispiace, me dispiace tanto. Lo stesso si dica circa giovani arruolati nel sud dell’africa per combattere per Gheddafi. Ogni mezzo militar bombardato, ogni trincera, ogni caserma distrutta sono loro a morire… muoiono così, come bestie.

Ho avuto l’opportunità di scrivere che le guerra, spesso quelle sporche e sbagliate come questa in Libia,  peggiorano la situazione che intendono risolvere. I volenterosi occidentali volevano un intervento veloce, una guerra facile come ricevere le caramelle ad una bambina, invece hanno trovato un Gheddafi, un osso duro da masticare, ed è guerra, si spara e si muore fin quando non si sa.

Le guerra non sono la risposta giusta alla sete di dignità, alla sete di democrazia e giustizia sociale. Non alla guerra, “mai più la guerra”, lo ha ripetuto più volte Giovanni Paolo II in occasione dell’intervento Nato nei Balcani. Purtroppo gli uomini hanno la memoria corta e prima di chiudere i conti con una guerra si impantano già in altre. Spesso ci si dimentica le conseguenze degli interventi militari in paesi lontani, basta pensare all’Iraq che finora lotta per non disintegrarsi in tanti piccoli califfati. Chi parla più dell’Iraq? Chi spiega come stanno le cose? Chi? Nessuno.

Chiudo queste righe tornando sulla triste scomparsa di Tim Hetherington, fotoreporter di fama mondiale che purtroppo è morto in Libia, in una guerra sbagliata che porterà ancora molte vite, anzi, in questo preciso momento ci sono persone che stanno perdendo la vita. E’ tempo di smetterla.

Peace!

Kingamba Mwenho

mercoledì, aprile 20, 2011

Goffe bugie sulla guerra in Libia - Gheddafi e le bombe a grappolo

Scrivere sulla Libia ormai è uno sport per dilettanti visto che chiunque spara a zero su questioni che non conosce. Quella in Libia è una guerra e in esse l’uomo tira fuori le parti peggiori del suo ingegno, ma certe cose restano comunque fantasiose. Negli ultimi giorni abbiamo letto di cecchini colombiani, di mercenari nigeriani, di piloti ucraini e serbi, di bombisti sudamericani, tutti a servizio di Gheddafi. Ma chi li ha visti? Vogliamo le prove, le immagini, gli interrogatori. Il buon giornalismo non può fidarsi delle affermazioni di una sola parte coinvolta in un conflitto. Nei telegiornali e negli articoli che vediamo in giro manca spesso il ponto di vista di coloro che sono con il governo.

L’ultima bufala pazzesca, forse una delle più grosse, la scrive il New York Times, secondo il quale le forze governative usano le bombe a grappolo a Misurata: ma chi le ha viste? Quale giornalista americano si trova a Misurata? Come è entrato in essa se la città è sotto assedio da diverse settimane? Inoltre, è conoscenza diffusa che le bombe a grappolo sono micidiali ed è ormai proibito il suo uso in qualunque scenario, eccetto in quello palestinese dove Israele con la missione “piombe fuso”ne fece largo uso su Gaza e restò impune. Dire che le forze governative hanno fatto uso di questi ordigni è un ulteriore modo di criminalizzarle nonché  di alzare la criticità della situazione, per darne spazio ad approvazione da parte della comunità internazionale  in vista di uneventuale intervento militare a terra, visto che quello aereo non è sufficiente. Questa guerra si sta trasformando in una guerriglia e se lo diventa davvero il numero dei morti sarà incalcolabili.

Scrivere, informare, aiutare a riflettere è una cosa positiva, ma per favore, oggi come oggi abbiamo bisogno di ponderatezza, di criticità, di senso del dovere, di dire la verità ai lettori che non hanno la capacità di decodificare certe informazioni.

Così l’uso delle bombe a grappolo si aggiungono al crescente numero di buffale/disinformazioni contro il regime di Gheddafi. Ricordiamo che all’inizio dell’operazione militare si è diffusa la disinformazione secondo  la quale le forze governative reprimevano le manifestazioni con degli aerei da combattimento ed infine la manipolazione delle immagini di un normale cimitero diffuso come il luogo di una fossa comune per far sparire i corpi dei manifestanti uccisi.

Arthur Ponsonby diceva che quando si dichiara una guerra la prima vittima è la verità e, considerando i mezzi tecnologici che abbiamo oggi, ogni bugia viene ingigantita in tal modo che sembra la verità assoluta.

