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venerdì, febbraio 04, 2005


24 GENNAIO: GIORNATA DELL'OBLIO PER I NERI DEPORTATI
di Paola Luzzi, 2 febbraio 2005

Il mondo ha commemorato lunedì 24 gennaio l’orrore delle deportazioni naziste, considerate come il peggiore crimine contro l’umanità. In quella che fu una vera e propria galleria degli orrori, la storia dei neri africani e antillesi che ne furono vittime rischia di restare sconosciuta ancora per molto tempo.

In assenza di dati statistici, è stato un documentario dell’ivoriano Serge Bilé, girato nel 1995, a rivelare l’gnominia di questo oblio. Egli ha scrupolosamente raccolto e raccontato le storie di alcuni dei sopravvissuti, attualmente residenti in Senegal, Germania, Francia, riprese successivamente dalla giornalista Catherine Akpo in un articolo pubblicato in Jeune Afrique, (n°1927, 9-15 dicembre 1997).

Si ignora tuttora il numero dei neri deportati e uccisi nei campi di concentramento e di sterminio. Molti di loro, infatti, sebbene originari di diverse parti dell’Africa, avevano tuttavia documenti attestanti una nazionalità che non era la loro, ma piuttosto quella delle diverse potenze coloniali del tempo.

Le leggi di Norimberga – che condannavano alla discriminazione, alla deportazione e allo sterminio allo stesso modo ebrei, tzigani e neri – non risparmiarono i neri, accusati di attentare alla purezza del sangue ariano e all’onore tedesco.

Soldati, partigiani, deportati o prigionieri di guerra nei paesi occupati, tantissimi africani e antillesi hanno donato la loro giovinezza e la loro vita per il trionfo della democrazia in Europa, eppure sono dimenticati dalla maggior parte dei manuali scolastici, sebbene abbiano partecipato attivamente alla guerra di liberazione sui vari fronti durante il secondo conflitto mondiale. Come se non bastasse, l’epopea di questi soldati, così come quella delle vittime o dei sopravvissuti allo sterminio razziale, non ha lasciato traccia neppure nella memoria collettiva africana. Di tanto in tanto si scrive una canzone che ricorda il loro sacrificio, o si invita qualcuno ad una commemorazione. I reduci sono vecchi, sparpagliati nei quattro angoli del pianeta e non dispongono di alcuna lobby per difendere i loro interessi, destinati ad andarsene uno dopo l’altro senza aver ottenuto alcuna giustizia in vita.

La stessa Catherine Akpo si chiede: “in Francia, in Germania, in Svizzera, le autorità chiedono perdono ai sopravvissuti dell’olocausto e alle loro famiglie...”, ma Husen (soldato nell’armata coloniale in Tanganika), Erika N'Gando (camerunese), Carlos Grevkey (originario della Guinea Equatoriale), John William (figlio di un guineano e di una francese), Jean Nicolas (haitiano), tra i pochi sopravvissuti di cui Serge Bilé ha potuto documentare la storia e tutti gli altri dei quali la Storia non ha nemmeno conservato il nome, “potranno mai avere il diritto a delle scuse?”



Francis*PAC

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