Il gioco della dama
Un giorno rabbì Nachum arrivò inatteso a scuola e trovò gli alunni che giocavano a dama. Appena videro il maestro, i ragazzi si confusero e smisero di giocare. Ma egli li salutò e chiese: «Conoscete le regole del gioco della dama?». Quelli per vergogna non aprirono bocca. Allora il maestro continuò: «Vi dirò io le regole del gioco. La prima è: non si possono fare due passi per volta. La seconda: si può soltanto andare avanti e non si può retrocedere. E la terza: quando si è in cima, si può andare dove si vuole».
Come è nostro uso, ritorniamo ogni tanto sulle parabole delle varie tradizioni religiose e culturali. Questa volta è un apologo ebraico, tratto dai «Racconti dei Chassidim» (ed. Longanesi) che il filosofo Martin Buber (1878-1965) ha raccolto (come è noto, i Chassidim sono una corrente spirituale dell'ebraismo mitteleuropeo fiorito a partire dal '700). Ovviamente le tre regole del gioco della dama hanno un valore morale all'interno del racconto.
Le prime due norme riguardano quella che un po' sbrigativamente potremmo chiamare l'ascesi o la formazione o l'educazione. È necessaria la pazienza, il procedere lento e costante, un atteggiamento spesso sbeffeggiato dalla società frenetica contemporanea che vuole tutto e subito. La maturazione avviene, invece, secondo tempi e ritmi: per fare un bambino ci vogliono nove mesi; per produrre frutti un albero deve crescere forse per anni; per imparare una lingua è necessario un lungo esercizio.
La seconda regola mette in guardia dallo scoraggiamento. Gesù diceva: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il Regno di Dio» (Luca 9,62).
L'ultima regola, invece, è destinata a chi ha raggiunto la vetta della maturità interiore: allora potrà muoversi liberamente non perchè tutto gli è lecito ma perchè ormai saprà scegliere con coerenza e nitore la via del bene e dell'amore.
Come è nostro uso, ritorniamo ogni tanto sulle parabole delle varie tradizioni religiose e culturali. Questa volta è un apologo ebraico, tratto dai «Racconti dei Chassidim» (ed. Longanesi) che il filosofo Martin Buber (1878-1965) ha raccolto (come è noto, i Chassidim sono una corrente spirituale dell'ebraismo mitteleuropeo fiorito a partire dal '700). Ovviamente le tre regole del gioco della dama hanno un valore morale all'interno del racconto.
Le prime due norme riguardano quella che un po' sbrigativamente potremmo chiamare l'ascesi o la formazione o l'educazione. È necessaria la pazienza, il procedere lento e costante, un atteggiamento spesso sbeffeggiato dalla società frenetica contemporanea che vuole tutto e subito. La maturazione avviene, invece, secondo tempi e ritmi: per fare un bambino ci vogliono nove mesi; per produrre frutti un albero deve crescere forse per anni; per imparare una lingua è necessario un lungo esercizio.
La seconda regola mette in guardia dallo scoraggiamento. Gesù diceva: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il Regno di Dio» (Luca 9,62).
L'ultima regola, invece, è destinata a chi ha raggiunto la vetta della maturità interiore: allora potrà muoversi liberamente non perchè tutto gli è lecito ma perchè ormai saprà scegliere con coerenza e nitore la via del bene e dell'amore.
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