Per non lasciarsi ingannare basta diversificare le proprie fonti di informazioni, e oggi il web rende tutto più facile. Per questo ci vuole arguzia e buona dote di curiosità intellettuale.  In questo processo l’uso delle domande è indispensabile, come lo è l’uso della ragion pura, il metodo cartesiano di mettere a soqquadro ogni cosa che ricevi e quand’anche la situazione raccontata sembra vera, domandarsi la verità opposta (capendo necessariamente le fonti di informazioni) aiuta a cogliere la verità o approssimarsi ad essa.

Per quanto riguarda i numeri dei morti attribuiti alla parte che si vuole eliminare bisogna prenderli sempre con le pinze. All’inizio abbiamo saputo che nella prima settimana di repressione erano morte già 10.000 persone. Tutte le Tv ed anche i grossi giornali hanno abboccato l’amo ed hanno pubblicato questa “falsa” informazione, senza nemmeno provare a cercare qualche conferma, risultato: è stato uno stratagemma usato dai ribelli per convincere le opinione pubbliche occidentali ad appoggiare i governi interventisti. In ogni modo, l’idea è troppo raffinata per cui è lecito dubitare che sia stata abbozzata solamente dai ribelli. Per questo aumentano le ragioni per cui credere e concludere che in questa storia ci sia anche la mano di grossi centri di controllo dell’informazione e propaganda pro-guerra in vista dei proventi petroliferi ed acquiferi.

La guerra è una bestia di sette teste, tutto si inventa pur di vincerla. Su questa via Sun Tzu affermava spesso che “tutta la guerra si basa sull’inganno.” Non lasciarti ingannare perché le guerre sono sempre ignobili.

Kingamba Mwenho

Goffe bugie sulla guerra in Libia - Gheddafi e le bombe a grappolo

Scrivere sulla Libia ormai è uno sport per dilettanti visto che chiunque spara a zero su questioni che non capisci. Quella, in Libia, è una guerra, in esse l'uomo tira fuori le parti peggiori del suo ingegno ma certe cose restano comunque fantasiose. Molti giornalisti parlano di cecchini colombiani, di mercenari nigeriani, di piloti ucraini e serbi, di bombisti sudamericani, tutti a servizio di Gheddafi. Ma chi li ha visti? Vogliamo le prove, le immagini, gli interrogatori. Il buon giornalismo non può fidarsi delle affermazioni di una sola parte coinvolta in un conflitto. Nei telegiornali e negli articoli che vediamo in giro mancano spesso il ponto di vista di coloro che sono con il governo.

L’ultima buffala pazzesca, forse una delle più grosse per davvero, lo scrive il New York Times, secondo il quale le forze governative usano le bombe a grappolo in Misurata: ma chi le ha viste? Quale giornalista americano si trova a Misurata? Come è entrato in essa se la città è sotto assedio da diverse settimane? Inoltre, è conoscenza diffusa che le bombe a grappolo sono micidiale ed ormai proibito il suo uso in qualunque scenario, eccetto in quello palestinese dove Israele con la missione “piombe fuso” ne fece largo uso su Gazza e restò impune. Dire che le forze governative hanno fatto uso di questi ordigni è un ulteriore modo di criminalizzarle nonché alzare la criticità della situazione per darne spazio ad approvazione per parte della comunità internazionale di un intervento militare a terra, visto che quello aereo non è sufficiente. Questa guerra si sta trasformando in una guerriglia e se lo diventa davvero il numero dei morti saranno incalcolabili.

Scrivere, informare, aiutare a riflettere è una cosa positiva, ma per favore, oggi come oggi abbiamo bisogno di ponderatezza, di criticità, di senso del dovere di dire la verità ai nel riguardo dei lettori che non hanno la capacità di decodificare certe informazioni.

Così l’uso delle bombe a grappolo si aggiungono al crescente numero di buffale/disinformazioni contro il regimi di Gheddafi. Ricordiamo che all’inizio dell’operazione militare si diffusa la disinformazione secondo  la quale le forze governative reprimevano le manifestazioni con degli aerei da combattimento ed infine la manipolazione delle immagini di un normale cimitero diffuso come il luogo di una fossa comune per far sparire i corpi dei manifestanti uccisi.

