Gli scienziati: per l'effetto serra i mari si alzeranno più del previsto
Sott'acqua da Venezia a una parte di Manhattan, a Hong Kong al Bangladesh
Da qui al 2100, addio Maldive. Ma anche addio a un bel pezzo di Manhattan, una larga fetta di Londra, di Hong Kong, più mezzo Bangladesh. E, naturalmente, Venezia. Tutto destinato a finire sott'acqua, con buona parte delle coste di tutto il mondo, per un innalzamento generale del livello dei mari di quasi un metro e mezzo. È una previsione molto più pessimistica di quella ufficiale, formulata dall'Intergovernmental Panel on Climate Change, la commissione Onu sull'effetto serra, che si era fermata a meno della metà: 59 centimetri di innalzamento per fine secolo.
Nello studio - Il cambio climatico in Antartide e l'ambiente - redatto da nove scienziati (fra cui l'italiano Guido Di Prisco), con il contributo di oltre 100 ricercatori, per conto del Comitato Scientifico Internazionale per la Ricerca Antartica, invece, si sostiene che i mari si alzeranno, di almeno 1,4 metri. Non si tratta di scienziati contro scienziati. Le previsioni dell'Ipcc, infatti, non tenevano conto del possibile contributo dello scioglimenti dei ghiacci al Polo Sud nell'innalzamento dei mari. E non ne tenevano conto per un'ottima ragione: i ghiacci del Polo Sud, complessivamente, non si stanno sciogliendo. Ma il nuovo studio, definito il primo rapporto esauriente sul clima dell'Antartide, risolve questo mistero, sgombrando il campo da uno degli argomenti preferiti degli scettici dell'effetto serra, e avverte che l'eccezione Antartide è destinata a finire molto presto, con un impatto devastante sulle coste e sulla vita dell'uomo.
In effetti, mentre al Polo Nord, la banchisa artica si restringe ogni anno di più e i ghiacciai della Groenlandia perdono sempre più velocemente volume, a sud, in Antartide, negli ultimi 30 anni, è cambiato assai poco. Per gli scettici dell'effetto serra è la prova che il riscaldamento del pianeta non è un fenomeno globale, onnipresente e continuo. Ma il nuovo studio risolve l'enigma. La cosa più stupefacente, osserva John Turner, che ha coordinato i lavori del rapporto, è la prova di come un impatto causato dall'uomo abbia schermato la maggior parte dell'Antartide da un altro impatto causato dall'uomo. L'eccezione Antartide, infatti, si spiega con un paradosso. A isolare il Polo Sud dal riscaldamento globale è stato, infatti, finora, il buco dell'ozono. Un altro disastro umano: lo strato di ozono dell'atmosfera, compromesso da una serie di prodotti chimici industriali, protegge, infatti, il pianeta dalle pericolose radiazioni ultraviolette della luce solare. Il buco dell'ozono sopra l'Antartide, negli ultimi decenni, ha, tuttavia, prodotto, secondo lo studio, un rafforzamento di circa il 15 per cento dei venti oceanici, che hanno isolato il continente antartico dal riscaldamento globale.
Ma tutto questo sta finendo. Grazie ad un accordo internazionale, non molto diverso da quello che, nei prossimi giorni, si tenterà di raggiungere a Copenaghen sull'effetto serra, i componenti chimici industriali che attaccano l'ozono sono stati messi al bando. Il risultato, paradossale, è che, il buco si sta chiudendo e, nel corso di questo secolo, scomparirà del tutto. Così, l'Antartide sta cominciando ad essere pienamente coinvolta nel riscaldamento globale. La concentrazione di anidride carbonica e di metano nell'atmosfera, dice Turner, è senza precedenti negli ultimi 800 mila anni. Gli scienziati non si aspettano mutamenti drammatici sulla massa continentale antartica. Sulla terraferma, l'aumento di temperatura non dovrebbe superare i 3 gradi, insufficienti a sciogliere i ghiacciai del continente. Ma il problema sono i ghiacci marini, che circondano l'Antartide e che verranno raggiunti da acque più calde. Lo studio prevede che un terzo dell'attuale ghiaccio marino, se l'effetto serra non verrà fermato, si scioglierà. Significa 2,6 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio che si tramuta in acqua. Quanto basta per raddoppiare l'effetto sul livello dei mari dello scioglimento nell'Artico e in Groenlandia. Il totale è mari e oceani più alti di almeno 1,4 metri, a sommergere coste ed isole.
Una buona parte delle coste italiane - soprattutto l'alto Adriatico, dal Po a Trieste, ma anche sul Tirreno, dalla Toscana alla Campania - finirebbe sott'acqua. La situazione sarebbe, comunque, drammatica in tutto il mondo. Storicamente, il grosso dell'urbanizzazione è sempre avvenuto in prossimità delle coste e la popolazione si addensa vicino al mare. Quasi tutte le grandi megalopoli moderne sono anche dei porti, nei paesi sviluppati come in quelli emergenti: New York, Londra, Sydney, come Lagos, Calcutta, Shanghai.
