"Giuro solennemente di esegure fedelmente i compiti di Presidente degli Stati Uniti, e di fare tutto quanto mi è possibile per salvaguardare, proteggere e difendere la Costituzione": questa la formula del giuramento presidenziale statunitense, la stessa dai tempi di George Washington, che la pronunciò il 30 aprile del 1789 nella Federal Hall di New York.
Nell'originale inglese - articolo II, Sezione Prima della Costituzione - il giuramento consta di 35 parole "I do solemnly swear (or affirm) that I will faithfully execute the office of President of the United States, and will to the best of my ability, preserve, protect and defend the Constitution of the United States."
George W. Bush, come da tradizione, ne ha aggiunte altre quattro: "So help me God", 'con l'aiuto di Dio', che pur facendo parte di altre formule tradizionali come il Pledge of Allegiance non è previsto dall'articolo della Costituzione americana che riporta il testo da pronunciare.
Il giuramento viene reso alla presenza del giudice più anziano della Corte Suprema: attualmente l'incarico di Chief Justice è ricoperto da William Rehnquist, alla sua quinta cerimonia di insedimento presidenziale.
Nell'ultimo secolo si sono avute tuttavia tre eccezioni: nal 1901 Theodeore Roosevelt giurò nella sua casa di Buffalo di fronte ad un magistrato della Corte Suprema dello Stato, dopo l'assassinio di William McKinley; nel 1923 Calvin Coolidge si avvalse del padre notaio per giurare nella sua abitazione di Plymouth dopo la morte improvvisa di Warren Harding; nel 1963 infine toccò a Lyndon Johnson prestare giuramento nelle mani di un giudice distrettuale texano a bordo dell'Air Force One, il giorno stesso dell'omicidio a Dallas di John F. Kennedy.
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