Arthur Ponsonby diceva che quando si dichiara una guerra la prima vittima è la verità, e considerando i mezzi tecnici che abbiamo oggi ogni bugia viene ingigantita a tal modo che sembra la verità assoluta.

Per non lasciarsi ingannare basta diversificare le proprie fonti di informazioni, oggi abbiamo il web e rende tutto più facile. Per questo ci vuole arguzia e buona dotte di curiosità intellettuale.  In questo processo l’uso delle domani è indispensabile, l’uso della ragion pure, il metodo cartesiano di mettere a soqquadro ogni cosa che ricevi e quand’anche la situazione raccontata sembra vera, domandarsi la verità opposta (capendo necessariamente le fonti di informazioni) aiuta a percepire la verità o approssimarsi ad essa. Per quanto riguardano i numeri dei morti attribuiti alla parte che si vuole eliminare bisogna prenderli sempre con le pinze. La guerra è una bestia di sette teste, tutto si inventa pur di vincerla. Su questa  via Sun Tzu affermava spesso che “tutta la guerra si basa sull'inganno.” Non lasciarti ingannare perché le guerre sono sempre ignobili.

Kingamba Mwenho

Guerra in Libia - Petrolio, sangue giovane sul deserto e molta ipocrisia occidentale

La guerra libica resterà agli annali come uno dei più grossi errori che Sarkozy & CO hanno commesso nel corso delle loro carriere politiche. Scrivo queste righe mentre uomini e donne continuano a morire in terre libiche, tutto perché qualcuno ha deciso che bisogna cambiare il Governo in Libia attraverso la guerra.

Cominciamo  da qui

Il peggiore cieco è colui che non vuol vedere, e sulla guerra in Libia ormai è chiaro, siamo di fronte ad una guerra di stampo coloniale, maledetta quanto le bombe che continuano a uccidere e senza orizzonti di conclusione. In altre parole, questa guerra è all’inizio.

Tutto è cominciato con le manifestazioni anti-governo nella Cirenaica, quella parte della Libia che a lungo non ha digerito il potere del Colonnello e della sua piccola tribù su tutti gli altri gruppi etnici, per giunta maggiori. Quelle manifestazioni, apparentemente pacifiche, costituiscono la punta dell’iceberg di una manipolazione politica collassale, nella quale, gruppi organizzati - istruiti ed armati - da alcune potenze occidentali, sono stati considerati come dei liberi cittadini stanchi della lunga dittatura di Gheddafi e per questo propensi al cambiamento dell’assetto politico-sociale in Libia. Come si è visto, Gheddafi ha provato a reprimere queste rivolte, ma prima che lo facesse per davvero, questi gruppi avevano già cominciato a rovesciare il potere nei piccoli comuni: distruggendo le strutture governative e cambiando la bandiera (come mai avevano tante bandiere della vecchia monarchia? Tutte nuove ed in varie dimensioni).

Tutto è successo molto veloce, a tal punto che si annunciava già l’esilio del  Colonnello in Venezuela, questo sarebbe stato l’obiettivo delle manifestazioni. In ogni modo, queste rivolte hanno avuto una regia ben organizzata, i vari gruppi avevano tecnologia all’avanguardia che li permetteva di caricare video su Youtube in tempo reale (nemmeno qui in Roma si riesce) e sono anche riusciti a fare credere che Muammar Gheddafi aveva usato aerei da guerra ed armi pesanti per reprimere le manifestazioni “democratiche”. Dopo questa notizie la regia ha fatto passare la notizie che erano morte ormai 10.000 persone. Chiunque conosce una guerra sa che quei numeri erano falsi, ma tutti i giornali li hanno usati ed hanno ormai demonizzato Gheddafi: è un dittatore sanguinario, deve lasciare il potere ed andare in esilio. Tutto sembrava facile, fin quando Gheddafi ha armato gli artigli ed ha bloccato tutto: prima che prendiate la Libia e create un stato fantoccio dovete vedersela con me, avrà detto.

Per giungere a questa conclusione basta, innanzitutto, volere capire a fondo quel scenario, decisione che ti porterà ad analizzare i vari testi e immagini relativi ai primi giorni delle manifestazioni in Libia. Questo materiale si trova facilmente su Google 360°, su Youtube ed altri media online. Una raccomandazione: non fidarti mai dei grossi giornali e delle catene televisivi, così come bisogna prendere con le pinze i lanci delle agenzie compromesse con i soldi statali. Prende il tuo computer, accenda Google e Bing e cerca materiale sulla guerra in Libia. Se parli altre lingue meglio perché il segreto sta nell’incrocio di varie informazioni.