Difendersi da un mare che si alza di qualche centimetro ogni anno non è la stessa cosa che fermare uno tsunami. Ma l'Olanda testimonia l'impegno e gli sforzi enormi necessari per frenare il mare. E le ricorrenti inondazioni del Bangladesh di cosa succede quando questo non è possibile. Il rapporto degli scienziati sull'Antartide non è comunque solo pessimismo. Probabilmente, agli abitanti delle Maldive, condannati a seguire il destino di Atlantide non importerà molto. Ma, dicono gli scienziati, i pinguini dell'Antartide, nei prossimi decenni, dovrebbero cavarsela lo stesso egregiamente.
http://www.repubblica.it/
"Si scioglie il Polo Sud
Nello studio - Il cambio climatico in Antartide e l'ambiente - redatto da nove scienziati (fra cui l'italiano Guido Di Prisco), con il contributo di oltre 100 ricercatori, per conto del Comitato Scientifico Internazionale per la Ricerca Antartica, invece, si sostiene che i mari si alzeranno, di almeno 1,4 metri. Non si tratta di scienziati contro scienziati. Le previsioni dell'Ipcc, infatti, non tenevano conto del possibile contributo dello scioglimenti dei ghiacci al Polo Sud nell'innalzamento dei mari. E non ne tenevano conto per un'ottima ragione: i ghiacci del Polo Sud, complessivamente, non si stanno sciogliendo. Ma il nuovo studio, definito il primo rapporto esauriente sul clima dell'Antartide, risolve questo mistero, sgombrando il campo da uno degli argomenti preferiti degli scettici dell'effetto serra, e avverte che l'eccezione Antartide è destinata a finire molto presto, con un impatto devastante sulle coste e sulla vita dell'uomo.
In effetti, mentre al Polo Nord, la banchisa artica si restringe ogni anno di più e i ghiacciai della Groenlandia perdono sempre più velocemente volume, a sud, in Antartide, negli ultimi 30 anni, è cambiato assai poco. Per gli scettici dell'effetto serra è la prova che il riscaldamento del pianeta non è un fenomeno globale, onnipresente e continuo. Ma il nuovo studio risolve l'enigma. La cosa più stupefacente, osserva John Turner, che ha coordinato i lavori del rapporto, è la prova di come un impatto causato dall'uomo abbia schermato la maggior parte dell'Antartide da un altro impatto causato dall'uomo. L'eccezione Antartide, infatti, si spiega con un paradosso. A isolare il Polo Sud dal riscaldamento globale è stato, infatti, finora, il buco dell'ozono. Un altro disastro umano: lo strato di ozono dell'atmosfera, compromesso da una serie di prodotti chimici industriali, protegge, infatti, il pianeta dalle pericolose radiazioni ultraviolette della luce solare. Il buco dell'ozono sopra l'Antartide, negli ultimi decenni, ha, tuttavia, prodotto, secondo lo studio, un rafforzamento di circa il 15 per cento dei venti oceanici, che hanno isolato il continente antartico dal riscaldamento globale.
Ma tutto questo sta finendo. Grazie ad un accordo internazionale, non molto diverso da quello che, nei prossimi giorni, si tenterà di raggiungere a Copenaghen sull'effetto serra, i componenti chimici industriali che attaccano l'ozono sono stati messi al bando. Il risultato, paradossale, è che, il buco si sta chiudendo e, nel corso di questo secolo, scomparirà del tutto. Così, l'Antartide sta cominciando ad essere pienamente coinvolta nel riscaldamento globale. La concentrazione di anidride carbonica e di metano nell'atmosfera, dice Turner, è senza precedenti negli ultimi 800 mila anni. Gli scienziati non si aspettano mutamenti drammatici sulla massa continentale antartica. Sulla terraferma, l'aumento di temperatura non dovrebbe superare i 3 gradi, insufficienti a sciogliere i ghiacciai del continente. Ma il problema sono i ghiacci marini, che circondano l'Antartide e che verranno raggiunti da acque più calde. Lo studio prevede che un terzo dell'attuale ghiaccio marino, se l'effetto serra non verrà fermato, si scioglierà. Significa 2,6 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio che si tramuta in acqua. Quanto basta per raddoppiare l'effetto sul livello dei mari dello scioglimento nell'Artico e in Groenlandia. Il totale è mari e oceani più alti di almeno 1,4 metri, a sommergere coste ed isole.
Una buona parte delle coste italiane - soprattutto l'alto Adriatico, dal Po a Trieste, ma anche sul Tirreno, dalla Toscana alla Campania - finirebbe sott'acqua. La situazione sarebbe, comunque, drammatica in tutto il mondo. Storicamente, il grosso dell'urbanizzazione è sempre avvenuto in prossimità delle coste e la popolazione si addensa vicino al mare. Quasi tutte le grandi megalopoli moderne sono anche dei porti, nei paesi sviluppati come in quelli emergenti: New York, Londra, Sydney, come Lagos, Calcutta, Shanghai.
Difendersi da un mare che si alza di qualche centimetro ogni anno non è la stessa cosa che fermare uno tsunami. Ma l'Olanda testimonia l'impegno e gli sforzi enormi necessari per frenare il mare. E le ricorrenti inondazioni del Bangladesh di cosa succede quando questo non è possibile. Il rapporto degli scienziati sull'Antartide non è comunque solo pessimismo. Probabilmente, agli abitanti delle Maldive, condannati a seguire il destino di Atlantide non importerà molto. Ma, dicono gli scienziati, i pinguini dell'Antartide, nei prossimi decenni, dovrebbero cavarsela lo stesso egregiamente.
http://www.repubblica.it/
Nessun commento:
Posta un commento