Usando questo metodo potrai giungere alla macabra verità: il fermento delle manifestazioni (violente sin dall’inizio) non era la società civili organizzata in cerca di migliori condizioni di vita, ma si tratta di gruppi intenti a cambiare il Governo, quindi ad organizzare un Colpo di stato. Fino a prova contraria la Libia è uno stato riconosciuto dalla Comunità internazionale, è uno dei maggiori contribuenti per la crescita dell’Unione africana, così come partecipa nella crescita di varie economie africane investendo in varie settori. Dinanzi ad un tentativo di colpo di stato qual Governo al mondo non avrebbe reagito? Possiamo ovviamente discutere sui metodi violenti di Ghedaffi (che io condanno senza se e senza ma), ma bisogna pur capire che qualunque Governo avrebbe fatto qualcosa per salvare il proprio sistema.

Gheddafi lotta per sopravvivere mentre in Occidente, sul campo mediatico, la propaganda contro di lui era cominciata con qualche tempo di anticipo, raggiungendo il top con  la manipolazione di immagini del video di un normale cimitero a Tripoli, che viene trasformato in un scenario di fossa comune per i manifestanti “pro-democrazia” uccisi. Gran parte dei media Occidentale hanno aderito in modo “innocente” a questa campagna di “diabolizzazione“, si sono dimenticati le regole del buon giornalismo e tutti hanno funto da risonanza alle varie notizie che mettevano Gheddafi come uno dei più sanguinari degli ultimi tempi.  L’obiettivo era convincere l’opinione di ogni paese (Francia, Inghilterra, Stati Uniti ed Italia) a consentire un intervento militare in Libia. E così è stato. Ho sentito amici parlare che in Libia si muore di fame, che gli immigrati sui barconi sono i libici che scappano dalla miseria, che militari governativi violentavano le donne di passaggio, che si uccidevano i bambini ed anziani per piacere. Si è detto di tutto, alla fine le società approvarono “l’intervento umanitario” e Sarkozy con un pressing sul Consiglio di sicurezza è riuscito ad avere la carta bianca per intervenire in Libia.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 1975 che impone una “No fly zone” sulla Libia, l’obiettivo era quello di impedire Gheddafi di sparare alla gente e quindi giungere ad un cessate il fuoco. L’armata dei paesi “super-democratici” che ha voluto la risoluzione ONU, invece, la applica secondo i propri obiettivi: non più proteggere i civili, ma distruggere le forze di Gheddafi e permettere un Government change in favore dei ribelli.  Questa strategia non ha funzionato e la “No fly zone” fallita. Viene da pensare che probabilmente i ribelli hanno creduto alla propria propaganda e si sono persino convinti di potere sbaragliare Gheddafi in poche settimane se Nikolas Sarkozy ed il suo gruppo di volenterosi facesse fuori carri armati del Colonnello. Così non è stato. In questo momento Ghedaffi è più forte che mai e sia la propaganda, siano i bombardamenti prima dell’”ONU” adesso della Nato non hanno bloccato il Colonnello.

Infine, sul campo mediatico, in questi giorni si vedono ancora delle manipolazioni aberranti e senza senso: premesso che Libia ormai sia in corso una guerra civile la cui conclusione è sempre più lontana che mai, è triste vedere quanto i giornali non smettono di ripetere il numero di morti attribuite alle forze governative. Si combatte, si bombarda da una parte e dell’altre e per giunta la NATO sgancia delle bombe da 2000tonnellate contro “presunti” obiettivi militari  nonché missili con sostanze radioattive, ma le notizie che vediamo passare sono tutte con l’intento di dire screditare le forze governative. Insomma, un imbambolamento di massa che purtroppo molti ci credono. Ogni giorno vediamo delle case distrutte, vite spezzate, gente che fugge la guerra e la colpa è tutta di Ghedaffi. L’ultima aberrazione propagandistica l’ha trovata il New York Times (un giornale che ritenevo baluardo del buon giornalismo): Le forze di Gheddafi usano bombe a grappolo (fabbricate negli USA ed ricordiamo che Israele le ha usate massicciamente a Gazza). Infine, nella pentola della disinformazione si trovano tutti grossi mezzi di comunicazione occidentali, fenomeno che trovo desolante e davvero triste anche per la salute delle democrazia liberali in occidente.

Le conseguenze sul campo politico si faranno sentire a lungo andare. Una prima vittima politica è Barack Obama, che imbarcando in questa guerra di “ingerenza umanitaria”, come diceva Giovanni Paolo II, e non dicendo niente in merito agli altri morti nel medio oriente si è sporcato in modo indelebile (Cfr. Bahrain, Yemen, Arabia Saudita). In Italia, uno di quelli che resta davvero male è il presidente Giorgio Napolitano, usato per convincere l’opinione pubblica che l’intervento è umanitario e non una guerra - svegliati Giorgio! Abbiamo sentito il presidente ripetere che non si trattava di una guerra - visto che la costituzione vieta l’Italia di partecipare in azioni del genere - ma di un intervento umanitario per la salvezza dei civili libici che Gheddafi stava uccidendo. In Francia Sarkozy può lavarsi la faccia, in giro per Africa esce macchiato di SANGUE perché nel giro di tre mesi ha messo in piede due guerre in Africa: l’odio e la rabbia contro di lui è aumentata (i poveri cittadini in genere non escono bene da queste vicende cfr. americani in giro per il mondo). Dopo la propaganda, ecco, abbiamo la guerra. La guerra di Sarkozy.

In questo momento la situazione è di stallo, nel campo militare non si sa come finiranno le cose. Le forze di Gheddafi, nonostante i costanti bombardamenti della Nato, riescono ancora ad infliggere pesanti colpi ai ribelli ARMATI E SOSTENUTI dall’Occidente. La Nato, da organizzazione di difesa comune è passata ad apparato di offesa a servizio delle multinazionali del petrolio, chi lo avrebbe detto. Inoltre, le bombe intelligenti targate Nato hanno ormai fatto tanti morti civili, per i comandanti sono danni collaterali, per le famiglie sono sogni e speranze spezzate. Vite di uomini e di donne tolte senza il minimo scrupolo: un giorno qualcuno dovrà pur rispondere per questi crimini perché tutte le vite hanno lo stesso valore, oppure i sbaglio?

Questo iniziativa bellica fallimentare conferma l’idea secondo la quale non si uccide per evitare che qualcuno uccida. Uccidere un uomo come prevenzione è errore grossolano. Così è che la situazione in Libia è completamente imprevedibile: quella gente aveva bisogno di democrazia e non di guerra. Inoltre, questa guerra porterà sicuramente la divisione della Libia in due parti, credo sia questo l’intento di quella parte dell’Occidente che si è spesa perché si approvasse la risoluzione ONU, e quando ciò avverrà, si confermeranno molti cattivi giudizi contro i paesi che hanno voluto quella guerra, una guerra sporca fatta da politici mediocri e senza lungimiranza.

Mentre scrivo queste righe, l’Italia sta già pagando ALCUNE delle proprie colpe per aver acetato - senza ponderazione e difesa dei propri accordi ed interessi  - l’intervento militare in Libia partendo dalle basi Nato sul proprio territorio. La Libia nel caos l’immigrazione di massa ha le porte aperte. L’immigrazione è diventata un’incubo anche per l’Europa, a tal punto che l’Italia ha messo in dubbio le ragioni della sua partecipazione nell’Unione europea stessa. Da co-fondatrice a possibile prima defezione. Non accadrà, però fa capire cosa passa per la testa della classe politica al governo.

Credo comunque che questa guerra farà ancora parlare di se, perché le guerra sbagliate peggiorano le condizioni di vita delle popolazioni. Cosa dire dell’Iraq - si stava meglio quando si stava peggio. 1.450.000 morti in sette anni di convulsioni provocate da Bush Jr.

Secondo un proverbio africano, quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata, lo stesso ormai si vede nella situazione libica: gli elefanti? L’Occidente contro Gheddafi. Molti non lo sanno, ma questa guerra ancora farà molti morti, con grande dispiacere perché la Libia - prima della guerra era considerato uno dei paesi con migliori di condizioni di vita in Africa (Cfr. Cia  World Fact - Libya) - è complessa quanto lo Somalia e tanti stati arabi della regione. Quel deserto sarà irrigato di sangue fresco, molti giovanni vedranno i propri sogni sfumarsi come gocce d’acqua in contatto con la sabbia calda del deserto, molte famiglie si spezzeranno… lo dice uno che la guerra l’ha vissuta: la guerra è brutta quanto le arme che si producono nelle maggiori “demoCRAZIE”.


Kingamba Mwenho

venerdì, aprile 15, 2011

Se non ora quando? Manifestazione per la dignità delle donne!

Basta!

lunedì, aprile 04, 2011

Anche l'Europa ha i suoi limiti...

La guerra occidentale in Libia ha messo in evidenza il peggio dell'Occidente: i poteri forti della finanza, gli interessi massonici, la manipolazione dei media, l'ignoranza della gente circa le questioni internazionali, l'ipocrisia degli intellettuali... e via dicendo!
Sono indignato...

La strana guerra della Libia: I preparativi cominciarono a novembre - come mai?

La guerra in Libia e i suoi novelli «Stranamore»

Le truppe di Gheddafi al contrattacco. Le bombe Nato sbagliano bersaglio. I dubbi internazionali dopo le proteste in piazza contro le guerre organizzata da Emergency

L'attacco franco-britannico contro la Libia come una sorta di War Game programmato già nel novembre scorso. Troppo verosimile per essere un caso. Questa sconvolgente circostanza emerge da un sito ufficiale legato a uno dei comandi dell’Aeronautica militare francese. Sono infatti le pagine del Comando della Difesa Aerea e delle operazioni Aeronautiche , con tanto di logo colorato «Armée de l'Air» in bella vista, a regalarci la descrizione di un ''War Game'' ricalcato dallo scenario libico di questi giorni. Lo hanno scoperto Giulietto Chiesa e Pino Cabras, pubblicandolo sul sito www.megachip.info.

Articoli Collegati
Prima che venga oscurato il sito
Per chi volesse consultare tutte le informazioni che seguono (e sarà meglio farlo prima che il sito venga oscurato), ecco il link indispensabile: http://www.southern-mistral.cdaoa.fr/GB/index.php?option=com_content&view=article&id=54&Itemid=67. Il titolo e il logo contengono il nome dell'operazione in codice: “Southern Mistral 2011”. Il nome segnato dall’aggettivo inglese è lo stesso sia nelle pagine in inglese del 4 marzo 2011, sia in quelle anteriori del 17 febbraio in francese. I francesi appaiono gli iniziatori di fatto, oltre che gli “ospitanti”. Come si evince dai testi che qui sotto riportiamo, infatti, sono francesi tutte le basi impegnate nell'operazione “Southern Mistral 2011”.

Southern MistralNella Presentazione, si legge questa fenomenale descrizione che, se non fosse vera, come tutto il resto del sito, sarebbe davvero ben congegnata. «Il 2 novembre 2010 la Francia e la Gran Bretagna hanno firmato un accordo senza precedenti in tema di difesa e sicurezza. Componente di questo accordo è l'esercitazione Southern Mistral. Essa è programmata per il periodo dal 21 al 25 marzo 2011 e coinvolgerà diverse basi francesi. In questa occasione le forze francesi e britanniche effettueranno operazioni aeree congiunte e uno specifico raid aereo che realizzerà un attacco convenzionale a largo raggio d'azione. Questa esercitazione bilaterale coinvolgerà oltre 500 addetti.»

La flotta aerea e il resto
Il sito non si limita a dare questa succosa informazione. Precisa, con dovizia di particolari, corredati di fotografie e dei descrizioni e dettagli tecnici, che proprio nel mese di marzo 2011 sono destinati all'operazione Tempesta del Sud una trentina di velivoli. Tra cui 6 Tornado GR4s della Royal Air Force, accompagnati da un aereo cisterna Vickers-10 e un Boeing E3D, mentre la Francia metterebbe a disposizione i suoi Mirage 2000Ds, 2000Ns, 2000 Cs. I famosi Rafale non compaiono in questo elenco ma nelle fotografie del sito, insieme a diversi tipi di elicotteri. Gli aerei Rafale, “Raffica”, sono l’orgoglio dell’aeronautica e dell’industria militare francese. Velivolo multiruolo, caccia, intercettore, aereo da attacco a terra.

Bombardieri e commando
Il centro di comando che guiderà l'intera operazione nella base aerea di Lione Mont-Verdun (sigla BA942). Ma, a quanto pare, non si progettava solo un raid in quota. Si parla di un commando di paracadutisti francesi “Air 20” (CPA20) che deve incontrarsi con un analogo reggimento britannico in quel di Digione, per effettuare operazioni di sincronizzazione e di azioni congiunte future. Parallelamente un altro reggimento britannico è atteso a Captieux per apprestare misure di polizia aerea elitrasportata. Lo scopo- viene precisato – sarà quello di colpire avversari «in lento movimento» a terra. Le immagini che stiamo vedendo in tv, che mostrano il tiro al bersaglio con missili contro i tank di Gheddafi sembrano la rappresentazione precisa di questi documenti.

L'immaginaria Soutland del dittatore verosimile
Nello stesso sito, sotto la voce in homepage di Conflict Summary, si può leggere il significato di quel “Southern” che compare nel titolo. Si tratta di un paese immaginario, di nome Southland. Un paese con un governo “specificamente autoritario”, nel quale stanno accadendo cose stranamente vicine ai racconti e analisi che abbiamo letto sui giornali in queste settimane, quasi che chi ha scritto queste righe avesse la possibilità di guardare dentro una sfera di cristallo. Seguiamo dunque questi lettori franco-britannici di fondi di caffè. «L'ex dittatore si è dimesso, trasmettendo i poteri a suo figlio. Da quel momento la politica del paese è divenuta più aggressiva. Prove dell'aggressione mostrano chiaramente la responsabilità di Southland in un attacco contro gli interessi strategici francesi».

L'Idealpolitik d'obbligo
Naturalmente chi progetta un'offensiva, sia pure immaginaria, contro un paese immaginario, deve anche dotarsi di prove che “dimostrino” le colpe del nemico. Che deve essere severamente punito in tempi rapidi. Dunque «il presidente francese e il primo ministro britannico decidono di dare un'immediata e congiunta risposta a questa offesa», che si tradurrà in un «attacco convenzionale a lungo raggio contro un obiettivo strategico all'interno di Southland». Dopo avere mostrato in dettaglio le collocazioni delle basi francesi impegnate, dove si porteranno le truppe britanniche, si scrive –anche in questo caso colpisce la lungimiranza degli autori– che la Francia «prende la decisione di mostrare la propria determinazione a Southland in base alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, n.3003».

Le molte “Southland” del Nordafrica
C'è quasi tutto il necessario. L'unico errore, veniale, è il numero della risoluzione, che non poteva essere così alto alla data in cui il tutto sarebbe avvenuto. Infatti, dal testo del sito citato, emerge che l'attacco verso una “dittatura del sud” deve avvenire tra il 21 e il 25 marzo. Resta solo un dubbio: ma questo Southland è proprio la Libia? Non potrebbe essere l'Egitto? Anche là il dittatore pensava di mettere al suo posto il figlio, ma alla luce degli avvenimenti successivi non si direbbe che gli strateghi parigini e londinesi a questo pensassero. Lo schema comunque era pronto, la mobilitazione rodata. Il nemico si poteva scegliere sulla base degli eventi. Da Ben Alì a Gheddafi, passando per Mubarak sulla base di evenienze politiche interne ben sollecitate.

Opération Harmattan
Con poca fantasia, i militari francesi hanno chiamato la loro campagna di Libia con il nome di Opération Harmattan, che poi è l’appellativo di un vento tempestoso, una specie di Maestrale del Sud. Le coincidenze non sono sfuggite al parlamentare statunitense Dennis Kucinich, che in una lettera a tutti i suoi colleghi ricorda che «mentre i giochi di guerra non sono affatto rari, le somiglianze fra “Southern Mistral” e l’attuale operazione mettono immediatamente in luce la quantità di domande che rimangono senza risposta in merito ai nostri programmi militari in Libia». E aggiunge: «Non sappiamo da quanto tempo l’attacco alla Libia fosse in preparazione, ma dobbiamo scoprirlo. Non sappiamo chi rappresentano davvero i ribelli né come sono diventati armati, ma dobbiamo scoprirlo».


Fonte foto: (ami)

Libia/Invasione Occidentale: Soldati libici costretti a mangiare un cane morto

Cfr: Questo video - http://etleboro.it/video.php?id=95352

Soldati libici costretti a mangiare un cane morto

Ecco cosa succede in Libia. L'Italia deve tirarsi indietro da questo pantano, e deve dire a Sarkozy e a questi falliti che la loro partita è persa, e che Gheddafi e quello che è , ma c'è anche di peggio. E quel peggio la Francia, insieme alla Gran Bretagna e l'America lo stanno finanziando. A questo punto sarebbe meglio dire le cose come stanno.